La Restaurazione in Spagna: Ferdinando VII.

Quale fu il ruolo di Ferdinando VII nella Restaurazione spagnola?

La lotta contro Napoleone, in Spagna, aveva avuto una conclusione che potremmo definire liberale e democratica, alla fine della quale le forze che avevano organizzato la resistenza nazionale erano riuscite a proclamare la Costituzione che fu detta di Cadice (1812), fortemente avversata dai clericali e dagli aristocratici.

“Di fronte all’avanzata francese nel 1810 furono convocate a Cadice (una delle poche zone ancora non conquistate dai francesi) le cortes, secondo la vecchia prassi parlamentare iberica. Dopo due anni di intenso lavoro, il 18 marzo 1812 approvarono una costituzione, che, per la prima volta, dunque, era votata e non soltanto ottriata, ovvero concessa. Essa riconosceva una monarchia ereditaria, a cui veniva affidato il potere esecutivo e a cui veniva attribuita la nomina dei magistrati. Il re esercitava il suo comando attraverso i cosiddetti segretari — ovvero dei ministri — il cui numero era fissato dalle cortes, ma la cui scelta spettava al monarca”. (fonte: Wiki)
L’abrogazione della Costituzione fu il primo atto di governo del restaurato monarca Ferdinando VII (1784-1833) e segnò l’inizio di una dura repressione contro i liberali. Si posero in tal modo le premesse della rivoluzione del 1820, di cui parleremo più avanti.

La Spagna di Ferdinando VII, rifiutando la Costituzione approvata nel 1812, respingeva con forza il liberalismo come aveva respinto il nemico fuori dei suoi confini. I grandi proprietari fondiari e tutto il personale che aveva gravitato intorno all’impianto assolutista, gran parte del clero e dell’ufficialità attendevano solo questo segnale per celebrare la loro rivincita ed imporre una durissima repressione contro i gruppi liberali. Questi, di conseguenza, dovettero scontare le conseguenze del loro isolamento: si erano battuti con coraggio per il rinnovamento, ma non erano stati in grado di legarsi agli strati medi e profondi radicati all’interno della società. La Spagna, con le sue élites intellettuali assolutamente impreparate a sostenere il loro nuovo ruolo, con la borghesia inceppata dalla decadenza del grande commercio, rimase tagliata fuori dal cammino del progresso.

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