“Tra le nuove industrie alle quali il secolo decimottavo diede vita, la più importante fu forse quella delle costruzioni. E’ stato affermato che l’ingegnere civile, così come lo conosciamo noi oggi, è discendente diretto del geniere zappatore delle guerre del secolo decimosettimo. Ma, come che sia avvenuto in altre parti dell’Europa, in Inghilterra furono esigenze commerciali, non strategiche, che fornirono la spinta ad apportare miglioramenti nelle vie di comunicazione: gli uomini che costruirono le nuove strade, i canali, i ponti, le ferrovie, erano civili, che lavoravano non agli ordini dello Stato ma di privati, o di società di privati, ansiosi di incrementare il movimento commerciale della zona dalla quale essi traevano i loro profitti personali. Tra questi in primo piano si trovavano i grandi proprietari terrieri, alla cui testa c’era il secondo duca di Bridgewater, Francis Egerton, che, a quel che si dice, investì più di un quarto di milione di sterline in opere di sviluppo delle sue miniere di carbone e in canali.
[…] L’era dei canali fu breve – coincise col periodo 1760-1830 – ma vide importantissimi cambiamenti nella sfera della vita economica. Il costo delle merci voluminose o pesanti, come carbone, ferro, legname, pietra, sale, argilla, fu sensibilmente ridotto; le regioni agricole lontane dai mercati vennero immesse nel circuito; fu allontanato lo spettro della carestia locale sia di generi alimentari che di combustibile; e la maggior frequenza di contatti favorita dalle nuove vie di comunicazione esercitò un’influenza civilizzatrice sulle popolazioni dell’interno.
[…] Cambiamenti paralleli avvenivano nel sistema viario della Gran Bretagna. Nella prima metà del secolo erano state approvate leggi per la regolamentazione del traffico, che definivano per esempio il limite di peso del carico, il numero di cavalli per ogni veicolo, la larghezza del bordo delle ruote, ecc.: il principio informatore di questo regolamento era quello di adattare il traffico alla strada. Dopo il 1750 si fecero invece dei tentativi di adattare la strada al traffico. Aumentò notevolmente il numero delle vie private a pedaggio, specie attorno al 1750, e poi ancora attorno al ’90, quando diminuì il saggio d’interesse; e nelle fiorenti regioni industriali del Nord, in particolare, diversi ingegneri autodidatti lavorarono molto per migliorare la portata delle strade maestre.
[…] La maniera di viaggiare ne uscì rivoluzionata. I carri soppiantarono i cavalli da soma in molte parti del paese; il numero dei veicoli pubblici e privati crebbe oltre misura; e nel ventennio seguito a Waterloo l’Inghilterra attraversò l’era delle veloci diligenze, delle affollate locande aperte lungo le strade, e di quella cura dello stile e dell’aspetto dei cavalli che ancora oggi non è del tutto scomparsa. Se per l’industria il miglioramento delle strade fu meno importante di quello delle vie d’acqua, notevoli furono invece gli effetti sul commercio interno: il posto del messo venne preso dal commesso viaggiatore; la posta divenne un più efficiente mezzo di corrispondenza; e più semplice e spedito fu reso il sistema delle ordinazioni e delle rimesse di danaro…”I ca