Il sogno di Mazzini: la “Giovine Europa”

Il sogno della “Giovine Europa”.

La “Giovine Italia” subì un duro colpo nel momento in cui fallì il tentativo di invasione della Savoia. Giuseppe Mazzini, fondatore dell’associazione politica insurrezionale, reagì allo scoramento dei suoi seguaci tentando di trasferire la lotta sul piano europeo. Nacque così il 15 aprile 1834 a Berna la “Giovine Europa”, che rappresenta il primo tentativo organicamente concepito di creare un’organizzazione democratica efficiente a carattere sopranazionale, in alternativa a quella di Buonarroti, che tendeva, proprio in quegli stessi anni, a riformare in senso sovranazionale quello che rimaneva della Carboneria.

Nel programma di Mazzini la nuova associazione, fondata su valori quali fratellanza e uguaglianza così degli uomini come dei popoli, avrebbe dovuto poggiare le sue basi sulla “Giovine Italia”, sulla “Giovine Germania” e sulla “Giovine Polonia”, nazioni guida, rispettivamente, delle razze greco-latine, di quelle germaniche e di quelle slave. Perché i popoli riprendessero, dopo il vuoto di iniziativa prodottosi nel 1814, la via dell’azione buona e giusta era necessario che si liberassero dall’egemonia francese e dall’ossequio agli ormai superati principi del 1789. Questo scrisse lo stesso Mazzini in una lettera datata dicembre 1834: “L’epoca passata, epoca che ha finito con la Rivoluzione francese, era destinata ad emancipare l’uomo, l’individuo, conquistandogli i dogmi della libertà, dell’uguaglianza, della fratellanza; l’epoca nuova è destinata a costituire l’umanità […], è destinata a organizzare un’Europa di popoli liberi, indipendenti quanto alla loro missione interna, associati fra loro a un intento comune, sotto la divisa: libertà, uguaglianza, umanità”.

La Francia aveva orma adempiuto alla propria missione: il principio dell’epoca nuova era l’associazione; stava tuttavia per schiudersi l’epoca sociale per opera dei popoli nuovi. Da ciò risulta che fine ultimo per Mazzini non era soltanto la costituzione degli Stati nazionali, quanto la creazione di una grande comunità internazionale, da lui definita ‘umanità’, raffigurata con la visione allegorica del banchetto delle nazioni sorelle. Entro questa prospettiva, tanto la nazione quanto l’Europa costituivano unicamente delle tappe intermedie, comunque necessarie e ineliminabili, del rapporto tra individuo e umanità.

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