Il ritorno di Napoleone Bonaparte

1° Marzo 1815: Napoleone rientra in Francia dal suo esilio sull’Isola d’Elba.

Dopo il tragico epilogo della campagna di Russia (il quale segnò il tramonto del suo dominio sull’Europa), che Napoleone additò ai rigori eccezionali dell’inverno e alla barbarie della nazione russa, la situazione divenne ulteriormente complicata. La fedeltà degli alleati, sulla quale credeva di poter ancora contare incondizionatamente, venne meno. Enorme peso ebbe la decisione del re Federico Guglielmo III di Prussia (Potsdam, 3 agosto 1770 – Berlino, 7 giugno 1840), il quale, dopo esser entrato in trattative con lo zar di Russia, dichiarò guerra alla Francia.

Altrettanto grave fu, per le sorti già segnate di Napoleone, il passaggio nel campo avversario del re di Svezia. L’Imperatore fu poi abbandonato dall’Olanda e dalla Danimarca, e per ultima si dissolse la Confederazione del Reno. La Germania intera si sollevò contro i Francesi. Inghilterra, Russia e Prussia formarono una nuova coalizione e quando a questa, nell’agosto 1813, aderì anche l’Austria, un cerchio mortale si chiuse intorno a Napoleone.

Decisiva e devastante fu la sconfitta subita da Bonaparte nella battaglia di Lipsia dell’ottobre 1813, vista la netta superiorità numerica dei coalizzati. Su un milione di richiamati alle armi, la Francia contò 250mila disertori. Napoleone dovette allontanare i suoi collaboratori più fidati dal suo governo. La situazione non fece che peggiorare.

I comandi prussiani e russi erano risoluti a marciare su Parigi per decretare anche simbolicamente la loro vittoria; nonostante la resistenza impavida offerta da Napoleone, che difese il territorio palmo a palmo fin quando poté, il 31 marzo 1814 lo zar Alessandro e il re di Prussia cavalcarono trionfalmente lungo gli Champs-Élysées alla testa delle truppe vittoriose. Napoleone trascorse giorni terribili a Fontainebleau, tentò anche il suicidio, e alla fine abdicò su richiesta dei suoi stessi marescialli. Il 6 aprile firmò così l’atto che avallò la restaurazione della monarchia nella persona del fratello minore di Luigi XVI, il quale assunse il titolo di Luigi XVIII (Versailles, 17 novembre 1755 – Parigi, 16 settembre 1824).

I governi alleati accordarono all’Imperatore sconfitto una rendita annua di due milioni di franchi, e gli imposero la relegazione presso l’Isola d’Elba. L’esilio sull’Isola dell’Imperatore avvenne in modo rocambolesco: dopo essersi imbarcato sulla fregata inglese “Undaunted” con indosso una divisa dell’esercito austriaco, Napoleone sbarcò infine il 4 maggio 1815.

I dieci mesi trascorsi da Napoleone all’Elba furono densi di impegni, tra lavori di ristrutturazione e di costruzione sull’isola e progetti per tornare in Francia e impedire la Restaurazione che il Congresso di Vienna stava ormai delineando sin dal 1° novembre 1814. L’impopolarità presso i francesi del nuovo sovrano, Luigi XVIII, assieme alle notizie pervenute sul controverso stato d’animo vissuto dalla popolazione in quel preciso contesto, furono per Napoleone motivi sufficienti per affrettare la fuga dall’Elba e ribaltare le sorti.

Si giunse così alla fatidica data del 26 febbraio 1815, era una domenica: approfittando della partenza del legato inglese, colonnello Campbell, che si era recato a Livorno credendo di poter lasciare incustodito l’illustre esiliato, Napoleone organizzò una festa per il Carnevale al Teatro dei Vigilanti a Portoferraio, con l’intento di sfruttare la confusione per imbarcarsi sul brigantino “Incostant” e lasciare l’isola. Le sentinelle inglesi non si accorsero di niente: Napoleone salpò con il brigantino, al comando del capitano Chautard, seguito da una piccola flotta che, dopo tre giorni di navigazione, raggiunse la costa francese vicino Antibes, a Golfe-Juan il 1° marzo 1815.

Il 20 marzo 1815, giorno in cui Napoleone riuscì a rientrare a Parigi, presero il via i famosi “Cent-Jours”, che si sarebbero conclusi con la sconfitta di Waterloo il 18 giugno 1815 e la seconda abdicazione di Napoleone dopo quattro giorni.

Una volta rientrato in Francia e riorganizzato rapidamente l’esercito, Napoleone chiese ai suoi nemici, nuovamente coalizzatisi, la pace, alla sola condizione di mantenere il trono di Francia: la richiesta non fu accolta positivamente. Per evitare una nuova invasione, Napoleone fece la prima mossa, entrando di sorpresa in Belgio, dove erano schierati l’esercito britannico e quello prussiano. Il suo piano prevedeva una manovra su due ali che avrebbero diviso e sconfitto separatamente i prussiani e i britannici prima che, superiori di numero, potessero congiungersi.

L’ala destra da lui comandata impegnò e sconfisse i prussiani del generale Blücher nella battaglia di Ligny, mentre il maresciallo Ney attaccò i britannici del duca di Wellington a Quatre-Bras. Tuttavia, nessuno dei due combattimenti ebbe esito determinante. Il 18 giugno 1815 ci fu la battaglia di Waterloo. Il piano strategico messo a punto da Napoleone fu compromesso da alcuni errori dei suoi marescialli. Le forze britanniche del duca di Wellington e quelle prussiane di Blücher riuscirono a sconfiggere i francesi.

Napoleone compì alcuni errori tattici e sbagliò nella scelta dei luogotenenti, rinunciando al maresciallo Louis Nicolas Davout, lasciato a Parigi, e affidandosi a Grouchy, inesperto di incarichi di comando, e a Ney, famoso per ardimento, ma non per la sua intelligenza tattica, il cui comportamento inutilmente avventato fu fra i fattori determinanti della disfatta.

Impostagli dalla Camera la nuova abdicazione, Napoleone chiese invano che venisse rispettata la sua volontà di porre sul trono all’età giusta suo figlio Napoleone II. Le forze nemiche, viceversa, entrarono a Parigi e rimisero sul trono Luigi XVIII. Napoleone si rifugiò al castello di Malmaison, la vecchia casa dove aveva abitato con la prima moglie Giuseppina, morta da poco. La sua intenzione era di fuggire negli Stati Uniti, ma rifiutò di travestirsi, come invece sarebbe stato necessario per sfuggire alla cattura, perché ciò avrebbe infamato il suo onore.

Il 15 luglio 1815 si arrese agli inglesi. Condotto dalla nave da battaglia HMS Northumberland, il 15 ottobre 1815 Napoleone fu sbarcato prigioniero ed esiliato a Sant’Elena, una piccola isola nel mezzo dell’oceano Atlantico, ai tempi ed ancora oggi possedimento britannico, così remota e sperduta da rendere impossibile ogni tentativo di fuga.

Con un piccolo seguito di fedelissimi, Napoleone fu trasferito nel villaggio interno di Longwood, dove rimase fino al decesso.

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