La Battaglia di Vezza d’Oglio

4 luglio 1866: la Battaglia di Vezza d’Oglio

La battaglia si svolse entro la Terza guerra d’indipendenza. Consistette in un fallito tentativo italiano di respingere truppe di montagna austriache che avevano disceso il Passo del Tonale. Vide contrapposti reparti dell’esercito austriaco, discesi per l’appunto dal Passo del Tonale, e reparti del Corpo Volontari Italiani al comando di Giuseppe Garibaldi.

Vezza d’Oglio è un comune italiano della Val Camonica, provincia di Brescia, in Lombardia.

All’inizio della guerra fra Italia, in alleanza con la Prussia, e Austria, l’esercito italiano era schierato al confine su due armate: l’Armata del Mincio, al comando del generale Alfonso La Marmora, e l’Armata del Po, al comando del generale Enrico Cialdini; queste, tuttavia, erano troppo distanti fra loro per potersi sostenere reciprocamente. Per questo motivo, come anche per la nota rivalità fra i due generali, l’esercito italiano venne sconfitto a Custoza.

La battaglia di Custoza del 24 giugno 1866 fu la battaglia che diede inizio alle manovre offensive della Terza guerra d’indipendenza sulla terraferma e che vide la sconfitta delle truppe italiane, numericamente superiori e comandate dal generale La Marmora, di fronte alle truppe austriache dell’arciduca Alberto d’Asburgo, duca di Teschen. Per quanto riguarda il confine alpino fra Lombardia e Trentino, ancora all’epoca appartenente all’Austria, la sua difesa venne affidata al Corpo Volontari Italiani di Giuseppe Garibaldi, che aveva il compito di presidiare le principali vie di comunicazione: il Passo dello Stelvio, a Nord, il Passo del Tonale, al centro, il Lago d’Idro, a Sud.

La Valle Camonica rappresentava per l’Austria un accesso naturale verso l’Italia attraverso il Passo del Tonale, ma si temevano penetrazioni nemiche anche attraverso la Valtellina, la Valsaviore e il Passo di Crocedomini. Per questo vennero creati punti di difesa a Breno, Cedegolo e oltre Edolo. La difesa della valle, già allarmata dalla discesa di truppe da montagna austriache al comando del maggiore Ulysses Von Albertini, venne affidata al 4° Reggimento Volontari del tenente colonnello Giovanni Cadolini.

Cadolini inviò da Bergamo il suo 1° Battaglione Volontari, al comando del maggiore Vincenzo Caldesi, che si riunì in valle al 44° Battaglione della Guardia Nazionale. Caldesi prese posizione a Incudine, dove si trincerò e posizionò due cannoni da montagna, e inviò come avanguardia a Vezza d’Oglio una compagnia e mezza del 1° Battaglione Volontari guidata dal capitano Antonio Malagrida.

Il 2 luglio Caldesi ricevette l’ordine di perfezionare le opere di fortificazione. In caso di attacco austriaco, l’avanguardia sarebbe dovuta ripiegare da Vezza d’Oglio. Negli stessi giorni, a seguito di informazioni pervenute sul numero dei soldati austriaci al Tonale, parzialmente infondate, Garibaldi dispose l’invio in Valle Camonica anche del 2° Battaglione Bersaglieri Volontari al comando del maggiore Nicostrato Castellini, il quale raggiunse all’alba del 3 luglio le truppe di Caldesi.

Castellini dispose il suo comando a Davena e schierò le sue quattro compagnie fra Grano e la riva destra del fiume Oglio. Il 3 luglio le forze italiane erano così disposte: il 1° Battaglione Volontari davanti a Incudine, fatta eccezione della Compagnia a Vezza d’Oglio e della mezza Compagnia a Grano; il 2° Battaglione Bersaglieri Volontari fra Davena e Vezza d’Oglio; due compagnie del 44° Battaglione della Guardia Nazionale con due cannoni al ponte del Salto del Lupo. In tutto, circa 1200 uomini.

La notte del 4 luglio 1866 gli austriaci occuparono il borgo di Vezza su quattro colonne: lungo la sponda sinistra dell’Oglio, la sponda destra, la strada di San Clemente, la strada di Carona. Vezza d’Oglio venne completamente occupata dagli austriaci, i quali avevano piazzato anche quattro cannoni sul monte Castello. Gli italiani avanzarono su tre fronti: alla sinistra, verso la frazione di Grano, al centro, verso il paese, alla destra, contro i nemici che occupavano la sponda destra dell’Oglio. Nel tentativo di impadronirsi dei cannoni sul monte Castello, lo stesso maggiore Castellini perse la vita bersagliato da numerosi colpi. L’attacco italiano proseguì alla baionetta sotto il comando del capitano Oliva.

Verso le 8 gli austriaci avanzarono con i loro reparti, costringendo gli italiani al ritiro. Questi fuggirono in rotta verso Edolo, dove si trincerarono; gli austriaci, avanzati fino a Davena, e recuperati i loro feriti, si ritirarono oltre il Tonale.

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