La caduta dei Girondini

I rovesci militari e l’insurrezione della Vandea rivelarono i limiti della leadership dei Girondini, alquanto flebile ed instabile. La vittoria su tutti i fronti di guerra poteva essere assicurata solo con una guerra totale: con la mobilitazione di tutte le risorse nazionali, con la coscrizione obbligatoria, con il razionamento dei consumi, con un’economia severamente controllata, con la cosiddetta politicizzazione delle masse.

La direzione del conflitto portava con sé un prezzo politico che i Girondini non erano disposti a pagare: non solo l’alleanza con le forze popolari, ma la necessità di velare la statua della libertà (detto di allora). La guerra totale, rivoluzionaria, non era in nessun modo compatibile con la democrazia garantista e decentrata che i Girondini continuavano imperterriti a vagheggiare. La Montagna li accusò di non saper condurre la guerra, che pure essi per primi avevano voluto, di essere incapaci di adottare contro il carovita e l’inflazione le misure straordinarie che le masse affamate reclamavano: il calmiere dei prezzi (maximum: il 29 settembre 1793 la Convenzione aveva istituito il maximum generale delle derrate e dei salari: un calmiere destinato a frenare le speculazioni dei mercanti, ma anche a contenere le paghe degli operai), le requisizioni, i soccorsi pubblici per gli indigenti, le provvidenze in favore delle famiglie dei volontari: un insieme di provvedimenti che erano incompatibili con gli interessi della borghesia trafficante e speculatrice.

Il 2 giugno 1793 le sezioni popolari parigine, appoggiate dalla Guardia nazionale, circondarono la Convenzione ed imposero l’arresto, sotto l’accusa di tradimento, di 29 deputati girondini, le menti del partito. La situazione stava precipitando. Quel giorno la Montagna trionfò, ma la situazione generale si fece sempre più difficile da gestire. La caduta dei Girondini provocò, infatti, l’insurrezione delle grandi città del Sud-Ovest: Bordeaux, Tolone, Marsiglia, Lione presero le armi contro il governo ‘accentratore’ di Parigi in difesa dei diritti della Convenzione manomessa e mutilata, a loro dire. Nel corso dell’insurrezione, che fu detta ‘federalista’, 60 degli 83 dipartimenti francesi si distaccarono dal governo centrale. Anche all’esterno, peraltro, la Repubblica era ormai una fortezza assediata. Spagnoli e Piemontesi minacciavano la Francia meridionale, nel Nord gli austriaci irrompevano oltre la frontiera, i Prussiani occupavano le province del Reno. In Vandea i contadini insorti avevano costituito un’armata ‘regia e cattolica’ che cinse d’assedio Nantes; in tutta la Francia nord-occidentale la rivolta dilagava: la guerriglia contadina spesso degenerò in forme diffuse di brigantaggio. Tolone consegnò agli Inglesi la squadra navale concentrata nel suo porto.

Sembrava che ormai la Repubblica avesse i giorni contati…

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