L’irreversibile crisi dell’Impero ottomano

Nel corso degli anni Venti l’attenzione delle potenze europee si rivolse anche a quanto stava accadendo entro l’Impero ottomano, avviato inesorabilmente verso un irreversibile declino. Le condizioni di profonda arretratezza economica e le difficoltà crescenti del sultano nel controllare vastissimi territori, facendo peraltro esclusivo affidamento sulla forza di coesione della religione islamica e sulla fedeltà dell’esercito, minavano dalle fondamenta la struttura stessa dell’Impero. Ciò suscitava tra i governanti europei forti preoccupazioni per il profondo vuoto di potere che un suo eventuale crollo avrebbe generato nel sistema internazionale.

Anche l’Impero ottomano, quindi, tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo subì una profonda crisi di natura più politica che economica. Alle innumerevoli rivolte aizzate dai governatori e alle ricorrenti sedizioni militari si aggiunse la sollevazione dei popoli oppressi, ovvero la guerra di liberazione degli Slavi e dei Greci. L’Impero era tanto vasto in estensione (dai Balcani all’Arabia, dall’Armenia alle coste settentrionali dell’Africa, dove i pascià avevano acquisito ormai ampia autonomia o addirittura una sostanziale indipendenza) quanto fragile nelle sue strutture. Le sue province erano in mano a dei governatori (pascià e bey – principe vassallo dell’Impero ottomano) i cui legami di dipendenza nei confronti del sultano di Costantinopoli e della Sublime Porta (così si usava denominare il governo dell’Impero ottomano) erano divenuti progressivamente sempre più formali.

Nel primo decennio dell’Ottocento, un fortunato avventuriero albanese di nome Muhammad ʿAli Pascià (in arabo: محمد علي باشا‎; Kavala, 4 marzo 1769 – Alessandria d’Egitto, 2 agosto 1849) era riuscito a mettersi a capo delle forze ottomane stanziate in Marmarica (regione costiera dell’Africa settentrionale) e a impadronirsi dell’Egitto, facendosi poi eleggere sceicco del Cairo nel 1805. Cercò poi di attrarre all’interno della sua sfera di influenza la Palestina, la Siria e l’isola di Creta. Il sultano, preso atto del suo successo, si vide costretto a riconoscergli una più che sostanziale autonomia e indipendenza dall’Impero.

Muhammad ʿAli Pascià è dunque storicamente ritenuto il padre fondatore dell’Egitto moderno, avendo contribuito ad abbattere il regime neo-mamelucco, che agiva arbitrariamente, pur in stato di vassallaggio nei confronti dell’Impero ottomano.

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