Memoriale per la conquista della libertà italiana

Importante documento relativo al contesto della ricerca dell’indipendenza italiana è il memoriale scritto dal patriota Ciro Menotti.

La giunta liberatrice italiana, ovvero gli esuli politici di stanza a Parigi, quando giunse la notizia dello scoppio dell’insurrezione di Modena e di Bologna, pubblicò un manifesto a nome degli emigrati italiani all’interno del quale si invitavano tutte le popolazioni della penisola, dalle Alpi all’Etna, a insorgere per la conquista della libertà per l’intera Italia. Un programma vagamente unitario di stampo repubblicano che, appellandosi a ogni classe sociale, espresse per la prima volta la volontà d’interessare al problema nazionale le classi popolari. Tra i firmatari del manifesto spiccano, per esempio, i nomi del liberale conte Porro-Lambertenghi e del democratico Filippo Buonarroti, il quale non disdegnava, in attesa della rivoluzione sociale da lui tanto auspicata, una soluzione intermedia, comunque unitaria. Da ravvisare il fatto che i moti del 1831 segnarono in Italia la comparsa di concrete motivazioni unitarie, che prima di allora si erano manifestate solo come aspirazioni isolate o pure espressioni letterarie.

Una soluzione unitaria del problema italiano venne prospettata anche nel memoriale redatto da Ciro Menotti (Migliarina di Carpi, 23 gennaio 1798 – Modena, 26 maggio 1831, patriota italiano) e inviato agli esuli italiani di Parigi, col titolo “Idee per organizzare delle intelligenze fra tutte le città dell’Italia per la sua indipendenza, unione e libertà”. Il documento, a differenza del proclama della giunta liberatrice italiana di Parigi, proponeva una soluzione monarchica rappresentativa che riservasse la corona a quel soggetto scelto dall’assemblea o congresso nazionale. Una soluzione, quest’ultima, che contrastava con la tendenza repubblicana e democratica prevalente, per influsso di Buonarroti, tra gli emigrati italiani in Francia.

Questo un estratto del memoriale:
“Lo spirito pubblico in Italia è disposto interamente per un cambiamento di reggimento politico. Per effettuarlo occorre mettere delle basi che possono agevolare la richiesta o mettere in azione le tendenze ed i sentimenti che ora sono celati. A tale oggetto in ogni città dell’Italia vi saranno delle intelligenze fra alcuni dei migliori o più influenzanti abitanti, i quali tutti d’accordo agiranno sopra ad un egual piano di operazioni; questi capi di ogni città si formeranno in comitati locali e questi saranno tanti raggi di un Comitato Centrale Italiano, che avrà la sua sede in Parigi ed al quale saranno collegati con lo stesso spirito e tendenze quegli altri comitati parziali formati da Italiani per una causa italiana nella Svizzera e nella Francia stessa. Così il Comitato Centrale Italiano di Parigi sarà una emanazione dell’opinione generale dell’Italia, come i comitati locali lo saranno rispettivamente delle loro città e province. Lo scopo di tutti questi comitati deve essere l’adempimento dei voti degli Italian, i quali tutti reclamano, in silenzio e fremendo, l’Indipendenza, l’Unione e la Libertà di tutta l’Italia.
A questo fine tutti devono intendere a formare poscia dell’Italia una monarchia rappresentativa, dando la corona a quel soggetto che verrà scelto dall’assemblea o congresso nazionale e che Roma fosse la capitale […]”.

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