La guerra Ispano-Americana

6 Febbraio 1899, guerra Ispano-Americana: viene ratificato dal Senato degli Stati Uniti un trattato di pace con la Spagna, il Trattato di Parigi, il quale entrerà in vigore l’11 aprile dello stesso anno.

Guerra Ispano-Americana: gli antefatti

Alla fine dell’Ottocento, la Spagna era uno Stato in piena decadenza. Erano in pieno fermento le rivendicazioni portate avanti dal Carlismo, quel movimento conservatore di stampo tradizionalista che si proponeva di difendere il diritto al trono dei discendenti di Carlo Maria Isidoro di Borbone-Spagna, come anche quelle promosse dal separatismo basco e catalano. Il territorio era inoltre caratterizzato dalla presenza di un anarchismo diffuso a livello di massa, che lo minava dall’interno. La stragrande miseria caratterizzante i ceti popolari faceva il resto.

Né andavano meglio le cose in politica estera. L’Ottocento fu difatti il Secolo delle grandi conquiste coloniali in Africa e in Asia; le nazioni europee, per ragioni più che altro di prestigio, facevano a gara per conquistare territori considerati da civilizzare e cristianizzare, oltre che da sfruttare. La Spagna aveva perso quasi tutte le sue colonie in sfortunate campagne militari; le erano rimaste solo Cuba e Puerto Rico in America, le isole Filippine in Asia e alcuni territori in Africa e nell’Oceano Pacifico. Proprio a Cuba, il colonialismo spagnolo aveva ridotto il popolo alla fame: furti e violenze erano gli strumenti consueti impiegati dai funzionari coloniali.

Già nel 1895 una violenta ribellione scosse l’isola, con il governatore spagnolo Valeriano Weyler che la represse nel sangue. Il governo spagnolo non aveva né le risorse finanziarie né quelle militari per gestire queste rivolte, e decise quindi di spingere con la forza la popolazione ad allontanarsi dalle campagne per riversarsi in apposite aree urbane fortificate, cercando di isolare i ribelli dalle loro fonti di sostegno logistico, situate proprio fra la popolazione contadina. In tali aree di “concentramento e controllo” le condizioni di vita erano terribili, e si stima vi abbiano avuto luogo in pochi mesi molte decine di migliaia di decessi, a causa delle precarie condizioni igieniche, sanitarie e alimentari.

Gli insorti cubani avevano molti amici nei vicini Stati Uniti e il governo americano, a seguito delle atrocità perpetrate da Weyler, aveva inviato al governo spagnolo una dura nota di protesta, la quale aveva portato al rimpatrio dello stesso governatore.

La Guerra Ispano-Americana

Nel febbraio del 1898 gli USA inviarono all’Avana una corazzata, la USS Maine ACR-1, ufficialmente allo scopo di proteggere i cittadini americani ivi residenti, minacciati dai continui scontri armati tra ribelli cubani e soldati spagnoli; in realtà, come sfida anti-spagnola e sostegno morale ai Cubani stessi. Il 15 dello stesso mese la nave saltò in aria, causando la morte di 260 marinai circa. Non si seppero mai le cause certe dell’esplosione: sabotaggio spagnolo o degli insorti cubani, al fine di provocare l’intervento degli USA nel conflitto?

Diversi storici ritengono poi che tale guerra fu scatenata da un pretesto per aggirare il divieto previsto dalla Costituzione americana di aggredire per primi uno stato estero. Unico organo competente per dichiarare guerra era il Congresso; da qui la necessità per le amministrazioni di creare un “casus belli” che desse il via libero all’intervento militare. All’epoca Theodore Roosevelt era Ministro della Marina. Il tanto agognato pretesto venne dunque fornito proprio dall’esplosione dell’incrociatore USS Maine, il quale affondò in pochissimo tempo, portando con sé un numero importante di marinai ignari. Il governo degli Stati Uniti accusò immediatamente gli Spagnoli di essere i diretti responsabili dell’accaduto; nonostante la Spagna negasse ogni coinvolgimento nella strage fino a chiedere l’istituzione di una commissione mista per indagare sulle cause dell’affondamento, gli USA dichiararono guerra.

La Spagna, in effetti, sembrava non aveva nessuna intenzione di entrare in guerra, ed era anzi disposta a cedere a qualsiasi richiesta in ordine alla risoluzione della Questione Cubana; lo stesso Presidente americano William McKinley sembrava essere contrario alla guerra, ma non aveva fatto i conti con l’opinione pubblica. Da mesi, infatti, la stampa del gruppo «Hearst», allora influentissima, eccitava la popolazione americana descrivendo le crudeltà spagnole a Cuba. I due più grandi imperi mediatici dell’epoca, uno capitanato da Pulitzer e l’altro da Hearst, non persero l’occasione di intervenire in questo delicato equilibrio: scrivendo delle atrocità del governo e dell’esercito spagnolo a Cuba, influenzarono l’opinione pubblica in maniera tanto radicale da divenire, di fatto, l’ago della bilancia che avrebbe deciso l’entrata in guerra degli Stati Uniti.

La tragedia del Maine fu inoltre il pretesto per l’organizzazione di grandiose manifestazioni patriottiche in tutti gli Stati Uniti. Al grido di “Ricordiamoci del Maine!”, i dimostranti chiedevano a gran voce l’intervento militare contro la Spagna. McKinley decise allora per il conflitto. Il 23 aprile 1898 la Spagna dichiarò guerra agli Stati Uniti, che a loro volta la dichiararono il 25 aprile. La guerra Ispano-Americana prese così il via.

Il 1° maggio la flotta americana attaccò le navi spagnole nella baia di Manila, nelle Filippine, e le mise fuori combattimento senza riportare perdite, costringendo inoltre alla resa la guarnigione spagnola; una volta assicuratisi la superiorità navale, i soldati americani sbarcarono a Cuba il mese successivo e sconfissero gli Spagnoli in alcune battaglie terrestri. I soldati spagnoli si batterono strenuamente contro le truppe americane, ma dovettero fare i conti anche con i ribelli cubani, molto ben organizzati, e contro la generale ostilità della popolazione. Il 3 luglio, ciò che restava della flotta spagnola fu distrutto nel porto di Santiago. Il 16 luglio la guarnigione spagnola della stessa Santiago si arrese dopo dodici giorni di bombardamenti navali e terrestri; il mese successivo fu occupata, senza incontrare resistenza, anche l’isola di Puerto Rico.

La Spagna, tramortita dalla netta sconfitta subita, non riuscì, in sede diplomatica, a difendere nessuna delle sue posizioni. Gli Stati Uniti ottennero l’indipendenza per Cuba, che si diede una costituzione sul modello americano, e la cessione di Puerto Rico, che divenne uno Stato libero associato agli USA. Conquistarono poi anche l’isola di Guam nel Pacifico dalle Filippine per venti milioni di dollari, sorprendendo gli insorti filippini che, guidati da Emilio Aguinaldo, si aspettavano il riconoscimento della loro indipendenza. Questi risultati furono ratificati dal Trattato di Parigi. La guerra Ispano-Americana giunse così al termine.

Come ulteriore umiliazione la Spagna, per evitare di cederle agli Americani come bottino di guerra, vendette alla Germania le isole Marianne e le isole Caroline, i suoi ultimi possedimenti nell’Oceano Pacifico. Gli Stati Uniti stupirono il mondo per la loro manifestazione di forza e di potenza; la Spagna, invece, sprofondò sempre più nella crisi che poco più di trent’anni dopo l’avrebbe portata alla guerra civile.

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