La fine della guerra franco-prussiana

2 settembre 1870, guerra franco-prussiana: alle ore 11.00 i termini della capitolazione francese furono accettati dal generale Emmanuel Félix de Wimpffen presso Château de Bellevue.

Essi prevedevano la resa senza condizioni, la consegna di tutto il materiale e la prigionia dell’intero esercito accerchiato a Sedan. Napoleone si consegnò a von Moltke con gli 83000 uomini superstiti (oltre a molte migliaia di feriti) e ben 419 cannoni; solo alcuni reparti di cavalleria erano riusciti in precedenza a sfuggire alla trappola e trovare rifugio oltre il confine belga.

Dopo la guerra austro-prussiana, Napoleone III, preoccupato dall’irrefrenabile ascesa della Germania e spinto da un’opinione pubblica tanto delusa quanto allarmata, perseguì vani progetti di annessione della riva sinistra del Reno, del Belgio e del Lussemburgo, che gli valsero inimicizie internazionali. Bismarck, convinto dell’impossibilità di rinviare una guerra contro la Francia, accelerò i tempi del rafforzamento militare. Egli sapeva peraltro che l’Europa non avrebbe ammesso un aperto attacco alla Francia, e fece di tutto per apparire come vittima. L’occasione gli fu offerta dal problema della successione spagnola.

Le derive autoritarie della regina Isabella avevano provocato nel 1868 in Spagna una rivoluzione a sfondo borghese e liberale. Le elezioni successive si conclusero a favore del regime monarchico, ma con la richiesta di una nuova dinastia. Il trono fu offerto a Leopoldo di Hohenzollern, cugino del re di Prussia. La minaccia di trovarsi stretta tra i due regni appartenenti alla stessa famiglia indusse la Francia a chiedere duramente a Leopoldo la rinuncia alla candidatura. Questi acconsentì, cedendo il passo a un membro della casa regnante d’Italia, Amedeo, duca d’Aosta, re di Spagna dal 1871 al 1873.

Il successo ottenuto da Napoleone III rassicurò le correnti politiche francesi, che da tempo pretendevano l’umiliazione di Guglielmo I e di Bismarck. Alla richiesta ultimativa, fatta dall’ambasciatore francese al re di Prussia, di impegnarsi anche per il futuro a non turbare l’equilibrio europeo, Guglielmo rispose con un rifiuto. Bismarck intervenne sul testo del dispaccio, un telegramma spedito da Ems, dandone una versione molto abbreviata, che suonava aperta offesa e minaccia per la Francia. Il 19 luglio 1870, così, la Francia dichiarò guerra alla Prussia.

La guerra di movimento che ne scaturì vide una serie di sconfitte francesi, culminate il 2 settembre 1870 con la battaglia di Sedan. La fulminea avanzata della Prussia, al cui fianco erano scesi gli altri Stati Tedeschi, spezzò in due tronconi l’esercito francese, tanto che un’intera armata di 100000 uomini, con l’imperatore alla testa, dovette capitolare per l’appunto a Sedan. Una seconda armata, comandata dal generale Bazaine, si arrese a Metz il 27 ottobre 1870.

La pace di Francoforte, stipulata nel maggio 1871, sancì l’annessione alla Germania dell’Alsazia e della Lorena del Nord, il pagamento da parte francese di una importante indennità di guerra in tre anni e la presenza di truppe germaniche sul suolo francese per lo stesso periodo.

La guerra franco-prussiana ebbe vaste conseguenze, prima fra tutte la nascita dell’Impero Tedesco, proclamato il 18 gennaio 1871 nella reggia di Versailles, e comprendente i territori della confederazione della Germania del Nord, gli Stati Tedeschi del Sud, l’Alsazia e la Lorena. Venne sancita l’acquisizione di Roma da parte dell’Italia (20 settembre 1870) e la sua proclamazione a capitale del regno. La guerra comportò inoltre l’esplosione a Parigi di un movimento rivoluzionario, animato dalla volontà di resistenza patriottica contro gli eserciti tedeschi, ma contraddistinto da un programma socialista e da una nuova avversione al nuovo regime francese, repubblicano e conservatore: la Comune di Parigi.

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