Una nuova rete ferroviaria per un’Italia moderna

“La costruzione di una rete ferroviaria fra gli Stati della penisola è legata all’emancipazione politica d’Italia”.

Accorciare le distanze che separano Venezia, Milano, Torino da Londra e Parigi. Un mezzo efficace per assicurare all’Italia non solo una maggiore integrazione economica con gli altri paesi europei, ma anche l’emancipazione politica. Le due cose sono senz’altro indipendenti. Bisogna andare oltre alle mere cospirazioni. Il raggiungimento della libertà dei popoli sarà il risultato del progresso delle forze morali, come pure dello sviluppo dei consumi e della produzione. La diffusione capillare delle ferrovie si rivelerà particolarmente benefica per l’Italia, soprattutto perché favorirà l’afflusso sia delle merci che dei turisti stranieri.

Lo scritto di Cavour, datato 1846, va inquadrato nell’ambito della progettata lega doganale fra i vari Stati italiani che, sul modello tedesco, avrebbe dovuto condurre progressivamente all’unificazione delle tariffe e a un mercato unico. La Lega avrebbe dato la possibilità di ovviare agli effetti devastanti del pauperismo, all’ingombro delle merci derivante dalle spesse barriere proibitive e dalla grande varietà di tariffe doganali; avrebbe schiuso nuovi sbocchi all’intera produzione, avrebbe aperto un più largo orizzonte all’industria e all’attività degli scambi e delle contrattazioni. In tale contesto, dunque, la rete ferroviaria diveniva uno strumento indispensabile sia per le comunicazioni interne sia per i mercati internazionali. Questo era il pensiero di Cavour, che si fece interprete delle aspirazioni espresse dalle classi dinamiche piemontesi, ovvero di quella nuova borghesia imprenditoriale e di quella aristocrazia “illuminata”.

Qui di seguito riporto uno stralcio estratto dallo scritto di Cavour:
“La ferrovia da Torino a Chambéry (città francese, antica capitale del ducato di Savoia), attraverso le più alte montagne d’Europa, sarà il capolavoro dell’industria moderna; sarà il più bel trionfo del vapore, il compimento della sua gloria; dopo aver domato i fiumi più rapidi e tempestosi flutti dell’Oceano, non gli resta che farsi padrone delle nevi eterne e dei ghiacciai che s’alzano tra i diversi popoli come barriere insuperabili. Questa ferrovia sarà una delle meraviglie del mondo; renderà immortale il nome del re Carlo Alberto, che avrà avuto il coraggio di intraprenderla e l’energia di eseguirla. Gli incalcolabili benefici che devono derivarne renderanno imperitura la memoria del suo regno, che già si segnala per tante opere gloriose, care non soltanto ai suoi sudditi, ma a tutti gli italiani”.

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