Il personaggio: Filippo Buonarroti

Filippo Giuseppe Maria Ludovico Buonarroti nacque a Pisa l’11 novembre 1761. Rivoluzionario e teorico politico francese, ma con chiare origini italiane, è stato uno dei più importanti rivoluzionari europei del primo Ottocento, discendente della famiglia dell’artista rinascimentale Michelangelo Buonarroti. Quella di appoggiare ideali rivoluzionari potremmo definirla come una vera e propria vocazione che contraddistinse la sua esistenza, come anche quella di costituire società segrete.

Laureatosi in giurisprudenza, dopo lo scoppio della rivoluzione in Francia decise di trasferirsi in Corsica per aderire al movimento dei rivoluzionari còrsi, e questo non fu un caso; alla fine del Settecento, in effetti, l’isola presentava un assetto economico precapitalistico, con proprietà terriere estremamente suddivise ed equamente ripartite, in cui Buonarroti vedeva realizzato l’ideale dell’uguaglianza e della libertà di cui si era nutrito durante il periodo degli studi in Toscana.
Questa fu una fase fondamentale della sua vita, in quanto fondò “Il Giornale Patriottico della Corsica”, foglio portatore di istanze rivoluzionarie ed egualitarie, che può essere considerato il primo giornale rivoluzionario scritto in lingua italiana, in cui Buonarroti sosteneva le sue tesi fondamentali, e cioè: a) l’affermazione di una società agricola egualitaria; b) l’evidenza della religione naturale; c) l’educazione e l’istruzione come compito inderogabile dello stato; d) la condanna del commercio e della industria, e) la volontà generale come fondamento della comunità politica.

Una volta trasferitosi a Parigi il Buonarroti, dopo aver chiesto e ottenuto la cittadinanza francese, frequentò il club dei giacobini e conobbe Robespierre. Di lui condivise lo scorgere nei violenti contrasti sociali di allora i segnali della lotta di classe, della guerra tra il ricco ed il povero. Gli eventi rivoluzionari svolsero una funzione propulsiva per la creazione di sistemi politico-sociali eversivamente innovatori che poté sperimentare direttamente su Oneglia, città ligure conquistata dai francesi e in cui il Buonarroti venne nominato commissario rivoluzionario nell’aprile 1794. Qui vennero attuate una serie di disposizioni quantomeno innovative tra cui ricordiamo l’abolizione dei privilegi, le imposizioni ai ricchi, la distribuzione a buon prezzo del grano ai poveri, il censimento dei ricchi e delle loro rendite nonché degli indigenti da soccorrere, la vendita dei beni mobili e immobili di coloro che avessero osteggiato la repubblica.

Una volta che la reazione pose fine alla dittatura di Robespierre, il Buonarroti venne arrestato. Nel Plessis (prigione di Parigi) il Buonarroti incontrò Babeuf, col quale condivise ideali socialisti e riformatori, e insieme al quale realizzerà il progetto della congiura degli Eguali (cospirazione organizzata in Francia nel maggio 1796 contro il Direttorio; aveva lo scopo di abolire la proprietà privata, sostenendo esplicitamente che i frutti della terra appartengono a tutti, in modo da far scomparire ogni differenza sociale fra gli uomini), che tuttavia fallì miseramente.

Iniziò così la sua vita di esule al confino. Sempre con l’intento di realizzare una rivoluzione europea su basi repubblicane e comuniste, diede impulso ad alcune società segrete di carattere massonico, fondate su programmi di radicale egualitarismo, che ebbero notevole seguito anche in Italia (come l’Adelfia, Sublimi Maestri Perfetti, la setta segreta dei Filadelfi). Il Buonarroti non si limitava ad agire nella Società dei Sublimi Maestri Perfetti: aveva istituito altre sette secondarie che, muovendosi in libertà, non sapevano della loro diretta dipendenza dalla principale organizzazione buonarrotiana. Il Buonarroti, perciò, con questo sistema di federazioni, controllava una costellazione insurrezionale in tutte le nazioni europee: elementi buonarrotiani si ritrovano nella setta degli Indipendenti in Svizzera, in Germania e nella Carboneria francese.

Il fallimento dei moti napoletano e piemontese del 1820-1821 ruppe le file del settarismo politico: riconosciuta l’opera d’impulso del Buonarroti, l’Austria fece pressione sulle autorità elvetiche affinché il Buonarroti venisse espulso da Ginevra. Anche dopo i fallimenti dei moti del 1820 e del 1821, tuttavia, il Buonarroti rimase fedele sostenitore di un illuminismo di matrice rousseauiana e comunistica.

Filippo si recò quindi a Bruxelles, dove stabilì la sua residenza (1824-1830) e, sotto il nome di Camille, svolse attività di direzione della vendita centrale della Carboneria francese. Al periodo belga risale la sua celebre opera “Conspiration pour l’Egalitè dite de Babeuf”, un nostalgico ricordo di quell’evento. Il Buonarroti continuò sempre a ritenere la Francia nazione guida. Tornò quindi a Parigi, dove lavorò alla tessitura dei rapporti con i rivoluzionari italiani a Parigi, Ginevra, Londra ed in altre città in cui vi erano esuli della penisola italiana. A questo periodo risalgono i controversi rapporti con Giuseppe Mazzini, inizialmente concordanti nelle intenzioni politiche, in seguito afflitti da contrasti per una diversa valutazione della questione sociale. Morì proprio a Parigi il 16 settembre 1837.

« Si strappino i confini delle proprietà, si riconducano tutti i beni in un unico patrimonio comune, e la patria – unica signora, madre dolcissima per tutti – somministri in misura eguale ai diletti e liberi suoi figli il vitto, l’educazione e il lavoro »
(Filippo Buonarroti, Cospirazione per l’uguaglianza, 1828)

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