Istruzione generale per gli affratellati nella Giovine Italia

Per onorare al meglio quello che è stato il pensiero di Mazzini più puro, mi è sembrato opportuno riportare quasi integralmente (fatta eccezione del giuramento conclusivo e di alcune altre parti di cui può esser fatta omissione) l'”Istruzione generale per gli affratellati nella Giovine Italia”, nella quale gli ideali del patriota italiano appaiono in tutta la loro originalità, liberati da ogni residuo carbonaro. La rottura tra Mazzini e la vecchia setta avvenne dopo il fallimento dei moti del 1831, fallimento che confermò l’inadeguatezza della Carboneria.

Chiari gli obiettivi politici: indipendenza, unita, libertà.
Chiara la concezione democratica della nazione, intesa come momento di incontro degli uomini uniti in un programma politico comune (patto).
Chiaro il proposito di ricercare a tutti i costi una vasta mobilitazione popolare, perché l’emancipazione sarebbe dovuta avvenire non per virtù di pochi settari ma col concorso delle masse.
Nessuna fiducia nei principi, né speranza nell’aiuto straniero.
I mezzi per raggiungere lo scopo sono l’educazione, l’insurrezione e la dittatura rivoluzionaria provvisoria; poi, a vittoria conseguita, un’assemblea costituente avrebbe definito le istituzioni del nuovo Stato nazionale.

“Istruzione generale per gli affratellati nella Giovine Italia”:

Libertà Eguaglianza Umanità
Indipendenza Unità

La Giovine Italia è la fratellanza degli Italiani credenti in una legge di progresso e di
dovere; i quali, convinti che l’Italia è chiamata ad essere nazione – che può con forze
proprie crearsi tale – che il mal esito dei tentativi passati spetta, non alla debolezza, ma
alla pessima direzione degli elementi rivoluzionari – che il segreto della potenza è nella
costanza e nell’unità degli sforzi – consacrano, i uniti in associazione, il pensiero e l’azione
al grande intento di restituire l’Italia in nazione di liberi ed eguali una, indipendente,
sovrana.
§ 2°
L’Italia comprende: 1° L’Italia continentale e peninsulare fra il mare al sud, il cerchio
superiore dell’Alpi al nord, le bocche del Varo all’ovest e Trieste all’est; 2° le isole dichiarate
italiane dalla favella degli abitanti nativi, e destinate ad entrare, con un’organizzazione
amministrativa speciale, nell’unità politica italiana.
La nazione è l’universalità degli Italiani, affratellati in un patto e viventi sotto una legge
comune.
§ 3°
Basi dell’associazione.
Quanto più l’intento d’un’associazione è determinato, chiaro, preciso, tanto più i suoi
lavori procederanno spediti, securi, efficaci. – La forza d’una associazione è riposta, non
nella cifra numerica degli elementi che la compongono, ma nella omogeneità di questi
elementi, nella perfetta concordia dei membri circa la via da seguirsi, nella certezza che
il dì dell’azione li troverà compatti e serrati in falange, forti di fiducia reciproca, stretti in
unità di volere intorno alla bandiera comune. Le associazioni che accolgono elementi
eterogenei e mancano di programma, possono durare apparentemente concordi per l’opera
di distruzione, ma devono infallibilmente trovarsi il dì dopo impotenti a dirigere il
movimento e minate dalla discordia tanto più pericolosa, quanto più i tempi richiedono
allora unità di scopo e d’azione.
Un principio implica un metodo; in altri termini: quale il fine, tali i mezzi.
Finché il vero e pratico scopo d’una rivoluzione si rimarrà segreto ed incerto, incerta
pure rimarrà la scelta dei mezzi atti a promoverla e consolidarla. La rivoluzione procederà
oscillante nel suo cammino, quindi debole e senza fede.
La storia del passato lo insegna.
Qualunque, individuo o associazione, si colloca iniziatore d’un mutamento nella nazione,
deve sapere a che tende il mutamento ch’ei provoca. Qualunque presume chiamare
il popolo all’armi, deve potergli dire il perché. Qualunque imprende un’opera rigeneratrice,
deve avere una credenza: s’ei non l’ha, è fautore di torbidi e nulla più; promotore
d’un’anarchia alla quale ei non ha modo d’imporre rimedi e termine. Né il popolo si leva
mai per combattere quand’egli ignora il premio della vittoria.
Per queste ragioni, la Giovine Italia dichiara senza reticenza a’ suoi fratelli di patria il
programma in nome del quale essa intende combattere. Associazione tendente anzi tutto
a uno scopo d’insurrezione, ma essenzialmente educatrice fino a quel giorno e dopo quel
giorno, essa espone i principii pe’ quali l’educazione nazionale deve avverarsi, e dai quali
soltanto l’Italia può sperare salute e rigenerazione. Predicando esclusivamente ciò ch’essa
crede verità, l’associazione compie un’opera di dovere e non d’usurpazione. Pro- ponendo
al fatto la via ch’essa crede doversi tenere dagli Italiani per raggiunger lo scopo;
innalzando davanti all’Italia una bandiera e chiamando ad organizzarsi tutti coloro che la
stimano sola rigeneratrice, essa non sostituisce questa bandiera a quella della nazione futura.
La nazione libera e nel pieno esercizio della sovranità, che spetta a lei sola, darà
giudizio inappellabile e venerato intorno al ,principio, alla bandiera e alla legge fondamentale
della propria esistenza.
La Giovine Italia è repubblicana e unitaria.
Repubblicana: – perché, teoricamente, tutti gli uomini d’una nazione sono chiamati,
per la legge di Dio e dell’umanità, ad esser liberi, eguali e fratelli; e l’istituzione repubblicana
è la sola che assicuri questo avvenire – perché la sovranità risiede essenzialmente
nella nazione, sola interprete progressiva e continua della legge morale suprema – perché,
dovunque il privilegio è costituito a sommo dell’edificio sociale, vizia l’eguaglianza
dei cittadini, tende a diramarsi per le membra e minaccia la libertà del paese – perché dovunque
la sovranità è riconosciuta esistente in più poteri distinti, è aperta una via alle
usurpazioni, la lotta riesce inevitabile tra questi poteri, e all’armonia, ch’è legge di vita
alla società, sottentra necessariamente la diffidenza e l’ostilità organizzata – perché l’elemento
monarchico, non potendo mantenersi a fronte dell’elemento popolare, trascina la
necessità d’un elemento intermediario d’aristocrazia, sorgente d’ineguaglianza e di corruzione
all’intera nazione – perché, dalla natura delle cose e dalla storia è provato che la
monarchia elettiva tende a generar l’anarchia, la monarchia ereditaria a generare il dispotismo
– perché, dove la monarchia non s’appoggia, come nel medio-evo, sulla credenza,
oggi distrutta, del diritto divino, riesce vincolo mal fermo d’unità e d’autorità nello Stato
– perché la serie progressiva dei mutamenti europei guida inevitabilmente le società allo
stabilimento del principio repubblicano, e l’inaugurazione del principio monarchico in
Italia trascinerebbe la necessità d’un’altra rivoluzione tra non molti anni.
Repubblicana: – perché, praticamente, l’Italia non ha elementi di monarchia: non aristocrazia
venerata e potente che possa piantarsi fra il trono e la nazione: non dinastia di
principi italiani che comandi, per lunghe glorie e importanti servizi resi allo sviluppo
della nazione, gli affetti o le simpatie di tutti gli Stati che la compongono – perché la tradizione
italiana è tutta repubblicana: repubblicane le grandi memorie; repubblicano il
progresso della nazione, e la monarchia s’introdusse quando cominciava la nostra rovina
e la consumò: fu serva continuamente dello straniero, nemica al popolo e all’unità nazionale
– perché le popolazioni dei diversi Stati italiani, che s’unirebbero, senza offesa alle
ambizioni locali, in un principio, non si sottometterebbero facilmente ad un uomo escito
dall’un degli Stati, e le molte pretese trascinerebbero il federalismo – perché il principio
monarchico messo a scopo dell’insurrezione italiana, trascinando con sé per forza di logica
tutte le necessità del sistema monarchico, concessioni alle corti straniere, rispetto
alla diplomazia e fiducia in essa, e repressione dell’elemento popolare, unico potente a
salvarci, e autorità fidata ad uomini regi interessati a tradirci, rovinerebbe infallibilmente
l’insurrezione – perché il carattere assunto successivamente dai moti tentati in Italia insegna
l’attuale tendenza repubblicana – perché a sommovere un intero popolo è necessario
uno scopo che gli parli direttamente, e intelligibilmente, di diritti e vantaggi suoi – perché,
destinati ad avere i governi contrari tutti per sistema e terrore all’opera della nostra
rigenerazione, ci è forza, per non rimanere soli nell’arena, di chiamarvi con noi i popoli
levando in alto una bandiera di popolo e invocandoli a nome di quel principio, che domina
in oggi tutte le manifestazioni rivoluzionarie d’Europa.
La Giovine Italia è unitaria: – perché senza unità non v’è veramente nazione – perché
senza unità non v’è forza, e l’Italia, circondata da nazioni unitarie, potenti e gelose, ha bisogno
anzi tutto d’essere forte – perché il federalismo, condannandola all’impotenza della
Svizzera, la porrebbe sotto l’influenza necessaria d’una o d’altra delle nazioni vicine –
perché il federalismo, ridando vita alle rivalità locali oggimai spente, spingerebbe l’Italia
a retrocedere verso il medio-evo – perché il federalismo, smembrando in molte piccole
sfere la grande sfera nazionale, cederebbe il campo alle piccole ambizioni e diverrebbe
sorgente d’aristocrazia – perché, distruggendo l’unità della grande famiglia italiana, il federalismo
distruggerebbe dalle radici la missione che l’Italia è destinata a compiere nell’umanità
– perché la serie progressiva dei mutamenti europei guida inevitabilmente le
società europee a costituirsi in vaste masse unitarie – perché tutto quanto il lavoro interno
dell’incivilimento italiano tende da secoli, per chi sa studiarlo, alla formazione dell’unità
– perché tutte le obbiezioni fatte al sistema unitario si riducono ad obbiezioni contro
un sistema di concentrazione e di dispotismo amministrativo che nulla ha di comune coll’unità.
– La Giovine Italia non intende che l’unità nazionale implichi dispotismo, ma
concordia e associazione di tutti. – La vita inerente alle località dev’esser libera e sacra.
L’organizzazione amministrativa dev’esser fatta su larghe basi, e rispettare religiosamente
le libertà di comune; ma l’organizzazione politica destinata a rappresentar la nazione
in Europa dev’essere una e centrale. Senza unità di credenza e di patto sociale, senza
unità di legislazione politica, civile e penale, senza unità d’educazione e di rappresentanza,
non v’è nazione.
Su queste basi e sulle loro conseguenze dirette esposte negli scritti dell’associazione,
la Giovine Italia è credente, e non accoglie ne’ suoi ranghi se non chi le accetta. Sulle
applicazioni minori, e nelle molte questioni secondarie di organizzazione politica da proporsi,
essa lavora e lavorerà: ammette ed esamina le divergenze, e invita i membri dell’associazione
a occuparsene.
L’associazione pubblicherà via via scritti appositi su ciascuna delle basi accennate e
sulle principali questioni che ne derivano, esaminate dall’alto dellalegge di progresso che
regola la vita dell’umanità e della tradizione nazionale italiana.
I principii generali della Giovine Italia comuni agli uomini di tutte nazioni, e gli accennati
fin qui sulla nazione italiana in particolare verranno predicati, svolti e tradotti
popolarmente dagli iniziatori agli iniziati, e dagli iniziati, quanto più possono, all’universalità
degli Italiani.
Iniziati e iniziatori non dimenticheranno mai che le applicazioni morali diprincipii siffatti
sono le prime e le più essenziali – che senza moralità non v’è cittadino – che il principio
d’una santa impresa è la santificazione dell’anima colla virtù – che dove la condotta
pratica degli individui non è in perfetta armonia co’ principii, la predicazione de’ principii
è una profanazione infame e una ipocrisia – che solamente colla virtù i fratelli nella
Giovine Italia potranno conquistare le moltitudini alla loro fede – che se noi non siamo
migliori d’assai di quanti negano i nostri principii, non siamo che meschini settari – che
la Giovine Italia è non setta, o partito, ma credenza ed apostolato. Precursori della rigenerazione
italiana, noi dobbiamo posare la prima pietra della sua religione.
§ 4°
I mezzi de’ quali la Giovine Italia intende valersi per raggiungere lo scopo sono l’educazione
e l’insurrezione. Questi due mezzi devono usarsi concordemente ed armonizzarsi.
L’educazione, cogli scritti, coll’esempio, colla parola, deve conchiudere sempre alla
necessità e alla predicazione dell’insurrezione; l’insurrezione quando potrà realizzarsi,
dovrà farsi in modo che ne risulti un principio d’educazione nazionale. L’educazione necessariamente
segreta in Italia, è pubblica fuori d’Italia. – I membri della Giovine Italia
devono contribuire a raccogliere ed alimentare un fondo per le spese di stampa e di diffusione.
– La missione degli esuli italiani è quella di costituire l’apostolato.
L’intelligenza indispensabile ai preparativi dell’insurrezione è, dentro e fuori, segreta.
L’insurrezione dovrà presentare ne’ suoi caratteri il programma in germe della nazionalità
italiana futura. Dovunque l’iniziativa dell’insurrezione avrà luogo, avrà bandiera
italiana, scopo italiano, linguaggio italiano. – Destinata a formare un popolo, essa agirà
in nome del popolo, e s’appoggerà sul popolo, negletto finora. – Destinata a conquistare
l’Italia intera, essa dirigerà le sue mosse dietro un principio d’invasione, d’espansione, il
più possibilmente vasto ed attivo. –
Destinata a ricollocare l’Italia nell’influenza tra’ popoli e nel loro amore, essa dirigerà i
suoi atti a provare loro l’identità della causa.
Convinti che l’Italia può emanciparsi colle proprie forze – che a fondare una nazionalità
è necessaria la coscienza di questa nazionalità, e che questa coscienza non può aversi
ogniqualvolta l’insurrezione si compia o trionfi per mani straniere – convinta d’altra parte
che qualunque insurrezione s’appoggi sull’estero dipende dai casi dell’estero e non ha
mai certezza di vincere – la Giovine Italia è decisa a giovarsi degli eventi stranieri, ma
non a faRNe dipendere l’ora e il carattere dell’insurrezione. La Giovine Italia sa che l’Europa
aspetta un segnale, e che, come ogni altra nazione, l’Italia può darlo. Essa sa che il
terreno è vergine ancora per l’esperimento da tentarsi – che le insurrezioni passate non
s’appoggiarono che sulle forze d’una classe sola, non mai sulle forze dell’intera nazione –
che ai venti milioni d’Italiani manca, non potenza per emanciparsi, ma la fede sola. Essa
ispirerà questa fede, prima colla predicazione, poi coi caratteri e coll’energia dell’iniziativa.
La Giovine Italia distingue lo stadio dell’insurrezione dalla rivoluzione. La rivoluzione
incomincierà quando l’insurrezione avrà vinto. Lo stadio dell’insurrezione, cioè tutto
il periodo che si stenderà dall’iniziativa alla liberazione di tutto il territorio italiano continentale,
dev’esser governato da un’autorità provvisoria, dittatoriale, concentrata in un
piccol numero d’uomini.
Libero il territorio, tutti i poteri devono sparire davanti al Concilio nazionale, unica
sorgente d’autorità nello Stato.
La guerra d’insurrezione per bande è la guerra di tutte le nazioni che s’emancipano da
un conquistatore straniero. Essa supplisce alla mancanza, inevitabile sui principii delle
insurrezioni, degli eserciti regolari – chiama il maggior numero d’elementi sull’arena – si
nutre del minor numero possibile d’elementi – educa militarmente tutto quanto il popolo
– consacra colla memoria de’ fatti ogni tratto del terreno patrio – apre un campo d’attività
a tutte le capacità locali – costringe il nemico a una guerra insolita – evita le conseguenze
d’una disfatta – sottrae la guerra nazionale ai casi d’un tradimento – non la confina a una
base determinata d’operazioni – è invincibile, indestruttibile. La Giovine Italia prepara
dunque gli elementi a una guerra per bande, e la provocherà, appena scoppiata l’insurrezione.
L’esercito regolare, raccolto e ordinato con sollecitudine, compirà l’opera preparata
dalla guerra d’insurrezione.
Tutti i membri della Giovine Italia lavoreranno a diffondere questi principii d’insurrezione.
L’associazione li svolgerà cogli scritti, ed esporrà, a tempo, le idee e i provvedimenti
che devono governare lo stadio dell’insurrezione.
§ 5°
Tutti i fratelli nella Giovine Italia verseranno nella cassa sociale una contribuzione
mensile di 50 centesimi. Quei tra loro che potranno, s’astringeranno nel momento della
loro iniziazione all’offerta mensile d’una somma maggiore, corrispondente alle loro facoltà.
§ 6°
I colori della Giovine Italia sono: il bianco, il rosso, il verde.
La bandiera della Giovine Italia porta su quei colori, scritte da un lato le parole: Libertà,
Uguaglianza, Umanità; dall’altro: Unità, Indipendenza.

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