La rivoluzione si estende e trionfa in Belgio

L’indipendenza del Belgio fu diretta conseguenza di quanto accaduto a Parigi.

La notizia del rovesciamento del governo di Parigi colpì duramente il sistema della Santa Alleanza, suscitando poi l’entusiasmo dei liberali in tutta Europa. Il poeta tedesco Christian Johann Heinrich Heine (Düsseldorf, 13 dicembre 1797 – Parigi, 17 febbraio 1856) definì gli eventi del luglio parigino, raccontati da tutti i giornali, come dei “raggi di sole fissati sulla carta”. Questo concetto esprime al meglio il sentimento con cui la rivoluzione di Luglio venne accolta in tutta Europa.

Il 26 agosto i Belgi, sull’onda dell’entusiasmo, insorsero contro la dinastia degli Orange-Nassau (la Casa d’Orange-Nassau è l’attuale famiglia reale dei Paesi Bassi, e ha svolto un ruolo centrale sia nella storia di questo stato sia dell’intera Europa) imposta loro dal Congresso di Vienna. Diversi per lingua, religione e interessi economici, i Belgi non tolleravano il predominio politico dei “padroni olandesi”. Gran parte della popolazione dei Paesi Bassi del Sud era cattolica, di lingua francese e guardava al governo liberale di Guglielmo I come a quello di un despota.

Per questi motivi scoppiarono a Bruxelles delle rivolte e i negozi vennero chiusi per protesta contro il governo olandese. In breve tempo tutta l’area venne intaccata da piccole e grandi rivolte che portarono all’occupazione delle fabbriche locali e in alcuni casi anche alla distruzione dei macchinari. Guglielmo I inviò a questo punto delle truppe governative nelle Province del Sud, ma le rivolte continuarono senza sosta. Diverse sommosse popolari si estesero in varie cittadine del territorio: le classi medie assunsero la direzione delle operazioni che ben presto costrinsero gli Olandesi a rifugiarsi nel Lussemburgo e a chiudersi nella fortezza di Anversa. Nel novembre, a Bruxelles, gli Stati Generali costituiti votarono a favore di una secessione dai Paesi Bassi e dichiararono l’indipendenza del Belgio.

“Un monumento nella Piazza dei Martiri di Bruxelles ricorda il luogo dove furono sepolti seicento volontari belgi morti nel settembre 1830, combattendo eroicamente per le strade della città contro le truppe olandesi. Il loro sacrificio rese popolare la causa dell’indipendenza belga. Tuttavia, il moderno regno del Belgio fu creato non dalle prodezze militari dei suoi patrioti, ma dalla diplomazia anglo-francese che, almeno su questo problema, riuscì a ottenere il consenso degli Austriaci, dei Prussiani, dei Russi”.

La Francia costituzionale si dichiarò favorevole alla causa dei Belgi, facendo intendere che si sarebbe opposta all’ingerenza di qualsiasi potenza nei problemi di un altro Stato. Il ministro francese appoggiava la causa della rivoluzione nel paese confinante solo per scindere a proprio vantaggio quel regno belga-olandese che era stato creato dalle paure del Congresso di Vienna. Una conferenza internazionale assicurò l’indipendenza e la neutralità perpetua del piccolo Paese, la cui corona fu assegnata a un principe tedesco (Leopoldo di Sassonia-Coburgo), il quale assunse il titolo di re del Belgio e promulgò una nuova costituzione.

Tra la Francia e l’Inghilterra, accordatesi sulla questione belga, nacque un rapporto di cordialità che negli anni venturi avrebbe costituito il nucleo di aggregazione della politica liberale europea.

Precedente Parigi insorge: la Rivoluzione di Luglio. Successivo La rivoluzione viene sconfitta in Polonia