Dopo i “Cento giorni” la Francia fu ancora scossa dalla violenza: il “Terrore bianco”, caratterizzato da una drammatica cronaca di assassini e di vendette, funestò il paese, soprattutto nelle province meridionali. Le elezioni che si tennero a ridosso di questa vicenda surreale mandarono alla Camera una forte maggioranza di ex emigrati e di ‘realisti esagerati’, di Ultras – come si definirono i ‘più realisti del re’ – appoggiati dall’organizzazione segreta dei cattolici reazionari, i Cavalieri della Fede. Il monarca Luigi XVIII, assolutamente preoccupato dal pericolo costituito dallo zelo controrivoluzionario, nel 1816 sciolse la Camera e indisse di conseguenza nuove elezioni, che fecero entrare in Parlamento anche i rappresentanti dell’altra Francia, liberale e costituzionalista. Erano gli esponenti della borghesia finanziaria e imprenditrice, i deputati dell’aristocrazia moderata e quegli intellettuali che posero le premesse teoriche al fondamento di uno Stato liberale moderno, come Francois Guizot, il filosofo Victor Cousin, il letterato Benjamin Constant.
Negli anni Venti il sorgere di un circuito rivoluzionario in Europa e in America e, con questo, la scesa in campo di gruppi rivoluzionari radicali, provocò un nuovo intervento della Destra legittimista, che fu ulteriormente rafforzata dall’avvento al trono di Carlo X, l’alto ispiratore degli Ultras. Le elezioni che si tennero in quello stesso anno portarono alla Camera una forte maggioranza conservatrice.