Modernizzazione e occidentalizzazione

Esiste davvero una civiltà universale? Cosa si intende per modernizzazione, associandola all’occidentalizzazione?
Secondo recenti studi, l’epoca attuale vedrebbe la nascita di una sorta di civiltà universale, termine attraverso cui intendiamo indicare l’idea di un processo di aggregazione culturale dell’umanità e la sempre più diffusa accettazione di valori – credenze – orientamenti, usi e istituzioni comuni da parte dei popoli di tutto il mondo.
Andiamo ora ad approfondire questa argomentazione, attraverso l’utilizzo di una serie di studi pubblicati a riguardo…

Quattro sono le tesi elaborate in tal senso:
1° tesi: gli esseri umani di quasi tutte le civiltà condividono certi principi (come ad esempio la condanna dell’omicidio, che è un crimine naturalmente) e certe istituzioni (famiglia) di fondo. Quasi tutti i membri di quasi tutte le civiltà (le eccezioni vanno sempre considerate) condividono un comune senso morale. Se per civiltà universale si intende questo, tale concetto si rivela fondamentalmente per spiegare alcune costanti del comportamento umano, anche se non i mutamenti del comportamento stesso.

2° tesi: il termine “Civiltà Universale” può essere utilizzato per indicare ciò che le società considerate civili hanno in comune tra di loro, come ad esempio le città, la letteratura, tratti culturali; elementi che comunque tendono a distinguerle dalle società primitive.

3° tesi: il termine “Civiltà Universale” potrebbe riferirsi a determinate idee, valori, dottrine oggi condivise da diverse popolazioni facenti parte della civiltà occidentale nel senso più ampio del termine, comprendendo anche alcuni popoli di altre civiltà. Tutti, almeno in linea di massima, presentano ideali quali l’individualismo associato ad una economia di mercato, e valori promossi dalla democrazia politica, comuni insomma ai popoli della civiltà occidentale. Al di fuori della sfera d’influenza occidentale, pochi popoli li condividono, ragione per la quale non potremmo parlare nella realtà dei fatti della presenza di una cultura universale.

4° tesi: prende corpo l’idea che il diffondersi in tutto il mondo del modello consumistico e della cultura popolare occidentale stia dando vita ad una civiltà universale, ma questa non si rivela essere una tesi profonda e pertinente.

Comunicazione globale. Potremmo definirla come una delle più importanti manifestazioni contemporanee della potenza occidentale. Tale egemonia, tuttavia, tende ad incoraggiare gli esponenti populisti delle società non occidentali nel denunciare il crescente imperialismo di stampo culturale promosso appunto dall’emisfero occidentale, come anche ad incitare l’opinione pubblica interna a salvaguardare la sopravvivenza e l’integrità della propria cultura. Insomma, l’ostentato dominio occidentale sui media mondiali è fonte di ostilità.

Lingua. Insieme alla religione, costituisce l’altro elemento basilare che contraddistingue una qualsiasi cultura o civiltà. Logicamente, se stesse effettivamente emergendo una civiltà universale, dovrebbero nascere anche una lingua ed una religione universale. Alcuni ritengono che la lingua universale sia rappresentata dall’Inglese, ma non esiste ancora alcuna prova concreta a riguardo, in quanto la percentuale di individui che in tutto il mondo parlano inglese è scesa al 9,8% (non considerabile dunque una lingua universale). La lingua inglese può indubbiamente esser considerata il principale mezzo di comunicazione interculturale del pianeta, ma ciò tende a presupporre la presenza di culture tra loro diverse.
Una lingua franca può esser considerata un modo per tentare di superare le differenze linguistiche e culturali tra le popolazioni presenti nel mondo, non di eliminarle. Riconducibile essenzialmente ad un mero strumento di comunicazione, e non ad una fonte di identità e comunanza.

La diffusione delle lingue, nel corso della storia, ha sempre ricalcato la diffusione del potere. Le lingue più diffuse (inglese – mandarino – spagnolo – francese – arabo – russo) sono state le lingue di stati imperiali che ne promossero attivamente l’adozione da parte di altri popoli durante le loro operazioni di conquista. Un mutamento nella diffusione del potere presuppone un analogo mutamento nell’utilizzo delle lingue.

Nell’ambito del processo di decolonizzazione, via via che le ex colonie reclamavano e conquistavano la propria indipendenza, la lingua autoctona rappresentava quel simbolo di riconquista della propria identità . Con la fine dell’impero sovietico e con il termine della Guerra Fredda, assistiamo alla rinascita di lingue soppresse o dimenticate, come ad esempio l’estone, il lettone, il lituano, l’ucraino etc…

Religione. L’avvento di una religione universale risulta forse ancora più improbabile di quello di una lingua comune alla maggior parte delle popolazioni mondiali. La fine del XX secolo ha registrato una reviviscenza generale della varie religioni presenti in tutto il mondo.
Secondo le previsioni, Maometto potrebbe risultare il vincitore nel lungo periodo: se il cristianesimo si diffonde principalmente tramite la conversione, l’Islam lo fa con la conversione e con la riproduzione, presentando altissimi tassi di crescita demografica.

Civiltà Universale: Argomentazioni a riguardo
Questo è un concetto prodotto dall’Occidente, in quanto la pretesa relativa ad un’affermazione di un universalismo è un’ideologia dominante appunto all’interno dell’emisfero occidentale, con l’intento di sottomettere almeno ideologicamente le altre culture. L’idea di una civiltà universale trova difatti scarso seguito presso le altre civiltà, le quali percepiscono l’integrazione delle diverse realtà presenti nel mondo in un’unica entità come una vera e propria minaccia.

Fondamentalmente sono tre i presupposti su cui si basa la tesi secondo cui starebbe nascendo una civiltà universale:
1. Dopo la fine del comunismo, vince la democrazia. Tuttavia, esistono delle alternative al regime democratico nel mondo, ci sono forme di autoritarismo e di comunismo di mercato, come in Cina. Rimangono inoltre nette le divisioni religiose.
2. Interazione tra popoli. C’è chi sostiene che stia nascendo una sorta di cultura planetaria in seno all’insistente crescita del commercio – degli investimenti – del turismo – dei mass-media e ai progressi tecnologici compiuti nei trasporti e nella comunicazione. Ma l’interdipendenza economica promuove la pace solamente quando gli stati pronosticano che i livelli di interscambio precedentemente menzionati proseguano per un futuro prevedibile e sostenibile; se invece gli stati non ritengono possibile la continuazione di tale interdipendenza collaborativa , potrebbe addirittura sorgere un conflitto tra di essi. Nella maggior parte dei casi, via via che le interazioni aumentano, i popoli danno sempre maggior risalto alla peculiare civiltà che li identifica: i popoli definiscono la propria identità per esclusione.
3. L’Occidente e la modernizzazione: una civiltà universale starebbe emergendo come il risultato dei profondi processi di modernizzazione avviati nel XVIII secolo. Con il termine modernizzazione indichiamo il verificarsi di processi quali industrializzazione, alfabetizzazione, istruzione, ricchezza, mobilità sociale.
Proseguendo nell’analisi di tale logica, l’Occidente, in quanto prima civiltà ad essersi resa protagonista del processo di modernizzazione, sarebbe anche la prima civiltà ad aver acquisito una cultura moderna. Via via che anche le altre società acquisiranno modelli simili, sorgerà allora una vera e propria civiltà universale.

Necessaria la distinzione tra culture tradizionali e culture moderne in quanto queste ultime, principalmente per due motivi, si assomigliano di più: per la loro maggiore interazione, più frequente e sostanziosa, caratterizzata dal trasferimento facilitato di tecniche e invenzioni; e ancora, la società tradizionale si fondava essenzialmente sull’agricoltura, quella moderna sull’industria; proprio su quest’ultima, che non dipende dalla natura e dalla posizione geografica, le società moderne hanno molto in comune (comunanze che però non possono confluire in una perfetta omogeneità).

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