Le presidenziali in Austria: “terzo turno”

Oggi, 4 dicembre 2016, non si vota solo in Italia per il referendum costituzionale; i seggi, difatti, sono aperti anche in Austria, dove si tiene il ballottaggio delle presidenziali per nominare il presidente della Repubblica. Si parla di “terzo turno” elettorale in quanto si era già votato per i due turni previsti precedentemente il 24 aprile e il 22 maggio scorsi: in quelle occasioni, la vittoria era stata conquistata dal candidato dei Verdi Alexander Van der Bellen (economista e politico, nato a Vienna nel il 18 gennaio 1944), che aveva battuto per pochissimi voti il candidato dell’estrema destra Norbert Hofer (politico austriaco, esponente del Partito della Libertà Austriaco e terzo vicepresidente del Consiglio nazionale, il Parlamento austriaco, nato a Vorau il 2 marzo 1971), ma poi la Corte Costituzionale aveva annullato il tutto sulla base di alcune presunte irregolarità verificatesi nelle procedure di scrutinio.

Al voto di oggi sono chiamati 6,4 milioni di austriaci. Tutti gli osservatori concordano tuttavia sul fatto che l’affluenza sarà inferiore alle precedenti, anche se la posta in gioco è alta e potrebbe vedere per la prima volta un esponente dell’estrema destra populista accedere alla presidenza di un Paese europeo. Negli ultimi sondaggi il candidato dell’estrema destra Hofer guida di un soffio la corsa, ma la percentuale che lo distanzia da Van Der Bellen è sempre inferiore al margine di errore dichiarato dai responsabili dei sondaggi.

Dunque, se Hofer dovesse vincere questo ballottaggio diventerebbe il primo capo di stato di estrema destra eletto in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale. Il ruolo del Presidente, in Austria, è per lo più cerimoniale, ma diversi giornali internazionali hanno descritto il voto come simbolico e indicativo di una tendenza politica in atto in Europa e che potrebbe ripercuotersi in diversi territori facenti parte dell’Unione. L’Austria è un paese storicamente molto stabile dal punto di vista sociale e politico eppure negli ultimi anni il Partito per le Libertà, fondato fra gli altri da ex membri delle SS naziste, ha guadagnato sempre più consensi sfruttando l’insofferenza verso le politiche di apertura nei confronti dei migranti.

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