“L’età del Risorgimento italiano”, di A. Omodeo

Come già accennato nel precedente articolo, mi sembra opportuno in questa sede dar conto di uno stralcio del testo scritto da Adolfo Omodeo (tra i più rinomati storici italiani), ovvero “L’età del Risorgimento italiano”, attraverso cui sarà possibile percepire nitidamente il cambiamento culturale e di approccio che era in atto nel passaggio dall’epoca dei Lumi a quella Romantica.

“Le nazioni si levano contro il cosmopolitismo sfruttato dalla Francia e da Napoleone.
Sotto l’impulso dello Herder (scrittore e filosofo tedesco) ha origine lo studio della storia dei popoli quali
viventi personalità che di sé improntano arte, religione e filosofia. La ricerca dell’origine delle nazionalità
moderne porta all’amore e alla simpatia per la storia del Medioevo, a cui, come a età eroica della fede, portava
anche il risveglio religioso. Se ne studiano i documenti, se ne ammira l’arte, sin allora incompresa e disprezzata;
dal Medioevo si trae ispirazione per la poesia. In confronto, decade l’ammirazione per l’antichità classica […]

Questa coscienza di una spiritualità operosa genera, nel campo politico, un saldo convincimento liberale perché solo
dalla libertà scaturiscono i valori che creano i popoli e le religioni. L’idea liberale, che era stata proposta,
durante la Rivoluzione, all’eguaglianza giuridica, e repressa dalla dura dittatura napoleonica, risorgeva trionfante
[…] Questo moto liberale si propagò fulmineamente in tutta Europa, s’avvalse dovunque, come poteva, della stampa
periodica, si congiunse alla tradizione inglese della libertà, si mescolò più o meno col liberalismo economico;
assimilò rapidamente in Francia gli elementi vivaci della cultura tedesca e li trasferì nei problemi della politica;
combatté i vaneggiamenti dei reazionari e lo spirito della dittatura napoleonica: propugnò insieme l’indipendenza e
la ricostruzione dei popoli, le forme costituzionali, il pieno sviluppo dei principi della Rivoluzione laddove non
aveva messo salde radici. Il liberalismo tende insomma ad essere comune coscienza europea.

Risveglio dello storicismo, della nazionalità, della religione, della libertà, tensione lirica e anche nostalgia
delle personalità, aspirazioni insofferenti delle circostanze presenti verso un ideale talora nebuloso, talora, per
esplicito riconoscimento, irraggiungibile: questo è il Romanticismo che germoglia quasi simultaneamente in tutta
Europa. Non ne restano esenti neppure coloro che vorrebbero restare classici, per esempio il nostro Leopardi; il
quale proprio per il suo sforzo a restar classico, ad aderire all’Illuminismo del secolo precedente, mette in luce
con maggior precisione e determinatezza il pathos e la nostalgia dell’età nuova.

Ma il Romanticismo non rimane puro stato d’animo e atteggiamento lirico o letterario. Partendo da svariati motivi,
questo moto, reazione al secolo precedente, tende a ordinarsi in forma positiva e filosofica […]

Pel nostro scopo occorre fermare che il Romanticismo non è solo un moto letterario, e neppure un semplice moto
culturale, ma è una profonda trasformazione della forma mentis, degli atteggiamenti, della sensibilità,
dell’apprezzamento degli uomini e delle cose. Nato dalla Rivoluzione (in un primo momento come moto repulsivo),
trasse in sé le aspirazioni moderne della Rivoluzione. Fuori da questo moto di spiriti e da questa nuova
sensibilità, il patriottismo italiano del secolo XIX, la formazione del Mazzini, di Garibaldi, dello stesso Cavour,
ci riuscirebbero incomprensibili”.

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