La riforma del Titolo V: tra Stato e regioni

La riforma del Titolo V della Costituzione, quello che regola il rapporto tra Stato centrale e autonomie locali, è una delle parti più importanti e complesse della riforma costituzionale che sarà sottoposta a referendum il prossimo 4 dicembre. Se la riforma sarà approvata, le regioni a statuto ordinario perderanno parte della loro autonomia, mentre quelle a statuto speciale resteranno in gran parte immuni dai cambiamenti.

Da almeno dieci anni si parla di riformare il Titolo V della Costituzione, da quando cioè la precedente riforma, quella voluta nel 2001 dal centrosinistra, iniziò a generare una serie di effetti collaterali imprevisti. In sostanza, la riforma del 2001 ha involontariamente creato un sistema ambiguo in cui non è chiaro a chi, tra Stato centrale e regioni, spetti la competenza nel formulare leggi su una lunga serie di materie. Come risultato, la Corte Costituzionale ha dovuto gestire negli ultimi 15 anni circa 1.500 contenziosi tra stato e regioni: un numero di molto superiore a quello degli anni precedenti.

Le numerose incertezze che sono nate da questi contenziosi hanno danneggiato in particolare le aziende, costrette ad aspettare per mesi, a volte anni, le sentenze della Corte Costituzionale prima di poter fare degli investimenti. La riforma del 2001, secondo alcuni, ha anche creato una forte frammentazione tra i sistemi legislativi regionali, ha permesso agli stipendi dei consiglieri regionali di crescere moltissimo e ha portato ad un proliferare di iniziative regionali di dubbia utilità. Semplificando: le regioni hanno goduto di ampia autonomia, ma hanno sfruttato male questa situazione e, proprio per questo, la riforma Renzi punta a riaffermare la preminenza dello Stato centrale in una lunga serie di materie.

La principale modifica della riforma riguarda la nuova divisione che si verrebbe a creare tra competenze regionali e competenze dello Stato. In precedenza, le varie materie legislative erano divise in tre grandi “branche”: una di competenza dello Stato, una seconda di “competenze concorrenti”, cioè miste Stato-regioni e una terza, formata da tutte quelle non nominate esplicitamente che erano di competenza delle regioni. La seconda “branca”, cioè le “materie concorrenti”, sono considerate uno delle principali cause dell’incertezza causata dalla riforma del 2001. Per correggere questa situazione, la riforma Renzi vorrebbe eliminare le materie “concorrenti”, allungare la lista delle competenze statali esclusive, elencare esplicitamente una serie di competenze regionali e lascirea a loro anche quelle non esplicitamente nominate.

Le competenze concorrenti, tuttavia, ritornano sotto un’altra forma anche nella riforma Renzi. In alcune materie di esclusiva competenza dello Stato centrale, infatti, la riforma specifica che lo Stato si dovrà occupare solo di “disposizioni generali e comuni” oppure “disposizioni di principio”, gli stessi termini che in precedenza venivano utilizzati per definire proprio il ruolo dello stato nelle materie a legislazione concorrente. Lo Stato avrà questa competenza “limitata”, molto simile alla vecchia competenza concorrente, su: salute, politiche sociali e per la sicurezza alimentare, istruzione, formazione professionale, forme associative dei Comuni, attività culturali e sul turismo, governo del territorio; sistema nazionale e coordinamento della protezione civile.

La ragione per cui le competenze concorrenti rimangono parzialmente alle regioni è che lo Stato centrale non è più in grado di occuparsi di una serie di materie su cui da anni ha delegato le sue funzioni. La speranza degli autori della riforma è che la nuova soluzione sia comunque più chiara e precisa, così da provocare meno conflitti davanti alla Corte Costituzionale. A questo si aggiunge l’introduzione della “clausola di supremazia”, una norma che consente allo stato di legiferare anche per quanto riguarda le materie di esclusiva competenza regionale quando lo richiede “la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica ovvero la tutela dell’interesse nazionale”.

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