L’elezione del Presidente della Repubblica

Come cambierebbero i metodi di elezione del Presidente della Repubblica se il referendum dovesse veder trionfare il “Sì”?

“Il presidente della Repubblica Italiana, nel sistema politico italiano, è il capo dello Stato italiano e rappresenta l’unità nazionale, come stabilito dalla Costituzione italiana entrata in vigore il 1º gennaio 1948”. (fonte: Wiki)

Ai sensi dell’art. 83 della Costituzione:
« Il Presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento in seduta comune dei suoi membri. All’elezione partecipano tre delegati per ogni Regione eletti dal Consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze. La Valle d’Aosta ha un solo delegato.
L’elezione del Presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza di due terzi dell’assemblea. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta. »

Questi i requisiti di eleggibilità, contenuti nel primo comma dell’art. 84 della Costituzione:
l’avere cittadinanza italiana;
aver compiuto i 50 anni d’età;
godere dei diritti civili e politici.

Se vince il “No”:
il capo dello Stato viene eletto dal Parlamento in seduta comune con i 2/3 dei voti alle prime tre votazioni;
dalla quarta votazione in poi il limite scende alla maggioranza assoluta (50%+1) degli aventi diritto.

Se vince il “Sì”:
il Presidente della Repubblica viene eletto solo da deputati e senatori, non ci sono più i 59 delegati regionali;
nelle prime tre votazioni, servono i 2/3 degli aventi diritto (circa 500 elettori) per eleggere il Presidente. Dal 4° al 6° scrutinio sono necessari i 3/5 degli aventi diritto al voto (circa 440 elettori); dal 7° in poi, la maggioranza dei 3/5 dei votanti (cioè quelli che sono presenti e votano effettivamente);
il Presidente della Repubblica potrà sciogliere unicamente la Camera e non più il Senato, essendo composto da rappresentanti regionali;
il presidente della Camera, durante l’assenza del Capo dello Stato, ne fa le veci (attualmente questo compito è svolto dal presidente del Senato).

Dunque, sarà ancora il Parlamento in seduta comune, se entrerà in vigore la riforma Boschi, ad eleggere a voto segreto il capo dello Stato, anche se la platea dei grandi elettori si riduce sensibilmente, ma soprattutto cambiano i quorum, e questo rimane un punto centrale della proposta del governo Renzi che da molti viene contestato.

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