L’idea di Europa nel Settecento

Dopo aver affrontato una serie di tematiche inerenti allo sviluppo della/e civiltà nell’epoca dei Lumi, e prima di iniziare una serie di articoli sulla Rivoluzione francese, sembrerebbe interessante il tentare di capire quale fosse l’idea di Europa nel Settecento, sicuramente molto diversa rispetto a quella con cui oggi siamo abituati a confrontarci, pur con tutte le sue problematiche ben note.

Malgrado la molteplicità degli Stati e le continue laceranti guerre che si combattono tra di essi, l’Europa del Settecento costituisce un’unità ideale che politici e ideologi, ciascuno nel proprio campo, si sforzano di mantenere e salvaguardare al fine di conservarle la libertà contro la ricorrente minaccia della tirannia, ovvero della monarchia universale, sia quella rappresentata ne secolo XVI da Carlo V (Imperatore del Sacro Romano Impero, una delle più importanti figure della storia dell’Europa, padrone di un impero talmente vasto ed esteso, su tre continenti, che gli viene tradizionalmente attribuita l’affermazione secondo cui sul suo regno non tramontava mai il sole) o da Filippo II (Re di Spagna), sia quella più recente rappresentata da Luigi XIV. Per garantire lo status quo si doveva assicurare all’Europa l’equilibrio politico, attraverso una forma di organizzazione permanente.

A giudizio di Voltaire, l’Europa del Settecento sembra essere una specie di grande repubblica divisa in vari Stati, gli uni monarchici, gli altri misti, gli uni aristocratici, gli altri popolari, ma tutti collegati gli uni con gli altri, tutti con ugual fondamento religioso, anche se divisi in varie sette, tutti con gli stessi principi di diritto pubblico e di politica, sconosciuti nelle altre parti del mondo. In Asia v’è immobilità nella religione, nelle leggi, nei costumi, nelle usanze, che sono oggi quelle che erano mille anni fa; in Europa, al contrario, dinamismo, passione per il lavoro, volontà di arricchire, si ritrovano in ogni grado sociale. Vi era la convinzione che la fede del secolo nel progresso rafforzasse il senso europeo, lo ravvivasse con l’orgoglio della propria superiorità di fronte alle altre terre e agli altri popoli viventi. Si intravede, già all’inizio del Settecento, lo sbocciare del razionalismo economico e della sensibilità capitalistica, per cui l’Europa non è soltanto un mero corpo esclusivamente politico, ma anche un corpo economico.

Analoga la differenza tra Europei ed Asiatici nel campo del costume e della religione. Il Cristianesimo, per tradizione comune, si accorda con una forma di governo monarchico e, in genere, con il governo temperato, mentre la religione musulmana o i riti cinesi con il dispotismo. O almeno, questo la storia sembra dire. La coscienza di un’unità ideale tra tutti i popoli europei si riscontra evidentissima anche nel campo delle lettere, e questa non è affatto una cosa da sottovalutare. Si è visto una repubblica letteraria costituirsi a poco a poco in Europa, malgrado le guerre e malgrado le religioni diverse. L’Italia e la Russia, ad esempio, sono state unite dalle lettere.

Parlare di coscienza europea significa differenziare una entità politica e morale da ciò che è altro, da ciò che differisce radicalmente. Il concetto di Europa, dunque, si formò proprio a partire da questo confronto con tutto ciò che era ‘Non-Europa’. Questo prese forma grazie ai greci; tra l’età delle guerre persiane e l’epoca di Alessandro Magno nacque, per la prima volta, il senso di un’entità territoriale opposta all’Asia per costumi e organizzazione politica, come per le usanze comuni. Da sempre l’Europa ha simboleggiato la libertà, mentre l’Asia il dispotismo. Era logicamente una concezione di Europa assolutamente limitata, in quanto era solamente ciò che veniva permeato di grecità, e poco altro. I popoli asiatici venivano considerati intelligenti e industri, tuttavia privi di animo, perciò costretti alla sudditanza e alla servitù. La stirpe ellenica veniva invece descritta come coraggiosa e intelligente, perciò libera, con la possibilità di partecipare alla vita pubblica estesa a tutti.

Tutti questi temi sono stati presentati e approfonditi da Federico Chabod, storico e politico italiano, nel testo “Storia dell’Idea d’Europa”, che consiglio a tutti vivamente. Tenterò di approcciare altri spunti di chiaro interesse in tal senso anche nei prossimi articoli.

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