La rivolta dei popoli americani sottoposti al dominio coloniale spagnolo e portoghese è stata inserita dagli storici di tradizione nel più vasto moto della ‘Rivoluzione atlantica’ (la rivoluzione occidentale o atlantica è la teoria storiografica dello storico francese Jacques Godechot secondo la quale nel periodo compreso dal 1776 al 1848, cioè dagli anni della Rivoluzione americana a quelli della Rivoluzione europea della primavera dei popoli, sulle due sponde dell’Atlantico, si svolse un’unica grande rivoluzione occidentale atlantica); si dice per consuetudine che la diffusione delle idee dei Lumi, unita alle ripercussioni della rivoluzione dell’America Settentrionale e di quella francese, abbia contribuito a dare alle popolazioni ‘amerinde’ (ovvero gli indigeni d’America) una coscienza politica che doveva avviarle alla lotta di liberazione. Si diffusero così le sette strutturate sul modello massonico e si fecero sempre più frequenti le cospirazioni.
Tuttavia, in base a degli studi elaborati negli ultimi decenni, è stata proposta una nuova interpretazione che pone alla base delle rivolte che ci furono nell’America latina non tanto le dottrine dei philosophes, quanto l’antica tradizione spagnola della lotta dei Comuneros del XVI secolo. Certo è che, nel corso degli scontri, la direzione del movimento passò dagli ideologi ai militari, e che gli sbocchi della guerra di liberazione si indirizzarono più verso il modello repubblicano-autoritario che non verso quello monarchico-costituzionale.