Napoleone il (socialmente) conservatore

Carlo Zaghi (giornalista e storico italiano, che ha legato il suo nome principalmente alla lunghissima attività di studioso del periodo napoleonico in Italia e dell’Africa coloniale) fa emergere un aspetto meno noto della personalità politica di Napoleone ma ugualmente importante, cioè il suo atteggiamento fortemente conservatore in campo sociale. Ciò risulta evidente sin dalla restaurazione della schiavitù nelle colonie, sia dai vantaggi garantiti ai ceti proprietari, sia infine dalla legislazione che disciplinava i comportamenti operai impedendo loro, nello specifico, l’espressione del diritto di sciopero.

La sua tendenza sui problemi sociali fu orientata verso una chiusura ermetica. Mentre la formazione della grande proprietà agricola venne favorita in tutti i modi e la proprietà fondiaria aristocratica ed ecclesiastica – che la Rivoluzione aveva spezzato – venne ricostituita, al contrario la formazione della piccola proprietà coltivatrice non solo non fu favorita da Napoleone, ma addirittura contrastata ed oltraggiata, e infine bloccata con al legge del 9 ventoso XII (29 febbraio 1804), e le relative rendite destinate soprattutto al pagamento delle congrue ai ministri del culto. Nell’applicazione pratica del decreto si arriverà addirittura, sotto speciosi pretesti, all’annullamento di molte assegnazioni regolarmente effettuate e sanzionate. Anche nel campo della schiavitù e della tratta, abolite precedentemente dalla Convenzione, ci fu un regresso assoluto ed allarmante, in quanto Bonaparte, appena al potere, ristabilì l’una e l’altra.

Dura la sua posizione di fronte all’operaio. La Rivoluzione aveva lasciato la classe operaia del tutto indifesa davanti al patronato. Napoleone fece altrettanto, aggravandone però la condizione. Non solo impose il controllo della polizia sull’operaio, ma lo legò ulteriormente al padrone, negandogli il diritto di sciopero e d’organizzazione sindacale e di difesa togliendogli ogni libertà e possibilità di movimento.

Ma diverse furono le opere positive del Napoleone conservatore.
Richiamando in patria gli emigrati e i preti refrattari, spingendo la vecchia aristocrazia nobiliare a collaborare col regime, garantendo la proprietà agli acquirenti dei beni nazionali e assicurando a tutti uguaglianza civile e libertà religiosa, Napoleone allargò le basi del potere. Inoltre: confermò l’indipendenza delle attività economiche che garantivano stabilità al regime; assicurò la salvaguardia e la trasmissione della proprietà e rianimò l’istituto familiare; abolì i corpi privilegiati, tolse al clero il monopolio dell’istruzione e dell’assistenza pubblica, rafforzando così lo Stato; creò un nuovo catasto, restaurò l’ordine pubblico e riorganizzò il sistema fiscale in maniera più uniforme e razionale, assicurando prosperità alle campagne francesi; garantì la libertà del lavoro, la monopolizzazione della terra, la soppressione delle dogane interne e dei pedaggi, l’unità dei pesi e delle misure, l’uniformità delle leggi in campo amministrativo. Spinse l’economia verso un importante rinnovamento, incoraggiando lo sviluppo del nascente capitalismo.

Precedente Come preparava la guerra Napoleone Successivo La politicizzazione dell'esercito