WWII: The Battle of the Bismarck Sea

2 Marzo 1943, Seconda guerra mondiale: inizia “The Battle of the Bismarck Sea” (la battaglia del Mare di Bismarck) – Le forze di Stati Uniti e Australia affondano navi convoglio giapponesi.

Questa fu parte del Teatro del Pacifico della Seconda guerra mondiale. La guerra del Pacifico ebbe luogo nella metà occidentale dell’Oceano Pacifico, nel sud-est asiatico e nella Cina occupata dall’esercito imperiale giapponese; fu combattuta tra l’Impero giapponese, facente parte delle Potenze dell’Asse, e lo schieramento alleato comprendente Stati Uniti d’America, Regno Unito, Cina, Australia, Paesi Bassi e Nuova Zelanda.

La battaglia prese il via quando gli aerei della Fifth Air Force statunitense e della Royal Australian Air Force (RAAF) attaccarono un convoglio giapponese che trasportava truppe verso Lae, Nuova Guinea. La maggior parte della Task Force fu distrutta, e le perdite subite dalle truppe giapponesi furono notevoli. La creazione del convoglio giapponese fu il risultato della decisione presa nel dicembre 1942 dal ‘The Imperial General Headquarters’ (parte del ‘Supreme War Council’, fondato nel 1893 per coordinare gli sforzi tra l’Esercito imperiale e la flotta durante la guerra), volta a rafforzare la propria posizione nel Pacifico Sud-Occidentale. Fu progettato un piano per spostare circa 6900 truppe da Rabaul, città della Papua Nuova Guinea, direttamente a Lae.

L’Alto Comando Giapponese sapeva che il generale statunitense Douglas MacArthur stava raccogliendo forze per dar vita ad una nuova spinta lungo il litorale Nord nella Nuova Guinea, investendo le strategiche basi aeree di Lae e Salamaua. Per impedire tale rafforzamento, bisognava a tutti i costi attuare il piano messo a punto. Il progetto era considerato rischioso, in quanto la forza aerea alleata nella zona era molto forte, ma si decise di procedere lo stesso, perché altrimenti le truppe si sarebbero trovate ad una considerevole distanza e avrebbero dovuto marciare attraverso inospitali paludi, terreni montuosi e giungle senza strade, prima di poter raggiungere la destinazione.

Il 28 febbraio 1943, il convoglio posto al comando del contrammiraglio Masatomi Kimura, composto da otto cacciatorpediniere, otto Troopship (navi trasporto) scortate da circa 100 combattenti e una nave ausiliaria (Nojima), con a bordo la 51ª Divisione e materiali di ogni genere per l’aviazione, partì da Simpson Harbour, Rabaul. La scorta aerea sarebbe stata assicurata dagli apparecchi della marina in Nuova Guinea oltre alle flottiglie dell’esercito.

Gli Alleati avevano individuato e monitorato i preparativi per il convoglio; il ‘Fleet Radio Unit, Melbourne’ (FRUMEL), una delle principali unità di intelligence a disposizione di Stati Uniti, Australia e Gran Bretagna, aveva decriptato e tradotto messaggi che indicavano la destinazione prevista del convoglio, come anche la data di arrivo. Le forze aeree alleate avevano sviluppato nuove tecnologie atte a migliorare le possibilità di attacchi aerei riusciti contro i convogli nemici.

Il convoglio si muoveva alla velocità massima di 7 nodi costeggiando il litorale nord della Nuova Britannia. Per diversi giorni non fu tuttavia avvistato, in quanto due tempeste tropicali imperversarono tra il Mare delle Salomone e il Mare di Bismarck. Alle 15:00 circa del 2 marzo alcuni Consolidated B-24 Liberator di pattuglia avvistarono il convoglio a Nord di Capo Hollman. Kimura non si lasciò intimorire, essendo sicuro dell’appoggio di cui poteva usufruire dagli aeroporti della Nuova Guinea. Non sapeva però che quella stessa mattina gli Alleati avevano pesantemente bombardato Lae e Salamaua, riducendo notevolmente gli effettivi aerei giapponesi.

Nella notte tra il 2 e il 3 marzo furono fatti decollare 137 apparecchi, per la maggior parte bombardieri, scortati da gruppi di caccia con il precipuo compito di impedire ogni azione dei caccia nipponici. All’alba del 3 marzo, avvistato il convoglio giapponese poco a Nord di Capo Gloucester, iniziò l’attacco: nonostante la contraerea e qualche caccia avversario, gli aerei australiano-americani centrarono diverse navi, e, benché costrette ad interrompere gli attacchi per le peggiorate condizioni meteorologiche, il contatto non fu perduto.

L’alba del 4 marzo vide un secondo violento attacco aereo al già provato convoglio, il quale si trovava ora nello stretto di Vittiaz. Durante la notte motosiluranti americane, partite da una base segreta posta sulla costa settentrionale della Nuova Guinea, affondarono un trasporto. Il giorno dopo, il 5 marzo, il terzo attacco aereo distrusse un cacciatorpediniere giapponese con a bordo i superstiti delle navi già colate a picco. La catastrofe era completa: solo quattro cacciatorpediniere, più o meno danneggiati, riuscirono a ripiegare e mettersi in salvo in una base nelle isole Salomone.

“The Battle of Bismarck Sea” risultò essere nettamente una vittoria alleata: a fronte di solo sei aerei abbattuti, furono affondati tutti gli otto trasporti giapponesi, quattro cacciatorpediniere e una nave ausiliaria; dieci caccia nipponici erano stati distrutti e cinque gravemente danneggiati. Degli effettivi della 51ª divisione, 3500 circa erano morti. Tutti i rifornimenti, le parti tecniche e la benzina avio, di fondamentale importanza per le guarnigioni di Lae e Salamaua, erano andati perduti. La vittoria favorì la riuscita dell’offensiva che il generale Douglas MacArthur lanciò il 30 giugno successivo, mentre il Giappone tentò di approvvigionare le sue truppe tramite sommergibili o piccole unità di superficie.

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