La Rivolta della Lega di Spartaco

Berlino, Germania: la Rivolta della Lega di Spartaco.

La Rivolta Spartachista fu quel tentativo insurrezionale, originato da uno sciopero generale e sfociato poi in scontri armati, messo in atto dalla Lega di Spartaco, a Berlino, tra il 4 e il 15 gennaio 1919 contro il neonato governo della Repubblica di Weimar (Reich Tedesco tra il 1919 e il 1933).

Per Spartakusbund (Lega di Spartaco) intendiamo quel gruppo della sinistra radicale che si costituì in Germania nel 1916 e che confluì nel 1919 nel Partito Comunista di Germania, il cui scopo era quello di dar vita a una rivoluzione simile a quella attuata dai Bolscevichi in Russia. Ne furono promotori K. Liebknecht, R. Luxemburg e C. Zetkin; la denominazione deriva dal fatto che Liebknecht soleva firmare con lo pseudonimo Spartakus le lettere indirizzate alla Luxemburg e alla Zetkin, in memoria del celebre gladiatore Spartaco, il quale capeggiò una rivolta anti-schiavista contro Roma.

La Lega operò in una situazione di estrema instabilità politico-sociale, aperta dalla Rivoluzione di Novembre (la quale portò alla trasformazione dello stato tedesco da una monarchia costituzionale in una repubblica pluralista, parlamentare e democratica), con l’ammutinamento dei marinai di Kiel del 1918, il quale coinvolse gli equipaggi della Kaiserliche Marine. Diversi uomini delle navi da battaglia tedesche della Hochseeflotte, che si stava preparando a ingaggiare un’ultima, disperata battaglia con la Royal Navy britannica, si ammutinarono impedendo l’uscita in mare delle navi; di conseguenza l’operazione, la prima in grande stile dopo la battaglia dello Jutland, venne annullata. Parecchi ammutinati furono processati, alcuni fucilati.

Karl Liebknecht, Rosa Luxemburg e il Movimento spartachista

L’8 settembre 1915 a Zimmerwald, alla fine del convegno che radunava i membri dei principali partiti socialisti europei, fu approvato un manifesto che condannava duramente la guerra in atto e tutti quei partiti che direttamente o indirettamente l’avevano permessa. Fu inoltre prodotta una risoluzione di solidarietà per coloro che erano perseguitati in patria a causa delle proprie posizioni pacifiste e antimilitariste. Tra i nomi dei principali militanti della sinistra socialista che si trovavano in stato di arresto, o in condizioni di forti limitazioni delle proprie libertà, vi erano Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg, membri del SPD, che negli anni del conflitto e nel dopoguerra sarebbero saliti alla ribalta del movimento rivoluzionario internazionale.

Il sostegno del proprio partito alla guerra in corso spinse Liebknecht e la Luxemburg a fondare – assieme ad altri membri dell’ala sinistra del SPD – la Spartakusbund (Lega di Spartaco), che diffondeva ideali pacifisti, antimilitaristi e legati al massimalismo bolscevico attraverso il giornale Spartakusbriefe. La Luxemburg nel 1915 pubblicò la Juniusbroschüre, contenente la nota espressione “socialismo o barbarie”, che indicava come unico sbocco per il futuro dell’umanità l’instaurazione di una società di tipo socialista. Il gruppo spartachista fu dichiarato illegale, e Liebknecht fu arrestato e inviato sul Fronte Orientale. Rifiutandosi di combattere, prestò servizio seppellendo i morti, ma a causa del rapido deterioramento delle sue condizioni di salute gli fu permesso di ritornare in Germania. Tuttavia, il 1º maggio 1916, durante una dimostrazione a Berlino organizzata dalla Lega di Spartaco contro la guerra, sia la Luxemburg che Liebknecht furono arrestati e condannati rispettivamente a due e quattro anni di reclusione.

Rilasciati nell’ottobre 1918 grazie all’amnistia per i prigionieri politici, la Luxemburg e Liebknecht portarono avanti le proprie attività nella Lega di Spartaco, divenendo protagonisti del tumultuoso dopoguerra tedesco caratterizzato dalla sconfitta militare, l’armistizio, la fine della monarchia e la nascita della repubblica. Tra il 31 dicembre 1918 e il 1º gennaio 1919 presero parte alla fondazione del KPD (Kommunistische Partei Deutschlands) e alla sollevazione Spartachista di Berlino del gennaio 1919. La rivolta ebbe inizio durante una manifestazione contro la rimozione del capo della polizia di Berlino Emil Eichhorn, esponente dell’USPD. Quella che era stata pianificata come una semplice manifestazione, si trasformò progressivamente in una vera e propria mobilitazione di massa. Il 5 gennaio 1919 migliaia di persone affluirono nel centro di Berlino, molte delle quali armate. Nel pomeriggio occuparono le stazioni ferroviarie così come il quartiere della stampa, con i giornali borghesi e la redazione del Vorwärts.

I capi della manifestazione elessero un “Comitato Rivoluzionario Provvisorio”, il quale tuttavia non seppe dare una direzione chiara alla rivolta. Liebknecht pretese il rovesciamento del governo e aderì alla posizione della maggioranza del Comitato, favorevole alla lotta armata. Contrariamente, Rosa Luxemburg e la maggioranza del KPD ritenevano che una rivolta in quel momento fosse destinata al fallimento, e si espressero contro tale opzione.

Il Comitato Rivoluzionario convocò nuove manifestazioni di massa per il 6 gennaio 1919, le quali raccolsero un numero ancora maggiore di partecipanti. Un numero sempre più alto di manifestanti e rivoluzionari cominciò ad armarsi e ad invitare al rovesciamento del governo Ebert, tentando con scarso successo di portare le truppe dalla propria parte. Molte forze militari filo-rivoluzionarie non erano ancora pronte ad appoggiare la rivolta armata, e i reggimenti della guarnigione di Berlino rimasero in maggioranza dalla parte del governo.

Mentre numerose truppe filo-governative affluivano a Berlino, il governo socialdemocratico di Ebert accettò una proposta della USPD di mediare con il Comitato Rivoluzionario. Ma dopo che divennero noti i movimenti delle truppe, l’8 gennaio il Comitato ruppe i negoziati. Ebert approfittò dell’occasione per impiegare le truppe stanziate a Berlino contro gli occupanti. Il tentativo rivoluzionario venne subito brutalmente represso con l’aiuto dell’esercito e dei Freikorps, milizie di reduci nazionalisti, armati dal nuovo ministro della Difesa Gustav Noske. Il 13 gennaio la sollevazione era già stata repressa. Liebknecht e la Luxemburg vennero rapiti il 15 gennaio 1919 da alcuni miliziani dei Freikorps, torturati e interrogati per diverse ore, e infine uccisi.

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