L’abolizione del Cnel

Ultimo punto da affrontare in relazione alle diverse modifiche promosse dal referendum costituzionale dinanzi al quale gli italiani sono chiamati ad esprimere il proprio parere il prossimo 4 dicembre è l’auspicata abolizione del Cnel.

“Il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (CNEL) è un organo di rilievo costituzionale, previsto dall’articolo 99 della Costituzione, istituito con legge n. 33 del 5 gennaio 1957. Le materie di sua competenza sono la legislazione economica e sociale. È un organo consultivo del Governo, delle Camere e delle Regioni, e ha diritto all’iniziativa legislativa, limitatamente alle materie di propria competenza”. (fonte: Wiki)

Il Consiglio si compone di esperti e di rappresentanti delle diverse categorie produttive, e le sue funzioni sono relative alla possibilità di esprimere pareri (assolutamente non vincolanti) e di promuovere iniziative legislative (testi con cui si progetta l’emanazione di un atto normativo di rango primario). La sede è nell’edificio costruito su impulso di David Lubin nel parco di villa Borghese.

Se vince il “No”: rimane in vita il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro e la sua possibilità di proporre iniziative legislative in materia di economia e lavoro e di fornire pareri su questi argomenti; tali pareri non sono vincolanti, e vengono forniti solo se richiesti dal governo, dalle Camere o dalle Regioni.

Se vince il “Sì”: la riforma abolisce l’articolo 99 della Costituzione e quindi scompare il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro.

“Abolito il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, cancellate le province dalla Costituzione. Sono due dei principali tagli ai costi della politica che la riforma Boschi si propone. Il Cnel, nato nel 1957 come luogo di mediazione tra le parti sociali, con funzioni di consulenza delle Camere, è divenuto negli anni un ente sempre più residuale. Ha prodotto in quasi 60 anni 14 disegni di legge (nessuno approvato)96 pareri, 270 studi, 90 relazioni, passando dagli iniziali 121 consiglieri a 64. Il suo costo è di 20 milioni l’anno, ma l’abolizione (articolo 99), non produrrà un risparmio equivalente, visto che i dipendenti, pur se trasferiti alla Corte dei Conti, continueranno a costare circa 7 milioni l’anno. Le province escono dalla Costituzione (articolo114) e, secondo la legge Delrio del 2014, si trasformano in “enti di area vasta” insieme alle città metropolitane. Si tratta della legge che ha cancellato le giunte provinciali, prevedendo che i consigli e i loro presidenti vengano eletti non più dai cittadini ma da sindaci e consiglieri comunali. Infine l’articolo 119 introduce nella Carta l’obbligo di amministrare secondo
principi di trasparenza, semplificazione ed efficienza”. (fonte: www.Repubblica.it)

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