In un congresso successivamente convocato (Lubiana, gennaio 1821), lo stesso sovrano Ferdinando di Borbone del Regno delle Due Sicilie, venendo clamorosamente meno al suo giuramento di fedeltà alla Costituzione, invocando l’ingresso delle truppe austriache nel suo regno. Il passaggio del sovrano nel campo della reazione fece venir meno nel regno il pilastro del recente ordinamento costituzionale. La minaccia dell’intervento austriaco rese più acuti i dissensi tra i patrioti. Una colonna asburgica attraversò lo Stato pontificio e, entrata senza trovare opposizioni a Napoli, restaurò il regnante nella pienezza del suo antico potere (24 marzo 1821). Un mese dopo le armi austriache, occupate le fortezze e le città del Piemonte, avrebbero riportato l’ordine anche in quella parte d’Italia.
La sconfitta dei moti rivoluzionari di Napoli e del Piemonte segnò il tramonto delle speranze spagnole. Un congresso della Santa Alleanza, tenuto a Verona nel 1822, decise le modalità dell’intervento contro i costituzionali di Spagna. Il compito fu affidato a Luigi XVIII, in quanto la Spagna era allora considerata zona d’influenza francese. La caduta della fortezza del Trocadero, nella baia di Cadice, segnò la fine della seconda esperienza costituzionale spagnola (settembre 1823). Tanto in Spagna come a Napoli e in Piemonte alla vittoria austriaca tennero dietro la repressione, i processi, le condanne a morte, il carcere e, per i più “fortunati”, l’esilio o la fuga.