Alle origini del “Potere Aereo”

“Il Potere Aereo”

Non appena i fratelli Wright svelarono i segreti del volo a motore, l’aviazione divenne prevalentemente un gioco per i giovani: per la sua intrinseca natura attrasse spiriti avventurosi fisicamente idonei, intellettualmente all’altezza e inclini a considerazioni pragmatiche, più che filosofiche. Coloro che si proiettarono in questo innovativo scenario considerarono l’aria come un ambiente nuovo, di sperimentazione, del tutto libero dagli usi e dalle consuetudini del passato.

Mossi dalla passione per il volo e per il progresso in essere dell’aviazione, gli scrittori della prima ora raramente riuscirono ad essere analitici e distaccati nelle loro considerazioni. I loro punti di vista sul ruolo che il potere aereo poteva giocare in una guerra si spingevano regolarmente oltre la realtà del momento, provocando disappunto tra i convertiti e derisione da parte degli scettici. Inoltre, gli aviatori spesso si ritenevano una razza a parte, così che molti rinunciarono nel tentare di penetrare i segreti dei sacerdoti del volo.

Un altro fattore che spingeva contemplativi e filosofi a tenersi lontani dall’aeronautica fu un certo disagio verso quella che appariva come una incallita convinzione degli aviatori, secondo i quali il genere di guerra futura di cui parlavano poteva in qualche modo fornire soluzioni rapide, pulite, meccaniche e impersonali a problemi con i quali altri avevano lottato per secoli. Queste impressioni sono state all’origine di una vera e propria riluttanza evidenziata dagli estranei al gruppo, specialmente da parte degli storici accademici, a specializzarsi nel campo dell’aeronautica, lasciando così per molto tempo la trattazione dell’argomento agli storici ufficiali e delle varie forze armate aeree, come anche agli “Aviation Writers”, gruppo di appassionati, entusiasti ma inesperti.

L’espressione “Potere Aereo” risale almeno al 1908, alla “War in the Air” di H. G. Wells. L’idea per cui il mezzo aereo richieda ai governi di essere preparati a una guerra lampo, in cui la guerra marittima e terrestre è possibile solo se una nazione dispone del comando dell’aria, fu per la prima volta esposta dal maggiore J. D. Fullerton del “British Royal Engineers” ad un convegno di esperti militari tenutosi a Chicago nel 1893, durante l’Esposizione Colombiana Universale. Fullerton parlò allora di una “Rivoluzione nell’arte della guerra”, la quale avrebbe richiesto cambiamenti nel modello delle navi, il frazionamento degli eserciti sui campi di battaglia e nuovi standard per la costruzione delle fortezze.

“Il lavoro principale sarà fatto nell’aria, e l’arrivo della flotta aerea sulla capitale nemica concluderà probabilmente la campagna”, sostenne a gran voce. Gran parte di queste lungimiranti predizioni ricevettero tuttavia scarsa attenzione.

Alla vigilia della Grande Guerra, i primi fragili velivoli, costituiti principalmente di legno, tela e corda, non furono presi sul serio dalla maggior parte degli ufficiali, impegnati nel tentare di capire come poter utilizzare al meglio le mitragliatrici, le possibilità del trasporto motorizzato di terra e le concomitanti rivoluzioni negli armamenti e nei mezzi corazzati della Marina. Opinione comune era che, al massimo, i nuovi aerei potessero esser sfruttati come modesto e parziale ausilio ai mezzi di guerra tradizionali. Ma i limiti esistenti nell’autonomia, nella velocità, nella capacità di raggiungere alte quote sarebbero stati superati più in fretta di quanto si potesse immaginare.

La grande mobilità e autonomia degli aerei a motore, soprattutto rispetto agli aerostati, fece sì che fossero usati nella ricognizione fin dall’inizio della guerra. Presto gli aerei da ricognizione dotati di qualche artiglieria rappresentarono una seria minaccia per le truppe di terra. Dato che prima della guerra non era stata ancora messa a punto un’artiglieria specifica contro gli aerei, l’unico modo per cacciare gli intrusi in ricognizione sulle proprie posizioni era quello di tentare di abbatterli con le armi (pistole, fucili, mitragliatrici) montate a bordo dei propri aerei. Dunque, il ruolo di ricognizione e quello di inseguimento furono i primi ad emergere chiaramente. Altri seguirono rapidamente.

Una prima innovazione fu quella di appoggio tattico alle forze impegnate nello scontro, dove le armi e le bombe venivano dirette contro le posizioni delle truppe a terra, con il duplice scopo di supportare l’avanzata delle proprie truppe e di ostacolare l’avanzata del nemico. Così gli aerei operarono sia a ridosso delle truppe sia a breve distanza dalle retrovie nemiche: contro i punti di raduno delle truppe, depositi degli approvvigionamenti, incroci importanti, quartieri generali, punti di smistamento dei rifornimenti e così via.

Alla fine della guerra, in seguito alle incursioni aeree tedesche contro l’Inghilterra, si cominciò a pensare alla forza aerea come ad una forza operante in maniera indipendente dagli eserciti di terra e dalle marine. Il suo compito sarebbe stato quello di attaccare obiettivi molto lontani dal fronte di combattimento con lo scopo di distruggere gli elementi essenziali delle capacità del nemico di condurre la guerra, bombardando le sue industrie, i suoi nodi di trasporto e i suoi centri di governo.

Il “memorandum Smuts” dell’agosto 1917, il quale condusse alla creazione della Royal Air Force, discusse la guerra aerea in questi termini: “Per quanto è oggi possibile prevedere, non c’è assolutamente alcun limite al suo futuro uso indipendente in guerra. E non può essere lontano il giorno in cui le operazioni aeree, devastando terre nemiche e distruggendo su vasta scala centri industriali e popolosi, potranno diventare le operazioni più importanti di una guerra, rispetto alle quali le più vecchie forme di operazioni militari e navali potrebbero diventare secondarie e subordinate”.

Alla fine della guerra, nel novembre 1918, il potere aereo non aveva tuttavia raggiunto tale primato. Come strumento di guerra era ancora agli albori avendo avuto un ruolo talvolta straordinario e sempre più importante, ma nondimeno largamente inessenziale nella determinazione del risultato.

Più grande dell’impatto del potere aereo sulla guerra era stata l’influenza della guerra sui successivi sviluppi del potere aereo.

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