Il movimento della “Rosa Bianca”

18 Febbraio 1943: i Nazisti arrestano i membri del movimento della “Rosa Bianca”, gruppo di studenti cristiani che si oppose in modo non violento al regime.

Il gruppo era composto da cinque studenti dell’Università di Monaco, tutti poco più che ventenni, capeggiati da Hans Scholl e da sua sorella Sofia. A loro si unì un professore di filosofia, Kurt Huber. Per mezzo di missive note come “lettere della Rosa bianca”, questi svolsero un’attiva propaganda anti-nazista anche in altre università tedesche, specie a Berlino. Scoperti e processati, furono riconosciuti colpevoli di alto tradimento e, di conseguenza, condannati a morte. Una cospirazione isolata, dunque, ma dotata tuttavia di grande significato.

Il gruppo portò avanti la propria protesta contro il regime attraverso mezzi pacifici, come la distribuzione di volantini; inneggiava alla resistenza passiva e alla non partecipazione alla guerra portata avanti dalla Germania. Di forte fede cristiana e convinti federalisti europei, la “Rosa Bianca” finì con l’opporsi direttamente ad Adolf Hitler con l’ennesimo opuscolo distribuito nel febbraio 1945, azione che li portò direttamente alla ghigliottina. La loro propaganda si basava sul rigettare la violenza che caratterizzava la Germania di quel periodo; credevano nell’utopia della costruzione prossima di un’Europa federale che aderisse ai principi cristiani di tolleranza e giustizia. Citando estensivamente la Bibbia, si appellarono a quella che consideravano l’intellighenzia tedesca, credendo che si sarebbe intrinsecamente opposta al Nazismo.

Queste le parole pronunciate da Theodor Heuss, allora presidente della Repubblica Federale Tedesca, il 22 febbraio 1953, in occasione della cerimonia commemorativa finalizzata a mantenere vivo il ricordo di quei ragazzi: “Allorché, dieci anni fa, apprendemmo l’audace tentativo compiuto dai fratelli Scholl e dalla cerchia dei loro amici per scuotere la coscienza della gioventù studiosa, comprendemmo che questo grido dell’anima tedesca avrebbe continuato a risuonare attraverso la storia. La morte non può – non ha potuto – ridurlo al silenzio. Le parole che, scritte su pezzetti di carta, svolazzarono per l’Università di Monaco, erano un faro, e tali sono rimaste. Così la valorosa morte dei giovani che contrapponevano alle frasi vuote e alla menzogna la purezza di intenti e il coraggio della verità, si trasformò, con lo spegnersi delle loro vite, in una vittoria. Il loro apparire nella tragedia tedesca deve essere inteso, quindi, come un tenue raggio di luce acceso nell’ora più buia”.

Di seguito, un estratto del libro “La Rosa Bianca” di Inge Scholl, sorella maggiore di Hans e Sophie:

“Principale preoccupazione di ogni tedesco dev’essere non la vittoria militare sul bolscevismo, ma la sconfitta dei nazionalsocialisti. Questa deve essere assolutamente al primo posto. La preminente necessità di quest’ultima esigenza sarà da noi dimostrata in uno dei nostri prossimi fogli. A questo punto ogni deciso avversario del nazionalsocialismo deve porsi il seguente interrogativo: qual è il modo più efficace possibile per lottare contro lo Stato in cui viviamo? Come gli si possono assestare i colpi più duri? Senza dubbio mediante la resistenza passiva […]

Si impone il sabotaggio dell’industria degli armamenti e nelle aziende aventi importanza bellica. Occorre sabotare tutte le adunate, manifestazioni, festività, organizzazioni create dal partito nazionalsocialista. Bisogna impedire il funzionamento regolare della macchina bellica. È necessario il sabotaggio in tutti i settori scientifici e spirituali operanti per la continuazione della guerra attuale: nelle università, negli istituti superiori, nei laboratori, negli istituti di ricerca, negli uffici tecnici […] Non date un centesimo alle collette fatte per strada, neanche se si ammantano del pretesto di scopi di beneficienza. Questa non è che una mimetizzazione […]

Per noi non esiste che una parola d’ordine: lotta contro il partito. Uscire dalle organizzazioni di partito, in cui si vuole continuare a farci star zitti per forza in materia politica. Uscire dalle aule dove parlano i piccoli e grandi gerarchi e leccapiedi delle SS. A noi preme la vera scienza e l’autentica libertà spirituale. Nessuna minaccia può spaventarci, neppure la chiusura dei nostri atenei. Si tratta della lotta di ogni singolo per il nostro avvenire, per la nostra libertà, per il nostro onore, in uno Stato conscio della propria responsabilità morale”.

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