“Liberata dall’arroganza dell’alto clero, dall’egoismo fiscale delle decime, dall’odioso intrigo dei Gesuiti, la religione cattolica si trovò come un albero potato dai vecchi rami: germogliò nei cuori”. (citazione contenuta all’interno del testo di A. Omodeo, “L’età del Risorgimento italiano”)
Si manifestò in tutto questo anche un’inconsueta attenzione al passato: “il pensiero vichiano risorgeva, confermato dalla riprova storica, fuori dal razionalismo figlio di Cartesio: nasceva una ragione storica più ricca della ragione matematica”. In contrasto netto con il cosmopolitismo settecentesco si celebrava “la santità delle tradizioni tramandate di padre in figlio, la religione del passato, la bellezza del costume popolare, la perennità della vita del popolo”.
Si presero a studiare i popoli, le nazioni, quali viventi personalità, e se ne ricercarono le origini nel Medioevo non vennero più tanto disprezzate. Da queste nuove esperienze della storia, della politica, della sensibilità individuale nasceva l’idea della libertà sacrificata durante la Rivoluzione e l’età napoleonica.
“Nel tentativo illuministico di far getto del passato e di costruir tutta la vita su di un piano geometrico, si sperimentò che non bastava il puro e semplice raziocinio per creare un edificio durevole. Tante cose, idealmente ben congegnate, offendevano profondamente gli affetti e le consuetudini degli uomini, fossero la Costituzione civile del clero, o la legge sull’eguaglianza delle tombe, o i regni ricostruiti ex novo da Napoleone…” (continua nel prossimo articolo).