La ‘questione sociale’ in Giuseppe Mazzini

La ‘questione sociale’ in Mazzini.

Negli anni Quaranta dell’Ottocento ci fu un notevole approfondimento delle problematiche sociali. Questo grazie alla maggior incidenza dell’elemento popolare e operaio nella “Giovine Italia”, l’associazione politica insurrezionale fondata a Marsiglia nel luglio 1831 da Giuseppe Mazzini, come anche al dilagare dei moti operai in Inghilterra, in Francia e in Belgio. Se negli anni precedenti (quelli giovanili) lo stesso Mazzini vedeva la dissociazione che lacerava la società europea come una semplicistica contrapposizione tra “moltitudini” e “privilegio”, senza che ne venisse ulteriormente specificato il contenuto economico, quella stessa dissociazione progressivamente diventò, grazie anche all’utilizzo di una terminologia più aderente, un contrasto di classe tra proletari da un lato e proprietari delle terre e degli strumenti di produzione dall’altro. In correlazione con l’inizio della sua attività pratica tra gli operai Mazzini fu spinto a cercare di definire in maniera più precisa e articolata il suo pensiero sulle questioni sociali e del mondo del lavoro, come anche sul rapporto delle masse con la rivoluzione nazionale.

La concezione interclassista della lotta rivoluzionaria restò comunque sempre un dato immodificabile, né mai Mazzini abbandonò o mise in secondo piano la questione nazionale, giudicata sovente come prioritaria e condizionante. “La condizione preliminare per sanare i mali materiali e morali che pesavano sugli operai d’Italia era quindi […] il raggiungimento dell’unità e dell’indipendenza del Paese”.

Mazzini, tuttavia, pose sempre più l’accento sul fatto che la rivoluzione italiana avrebbe dovuto essere politica e sociale a un tempo, una rivoluzione caratterizzata dall’assenza di atti violenti, senza dunque alcuna guerra civile, né lotta di classe, attraverso una profonda trasformazione delle classi medie che, abbandonando l’individualismo e l’egoismo, avrebbero dovuto rinunciare a una parte dei propri privilegi e agevolare di conseguenza la pacifica fusione delle classi. A differenza di quanto era accaduto in Francia e in Inghilterra, terre in cui il distacco operatosi tra le classi medie e le masse preparava a quei Paesi un avvenire di violenza, in Italia l’emancipazione del popolo sarebbe avvenuta attraverso l’affratellamento tra le classi. Almeno sulla base dell’utopica visione concepita da Giuseppe Mazzini.

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