Napoleone e la Scuola pubblica

Napoleone creò la Scuola pubblica gestita e controllata dallo Stato (1806), glorificando ed esaltando in tal modo la sua intensa attività di riforma in ambito civico. Difatti, anche nel campo della Scuola Napoleone lasciò il suo segno tanto geniale quanto dispotico. Ispirandosi al proposito già espresso dall’Assemblea nazionale costituente di avviare il tentativo di creare ed organizzare una istruzione pubblica comune a tutti i cittadini, sottraendo dunque l’insegnamento all’iniziativa privata, Napoleone concepì una Scuola unitaria nella struttura e nello spirito, indirizzata alla formazione del cittadino devoto alla nazione e perciò liberato dallo spirito di parzialità (almeno egli così sosteneva).

Con tali intenti la legge del 10 maggio 1806 annunciò la formazione del sistema pubblico dell’istruzione. Tutta la Scuola sarebbe stata organizzata e diretta dallo Stato, e articolata in tre ordini: elementare, secondario, superiore. Sarebbe stata gestita da un corpo insegnante retribuito direttamente dallo Stato, opportunamente scelto e preparato, che avrebbe uniformato la propria azione educativa ai principi nazionali ed all’ideologia imperiale. Gli istituti privati e le scuole dirette dall’autorità ecclesiastica avrebbero continuato ad esistere, ma sarebbero stati sottoposti al controllo della pubblica autorità.

Contro questo monopolio di Stato nell’istruzione, nel quale prendeva corpo comunque il moderno concetto di Scuola pubblica che progressivamente si diffonderà in tutta Europa, insorgeranno, in nome della libertà di insegnamento, da una parte i liberali, dall’altra i cattolici; questi ultimi, sotto le bandiere della libertà della Scuola e del diritto nel senso più ampio del termine, avanzavano la difesa della Scuola privata confessionale.

L’obiettivo di Napoleone era quello di rigenerare l’istruzione pubblica ed assicurarne la prosperità, ringiovanendo e svecchiando il corpo insegnanti, rendendolo più adatto e flessibile alle esigenze immediate della Francia. Da quel momento in poi lo spirito particolare di corpo si sarebbe dovuto sottomettere allo spirito nazionale, che sarebbe diventato il fine ultimo. Uno spirito eminentemente francese.

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