I Cento giorni

La fine di Napoleone: i ‘Cento giorni’.

Nonostante la sua irreversibile sconfitta, Bonaparte non era ancora rassegnato ad abbandonare la scena del mondo e il suo destino gli serbava un’ultima folgorante comparsa. La restaurazione di Luigi XVIII era stata accolta con malcelata ostilità dai Francesi. D’altronde l’arroganza dimostrata dagli aristocratici rientrati al seguito del re, i quali minacciavano vendette e reclamavano la restituzione immediate ed integrale dei beni confiscati, allarmava tutti coloro che dalla Rivoluzione avevano tratto un qualche beneficio. La borghesia avvertì il pericolo di una restaurazione dell’Antico Regime e gli stessi che avevano contribuito alla caduta del despota si schierarono contro il nuovo ordine di cose.

La larga diffusione in Francia d’uno stato d’animo nel quale s’intrecciavano risentimento, delusione, paura, fece fermentare in Napoleone l’idea di dar vita ad un progetto temerario. Sfuggito alla sorveglianza della flotta inglese, sbarcò il primo marzo 1815 a Fréjus e iniziò da lì la sua marcia verso Parigi. Non aveva con sé che un migliaio di fedeli all’incirca, ma l’esercito regolare, inviato a sbarrargli la via, passò, reparto dopo reparto, dalla sua parte, vinto dal fascino del suo carisma, dal fresco ricordo delle battaglie vinte e delle grandi gesta compiute insieme a lui. Lo spirito patriottico dei Francesi riarse impetuosamente e permeò tutti i ceti, sì che al restaurato Luigi XVIII non restò che abbandonare Parigi e riparare oltre confine, mentre Napoleone tornava a insediarsi il 20 marzo 1815 alle Tuileries. Ebbero così inizio i ‘Cento giorni’, che conclusero drammaticamente la carriera e la storia di Bonaparte.

La notizia piombò come un fulmine a Vienna sui diplomatici europei riuniti a congresso e intenti ad elaborare la nuova carta politica dell’Europa post-napoleonica. Si ricostituì immediatamente la coalizione antifrancese e Napoleone, che pure si era forzato di allacciare trattative e di rassicurare i coalizzati delle sue intenzioni pacifiche, dovette ricorrere ancora una volta alla guerra. Ma prima di affidare alle armi il destino suo e della Francia, volle ingraziarsi l’opinione liberale e concesse ai Francesi una carta costituzionale più ampia di quella elargita da Luigi XVIII.

Si dispose poi ad affrontare i suoi nemici in battaglia campale. Nella piana di Waterloo (nel Brabante, a pochi chilometri da Bruxelles) si giocò l’ultima e tanto sospirata partita, che si risolse, al termine di una contrastata giornata, a favore dei coalizzati. Bonaparte si consegnò nelle mani degli Inglesi, che lo relegarono nell’Isola di Sant’Elena, nell’Oceano Atlantico, mille miglia lontano dalla costa africana. Qui morì il 5 maggio 1821.

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