La fine della Guerra d’Inverno

Il 12 marzo 1940 venne firmato il trattato di pace di Mosca tra Finlandia e Unione Sovietica. La sua sottoscrizione decretò l’epilogo della cosiddetta “Guerra d’Inverno”, combattuta tra l’Unione Sovietica e la Finlandia all’interno della Seconda guerra mondiale.

Il “casus belli” che provocò la nascita dello scontro fu l’incidente di Mainila. Mainila è un villaggio russo situato nei pressi di Beloostrov, comune che si trova in Kurortny, distretto della città federale di San Pietroburgo, Russia.

Questi i fatti. Il 26 novembre 1939 tre postazioni d’osservazione finlandese notarono l’esplosione di sette colpi all’interno del territorio sovietico. I rappresentanti del governo della Finlandia negarono ogni responsabilità nell’incidente occorso. Aimo Cajander (Uusikaupunki, 4 aprile 1879 – Helsinki, 21 gennaio 1943), all’epoca primo ministro, propose l’istituzione di una commissione d’inchiesta indipendente per risolvere la questione, ma Mosca rifiutò. Tre giorni dopo l’Unione Sovietica ruppe le relazioni diplomatiche con la Finlandia e, il 30 novembre 1939, dopo aver rigettato il trattato di non aggressione con la Finlandia stipulato precedentemente, lanciò l’offensiva.

La “Guerra d’Inverno” era cominciata…

L’Unione Sovietica utilizzò chiaramente l’incidente di Mainila come pretesto per acquisire territori finlandesi di importanza strategica dal punto di vista militare. E, d’altra parte, vi era la ferma volontà della Finlandia di non cedere alle richieste sovietiche, sia per la capillare diffusione di sentimenti anti-russi all’interno della nazione, sia per non cadere in una dimostrazione di debolezza a livello internazionale che si sarebbe potuta rivelare deleteria in un contesto storico tanto complicato.

“Durò 105 giorni, e fu una guerra crudele, combattuta nel gelo, nei silenzi delle foreste subartiche. Una guerra in cui fantasmi bianchi sugli sci comparivano e scomparivano tra le sagome dei carri armati in fiamme, dove uno dei più potenti eserciti del Mondo, quello russo, si trovò imbrigliato in un tipo di scontro che era tutto tranne che convenzionale e, alla fine, la spuntò solo grazie alla forza del numero, alla cieca obbedienza dei suoi soldati. Insomma, il conflitto tra Finlandia e Unione Sovietica che divampò nel gelido inverno 1939-1940 ha tutte le caratteristiche per finire nei manuali di storia militare e non solo: c’è la lezione tattica (se i tedeschi l’avessero imparata si sarebbero tenuti ben lontani dall’inverno russo); c’è il pathos per l’unico piccolo popolo che ebbe il coraggio di opporsi all’espansione stalinista; c’è il miracolo politico di una democrazia che, pur giovanissima e schiacciata tra soviet e nazionalsocialismo, riuscì a opporsi a qualsiasi scivolone totalitaristico (sia di destra che di sinistra). Eppure, a livello internazionale non sono molti i saggi specifici sull’argomento”.

Il 30 novembre l’Unione Sovietica avviò la mobilitazione dell’imponente Armata Rossa verso i confini finlandesi. Il giorno seguente l’URSS venne espulsa dalla Società delle Nazioni, poiché aveva aggredito un paese membro. I numeri a confronto delle forze schierate sul campo erano a dir poco impari: dai 130 mila più altri 230 mila soldati finlandesi mobilitati al quasi milione dei soldati dell’Armata Rossa. In più i sovietici potevano contare anche su circa 2500 carri e 2700 aerei. Non c’era confronto, almeno sulla carta.

Il progetto russo di dar vita a una guerra lampo tuttavia fallì miseramente davanti alla strenua difesa attuata dagli impavidi soldati finlandesi, che sembravano non temere nulla, neppure la morte. Seppur inferiori nel numero e nei mezzi bellici oltre che mal equipaggiati, mostrarono un coraggio tale da esser ancora oggi ricordati come veri e propri eroi della nazione. Quell’inverno fu incredibilmente freddo. Le temperature rasentavano i -40°C; i finlandesi furono eccezionali nel tramutare il freddo, le lunghe ore di buio, le fitte foreste e la quasi assenza di infrastrutture in un vantaggio. Vestiti con abbigliamenti color bianco ed equipaggiati con sci da fondo, riuscirono difatti a muoversi molto agilmente e furono spesso anche in grado di passare all’offensiva in alcune zone della Finlandia centrale.

Le sorprendenti vittorie finlandesi di Tolvajärvi, Suomussalmi, e di altri campi di battaglia nell’innevata tundra finlandese, stupirono il mondo, catturando l’immaginario collettivo dell’opinione pubblica internazionale che si schierò a favore della causa finlandese. L’aggressione sovietica venne infatti considerata priva di giustificazioni. Aiuti e volontari giunsero in Finlandia da tutto il mondo, e tanto dal fronte delle democrazie quanto dall’Italia fascista e dall’Ungheria. Il numero totale dei volontari fu di 11500 uomini. La nazione che più di tutte inviò aiuti materiali in Finlandia fu però la Francia.

Nonostante tutto ciò, la superiorità militare messa in campo dai sovietici si rivelò decisiva. Il trattato di pace di Mosca fu sottoscritto da Finlandia e Unione Sovietica il 12 marzo 1940, e segnò la fine della “Guerra d’Inverno”, durata 105 giorni. La Finlandia dovette cedere 64 750 km² di territorio, circa il 10% del territorio finlandese in cui abitava il 12% della popolazione. Inoltre dovette affittare all’URSS, per un periodo di 30 anni, il promontorio di Hanko ed estendere, entro un anno, la ferrovia da Kemijärvi verso la nuova linea di frontiera a Salla per collegarsi con quella esistente in territorio sovietico. La Finlandia riuscì a conservare tuttavia l’accesso all’oceano Artico.

Indro Montanelli fu testimone diretto del conflitto. Il giornalista italiano rimase in Finlandia fino alla ratifica della Pace di Mosca, firmata il 12 marzo del 1940. Raccontò l’epopea finlandese giorno per giorno sulle colonne del Corriere della Sera.

Queste alcune delle sue parole:

“[…]così è cominciata questa guerra, la cui eventualità cinque giorni or sono ci sembrava per sempre scartata. Coltine di sorpresa, questi finnici dai riflessi lenti, vi reagiscono con ammirevole freddezza. Qualunque possa essere la sorte di questo popolo di 3 milioni e mezzo di uomini impegnato in lotta contro un colosso di 180, non possiamo che guardarlo con ammirazione…. l’evacuazione è stata dichiarata obbligatoria per vecchi e bambini …una interminabile filastrocca di popolo in marcia a piedi. Uno spettacolo triste, scorante ma interpretato da personaggi che parevano al di sopra della mischia, chiusi in una maschera di indifferenza”.

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