Le spinte rivoluzionarie del primo Ottocento

Quali furono le motivazioni alla base del veemente sviluppo delle istanze rivoluzionarie che caratterizzarono il primo Ottocento?

Gli avvenimenti che si susseguirono nel corso degli anni Venti del XIX secolo dimostrarono ampiamente che, per quanto fossero forti e autoritari, i governi che avevano stipulato i trattati di Vienna non potevano invertire in alcun modo il corso della storia. Nessuna alleanza stretta tra le monarchie e le aristocrazie sarebbe riuscita a soffocare i movimenti di cambiamento che la Rivoluzione francese prima, e Napoleone dopo, avevano suscitato in Europa e nel mondo; tantomeno esisteva la possibilità che si potessero ignorare le esigenze dei nuovi ceti che erano emersi vittoriosamente dalla rivoluzione industriale. Il contrasto tra le esigenze di una società che stava progredendo e i rappresentanti del vecchio ordinamento politico animò un vastissimo quanto eterogeneo fronte di lotta. Vi si trovarono inconsapevolmente alleate, pur rimanendo chiuse entro realtà e ideologie profondamente diverse, le popolazioni dell’America latina, quelle dell’Europa mediterranea e quelle dell’Est slavo; nacque una commistione se non altro particolare tra abitanti delle campagne e delle città, etnie primitive ed élites intellettuali.

Nel febbraio del 1820 Metternich (diplomatico e politico austriaco, dal 1821 al 1848 cancelliere di Stato) scriveva allo zar: “I governi hanno perduto il loro equilibrio e sono ora atterriti e confusi dalle grida delle classi medie della società che, frapponendosi fra i re e i loro sudditi, spezzano lo scettro dei monarchi e usurpano il grido del popolo”.

Il Congresso di Vienna aveva dunque cercato di raggiungere obiettivi impossibili, in quanto l’Europa dopo il 1815 era troppo mutata rispetto a quella degli anni precedenti alla rivoluzione francese. L’espansione delle attività industriali, per quanto ancora arretrate, avevano dato un carattere decisamente più articolato a buona parte delle società europee.

Prendendo ad esempio l’Inghilterra, questa presentava una realtà estremamente diversificata rispetto al passato, con la nascita di una nuova istanza contestatrice di un sistema istituzionale considerato troppo esclusivo e incapace di rappresentare le domande e le necessità della società nel suo complesso; sistema, quello, sostenuto invece dal mondo aristocratico e da un mondo legato all’interesse agrario. Negli anni successivi alla rivoluzione francese, dunque, un’opposizione crescente alla costituzione inglese attraversava tutti i gruppi sociali legati al commercio e all’impresa: non solo banchieri, industriali e nuovi ceti medi, ma anche consistenti nuclei di artigiani, lavoratori di fabbrica, bottegai, piccoli commercianti.

I fermenti politici, come vedremo, non si limitarono affatto alla sola Gran Bretagna. Le istanze rivoluzionarie erano solamente all’inizio del loro impetuoso sviluppo.

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