Soprattutto nel Nord, nel regno d’Italia, la riorganizzazione dello Stato incise sulle condizioni generali della società: la creazione di infrastrutture (strade, canali, bonifiche), l’abolizione delle barriere doganali, la legislazione civile e commerciale, la riforma fiscale, l’unificazione della moneta, dei pesi e delle misure, avvantaggiarono sia la proprietà terriera che la borghesia mercantile e industriale. Grazie all’operato di Napoleone sorsero atteggiamenti e comportamenti collettivi che non avevano riscontro con quelli del passato, una nuova sensibilità nei confronti dei problemi quotidiani, una nuova coscienza civile. L’ordinamento amministrativo diventò un mezzo di evoluzione civile e politica, la coscrizione militare un elemento di fusione e di coesione: negli uffici, nelle assemblee, sotto le armi si incontravano e si mescolavano uomini di differenti province, cresciuti e educati sino a quel momento sotto leggi e tradizioni diverse. Leggi generali si sostituiscono a leggi particolari, abitudini nazionali a consuetudini locali. Si comincia dunque a respirare un’aria italiana ed europea.
Si trattava di un processo appena iniziato, destinato a svolgersi in tempi lunghissimi, com’è logico che sia rispetto a fenomeni di questo tipo. Da annotare comunque che nonostante l’indiscutibile cambiamento nelle abitudini e nei costumi, il quadro economico e politico rimase pressoché inalterato: il dominio dell’aristocrazia terriera e della borghesia, momentaneamente scosso durante il triennio rivoluzionario, s’andò rafforzando nell’età napoleonica. Vedremo nel prossimo articolo le misure economiche che vennero introdotte nel dettaglio in tale contesto.