Il Congresso non volle restaurare il Sacro Romano Impero della Nazione Germanica. Ad est del Reno, sempre in funzione anti-francese, in luogo della miriade di Stati e città libere riconosciuti dalla seicentesca Pace di Westfalia (che pose fine alla guerra dei trent’anni e alle guerre degli ottant’anni tra la Spagna e le Province Unite), la diplomazia creò la Confederazione germanica, formata da 39 Stati. Tra questi, accanto all’Austria e alla Prussia, erano i potentati voluti da Napoleone: Sassonia, Baviera e Wurttemberg, per menzionare solo i più grandi. Una Dieta, che doveva riunirsi secondo direttive a Francoforte sotto la presidenza dell’Austria, avrebbe deliberato negli affari di interesse comune.
Nell’ambito della Confederazione germanica soprattutto la Prussia avrebbe montato la guardia al confine francese. Dal Congresso era uscito un regno di Prussia che, pur essendo, dopo l’Austria, il maggiore dei 39 Stati della Confederazione germanica, rimaneva geograficamente discontinuo, escluso dai porti del Mare del Nord ove, alle foci dell’Elba, il regno di Hannover fu assegnato al sovrano d’Inghilterra. Questo spostamento della Prussia verso occidente non fu casuale, ma intenzionalmente causato dalla penetrazione russa nel cuore dell’Europa. Volendo evitare un conflitto, infatti, lo zar Alessandro I non restituì ai Prussiani il loro antico dominio del granducato di Varsavia e pose, seppure temporaneamente, fine a quella marcia verso est che nei secoli precedenti aveva costituito la direttrice dell’espansione economica e militare dei popoli germanici. La Russia, in effetti, aveva forti interessi relativamente all’assetto che l’Europa stava progressivamente acquisendo.