Le privazioni subite dai soldati tedeschi

Fronte Orientale, Seconda guerra mondiale: le privazioni fisiche subite dalle divisioni tedesche.

Le marce
I vasti spazi della Russia europea e le dimensioni degli obiettivi strategici tedeschi costringevano l’esercito a coprire distanze enormi, quasi insostenibili. Le lunghe settimane e mesi di marce forzate ebbero un peso notevole nel logorare le truppe e i mezzi. Spesso accadeva che, quando i soldati raggiungevano i loro obiettivi, erano già esausti per i lunghi periodi di marcia precedenti.

Alcuni reparti della 12° Divisione di Fanteria (costituita nell’ottobre 1934 nel Meclemburgo e composta da tre reggimenti di fanteria, un reggimento di artiglieria e altre unità d’appoggio), per esempio, marciarono per 900 chilometri fra il 22 giugno e il 28 luglio 1941: oltre 15 miglia al giorno. Anche la Division Großdeutschland (potente formazione motorizzata che comprendeva due reggimenti di fanteria e uno d’artiglieria, battaglioni di carri armati, di cannoni semoventi, motociclisti, anticarro, anti-aerei, del genio e numerose unità d’appoggio), nell’estate del 1942, avanzò di 300 Km fra il 28 giugno e il 4 luglio, con la maggior parte dei soldati costretti a proseguire l’avanzata a piedi, vista la carenza di carburante.

Il riposo
I gravi vuoti che si aprirono nei reparti costrinsero sovente i sopravvissuti a montare di guardia più spesso e più a lungo, sottraendo così diverso tempo prezioso al riposo. Nell’agosto 1942 un medico di battaglione della 12° Divisione di Fanteria riferì che, dopo due giorni consecutivi di combattimenti, senza riposo alcuno, alle truppe venivano concesse 20 ore di pausa nelle trincee di retrovia, ovvero tende sporche nel migliore dei casi.

Durante la Battaglia di Char’kov, all’inizio del 1943, gli uomini della Großdeutschland “non avevano riposo, sempre fuori dalla neve […]. La divisione è stata impegnata senza sosta fin da quando è stata schierata […], combattendo e marciando fino al limite delle capacità umane” (Spaeter e Schramm, Großdeutschland, cit.,vol. II).

Le condizioni di vita
Anche quando agli uomini veniva concesso un periodo di riposo, i ricoveri erano in condizioni terrificanti, al limite del sopportabile. Il medico della 12° Divisione descrisse le posizioni raccontando di bunker bui, bagnati, freddi e affollati. I soldati non disponevano nemmeno della possibilità di togliersi gli stivali, e i riscaldamenti dei ricoveri mediante falò causava diverse malattie alle vie respiratorie.

Nel febbraio 1942 il comandante della 18° Divisione Corazzata (composta da due reggimenti tratti da due divisioni di fanteria della ‘prima ondata’, reclutate a Dresda, un reggimento corazzato, un reggimento di artiglieria e diverse unità di supporto) riferì allarmato che “in seguito ai lunghi turni di guardia, ai pattugliamenti continui e alle pessime condizioni degli alloggiamenti si poteva notare un deterioramento nelle capacità di resistenza fisiche e mentali delle truppe”.

La mancanza di un vestiario invernale adatto ad affrontare determinate temperature contribuì largamente a rendere più acute le sofferenze vissute dai soldati. Gli uomini della 12° Divisione, per esempio, portavano ancora, all’inizio del terribile inverno russo, le uniformi indossate all’inizio della campagna. Il comando, per ovviare a ciò, consigliò ai reparti di imbottire le divise con dei giornali, anche se la carta scarseggiava. Il continuo alternarsi di gelo e disgelo fece sì che guanti e stivali si inzuppassero d’acqua, per poi trasformarsi in veri e propri blocchi di ghiaccio.

Le difficoltà nei rifornimenti alimentari, causate logicamente dalle grandi distanze e dalle pessime condizioni atmosferiche e delle strade, minarono ulteriormente le forze e il morale delle truppe. Queste molto spesso si trovarono costrette a nutrirsi con cibo freddo. Il medico della 12° Divisione sottolineò a gran voce una carenza di carne, patate e legumi. Inoltre il cibo arrivava spesso nelle trincee in condizioni ripugnanti.

Questi diversi fattori contribuirono a indebolire le truppe e ad aumentare inevitabilmente il rischio di malattie ed epidemie. Il medico della 12° Divisione scrisse che i soldati non potevano lavare o cambiare gli abiti, infestati di pidocchi, e soffrivano di frequenti infezioni cutanee. Il clima estremamente rigido provocava infiammazioni agli organi respiratori e alla vescica, nonché diversi casi di dissenteria. Perdite allarmanti di peso erano all’ordine del giorno. Si segnalavano casi di infezioni renali, reumatismi e disordine mentale, ma la maggior parte di questi disturbi non potevano essere curati e gli uomini erano costretti a rimanere in linea nonostante tutto.

Un rapporto del medico del Battaglione motociclisti relativo alla 18° Divisione Corazzata illustra chiaramente gli effetti dei combattimenti prolungati sulle truppe:

“Si denota uno stato di completo esaurimento […] fra tutti gli uomini del battaglione […] risultato soprattutto dell’eccessivo sforzo mentale e nervoso. Le truppe sono rimaste per sei giorni nei pressi di Krasny e per quattro giorni a sud di Osarovka sotto un incessante fuoco di sbarramento dell’artiglieria pesante. Il nemico è stato respinto in un combattimento corpo a corpo […]. I soldati non potevano chiudere occhio, giorno e notte […]. Molti di loro, che sono ancora in reparto, erano rimasti sepolti vivi dai colpi d’artiglieria […]. Gli uomini sono completamente indifferenti e apatici, alcuni soffrono di scoppi di pianto e non c’è modo di rincuorarli. Il cibo viene consumato in quantità minime”.

Fonte: Omer Bartov, Fronte Orientale

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