La rivoluzione viene sconfitta in Polonia

Il regno di Polonia era stato assunto nel 1829 da Nicola I Romanov (Carskoe Selo, 6 luglio 1796 – Pietroburgo, 2 marzo 1855), “zar di tutte le Russie”. Questi aveva affidato il governo del Paese a un viceré, il granduca Costantino – Konstantin Pavlovič Romanov (Tsarskoye Selo, 27 aprile 1779 – Vitebsk, 27 giugno 1831), nei confronti del quale il movimento liberale e patriottico si mostrò sempre più ostile. Quando giunse la notizia della rivoluzione di Luglio in Francia e lo zar manifestò esplicitamente l’intenzione di intervenire militarmente contro i rivoluzionari francesi mandando in avanguardia l’esercito polacco, le associazioni clandestine stabilirono che era arrivato il momento di reagire. Un gruppo di ufficiali e di proprietari terrieri polacchi promosse così una rivolta a Varsavia, costrinse il granduca a ritirarsi e, dal momento in cui poté contare sull’appoggio di gran parte delle guarnigioni, dichiarò decaduto lo zar di Russia.

La battaglia tra Polacchi e Russi fu sanguinosa, e durò più di un anno. Gli insorti speravano nell’aiuto francese; la monarchia orleanista, ormai, aveva però intrapreso la via dei compromessi e non era più disposta a sfidare l’ostilità degli imperatori di Russia e d’Austria. Casimir Pierre Périer (Grenoble, 11 ottobre 1777 – Parigi, 16 maggio 1832), politico francese e presidente del Consiglio dal 1831, dichiarò che “il sangue dei Francesi era riservato alla Francia” e spiegò che il principio di non intervento non includeva affatto la necessità di una guerra quando questa non corrispondeva ai superiori interessi del Paese.

Nel settembre 1831 l’esercito russo batté definitivamente gli insorti e occupò Varsavia. Il regno polacco fu conservato nominalmente ma, in sostanza, fu assorbito nel sistema autocratico dell’Impero. Cominciò da quel momento la cosiddetta opera di “snazionalizzazione”: 45000 famiglie della piccola nobiltà polacca furono deportate brutalmente in Siberia e, contemporaneamente, iniziò l’emigrazione spontanea dei Polacchi verso l’Occidente.
“La scomparsa della libertà in Polonia coincise con una fuga di soldati di ventura, di intellettuali, di professori, di poeti e di musicisti che affermarono il genio slavo nelle capitali d’Europa”. (Fisher)

La rivoluzione polacca del 1830, dall’esito in apparenza rovinosamente fallimentare, ricordò tuttavia all’Europa l’esistenza di un nucleo di sentimento nazionale forte, e di ingiustizie nazionali non ancora placate. I Francesi non dimenticarono mai che la ribellione polacca era una delle tante dirette conseguenze del moto di luglio ed era stata incoraggiata proprio da Francesi eminenti. Si formò così tra Francia e Polonia un legame importante, tuttora apprezzabile.

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