Dominio e declino del potere occidentale

Torniamo un attimo a soffermarci su delle tematiche attuali. Interessante la disamina di Huntington relativa al rapporto forza/potere della civiltà occidentale sullo scenario mondiale all’interno dell’evoluzione storica.

Due sono le immagini del potere occidentale in rapporto alle altre civiltà:

Immagine di dominio: l’Occidente si rivela essere quell’unica civiltà ad avere interessi sostanziali in tutte le altre civiltà o regioni del mondo, in grado poi di detenere la capacità di influenzare gli indirizzi politici – economici – di sicurezza. Le società di altre civiltà hanno (o hanno avuto) bisogno dell’aiuto occidentale per raggiungere i propri obiettivi e difendere i propri interessi.

Le nazioni occidentali:
possiedono/dirigono il sistema bancario a livello internazionale
risultano essere i principali acquirenti nel mondo
dominano i mercati internazionali dei capitali
detengono una leadership morale in diverse società
sono in grado di compiere massicci interventi militari in ogni angolo del globo
sono all’avanguardia scientifica e tecnologica
dominano lo spazio, le comunicazioni, gli armamenti

Immagine di declino: contrariamente a quanto si sarebbe potuto presupporre, la vittoria nella Guerra Fredda ha portato non al trionfo, ma ad una sorta di esaurimento, ad un Occidente sempre più afflitto da problemi e bisogni interni: crescita economica lenta, disoccupazione, disavanzi pubblici, droga, criminalità, sono solo alcuni dei problemi che affliggono la nostra società.
Il potere economico sembra spostarsi rapidamente verso l’Asia Orientale, ed altrettanto iniziano a fare il potere militare e l’influenza politica.

In sostanza l’Occidente occupa una posizione dominante ancora nello scenario mondiale, e la sua influenza resterà decisamente elevata in termini di potere e influenza per buona parte del XXI secolo. Nel contempo, tuttavia, si sta verificando un graduale mutamento nei rapporti di forza tra le varie civiltà, con il potere occidentale che dovrà vivere un inevitabile declino.

Potremmo individuare tre caratteristiche di fondo che descrivono in maniera impeccabile questo declino che sta vivendo la società occidentale:

1. Processo lento: l’ascesa durò all’incirca 400 anni, la recessione potrebbe richiedere altrettanto tempo. Il declino è ancora nella sua fase iniziale, la più lenta, ma potrebbe subire una drammatica e improvvisa accelerazione.
2. Processo non identificabile da un moto uniforme, ma è un fenomeno irregolare, con pause e inversioni.
3. Potere significa la capacità, propria di un gruppo o di un individuo, di modificare la condotta di altri. Ciò può avvenire tramite induzione – costrizione – esortazione, e richiede da parte di chi detiene il potere grandi risorse economiche – militari – istituzionali – demografiche – politiche – tecnologiche – sociali, risorse che oggi cominciano a calare inevitabilmente,

Huntington individua poi i tre principali sintomi del declino:

1. Territorio e popolazione. Quantitativamente, gli occidentali rappresentano una minoranza sempre più esigua della popolazione mondiale. Qualitativamente, i popoli dei paesi non occidentali stanno diventando sempre più agiati – urbanizzati – alfabetizzati – istruiti. Questi mutamenti hanno creato popolazioni socialmente mobili, con maggiori capacità e aspettative. Rispetto al 1920, sono meno i territori controllati direttamente dall’Occidente (calo demografico dipende dal calo dei territori controllati e dal calo del tasso di crescita e di natalità).
2. Attività economica. Occidente colpito da una riscontrabile stagnazione economica, mentre le civiltà non occidentali hanno delle economie in crescita, specie la Cina, Singapore, l’India, il Brasile e la Russia. Secondo una stima del 1991, quattro delle sette maggiori potenze economiche erano paesi non occidentali (Giappone – Russia – Cina – India).
3. Capacità militare. La potenza militare presenta quattro fondamentali dimensioni che la rappresentano: quantitativa (numero di uomini, armi, apparecchiature, risorse) – tecnologica (capacità offensiva, quindi sofisticatezza di armi ed apparecchiature; l’elemento tecnologico può superare la quantità) – organizzativa (variabile che si riferisce alla coesione – disciplina – addestramento – morale truppe – efficacia dei rapporti di comando e controllo) – sociale ( capacità e propensione di una società di proiettarsi all’utilizzo della forza militare; l’atteggiamento dell’opinione pubblica rivela sempre la sua importanza sia per il morale che nel gestire determinate situazioni).

Il declino occidentale riguarda la componente demografica ed economica, ma non quella relativa alla capacità militare e, nel complesso, per quanto riguarda l’evoluzione delle capacità militari a livello globale dopo il 1989, sono dominanti 5 tendenze:

forze armate sovietiche smantellate; a parte la Russia, solamente l’Ucraina ha ereditato un significativo potenziale militare
la contrazione dell’apparato militare russo ha generato una riduzione delle spese militari in occidente
Cina – Pakistan – Giappone (Asia Orientale) hanno rafforzato il proprio apparato militare
gli arsenali militari, comprese le armi di distruzione di massa, si stanno diffondendo in tutto il mondo
la tendenza principale della strategia e del potere militare nel mondo successivo alla fine della Guerra Fredda è una: regionalizzazione

Conclusione. L’Occidente resterà la civiltà più potente ed influente fino ai primi decenni del XXI secolo, in seguito continuerà a detenere un sostanziale vantaggio nel personale scientifico, nella ricerca, nello sviluppo, nell’innovazione tecnologica militare e civile, ma il controllo sulla altre fonti di potere sta sempre più suddividendosi entro le civiltà non occidentali.

Una delle logiche conseguenze di questo inevitabile declino potrebbe essere la cosiddetta indigenizzazione, ovvero un processo che vedrebbe la rinascita delle culture non occidentali. La distribuzione delle culture nel mondo rispecchia e ricalca la distribuzione del potere, in quanto la cultura segue quasi sempre il potere stesso.

Nye distingue tra potere coercitivo (hard power), ovvero il potere di comandare facendo leva sulla forza militare ed economica, e potere persuasivo (soft power), ovvero la capacità di uno stato di indurre altri paesi a volere ciò che esso vuole in virtù dell’attrattiva esercitata dalla propria cultura e ideologia (elementi che, per consuetudine, tendono a diventare attraenti quando si ritiene che i loro fondamenti siano autorevolezza e successo materiale; il potere persuasivo è tale solamente quando poggia su un fondamento minimo di potere coercitivo).

Per molti secoli, i popoli non occidentali hanno invidiato all’occidente stesso il riscontrabile benessere e l’ostentata potenza militare, allora irraggiungibile, e si diffuse la convinzione che per diventare ricchi bisognasse seguire le orme dei paesi del blocco occidentale. Oggi, le popolazioni non occidentali attribuiscono il loro impetuoso sviluppo economico all’adesione alla propria cultura, e si scagliano con forza contro i valori occidentali per promuovere i loro. Quindi, il termine indigenizzazione indica un sostanziale rifiuto dell’Occidente, non legato al suo stile di vita, ma al pragmatismo e al laicismo che sono valori distanti, impossibili da praticare, ed è concertato dalla rinascita delle religioni cui stiamo assistendo oggi.

La rivincita di Dio.
Fenomeno che ha interessato tutte le civiltà e che ha comportato una generale rinascita del sentimento religioso in molte popolazione. Si tratta di un nuovo approccio religioso, volto al recupero della sacralità come fondamento della società. Tale rinascita religiosa ha comportato l’espansione di alcune religioni in società dalle quali erano assenti, ma ha altrettanto significato il ritorno delle religioni tradizionali delle rispettive comunità, nonché l’attribuzione a esse di nuovi e importanti significati. Nacquero movimenti fondamentalisti dediti alla purificazione di dottrine e istituzioni proprie e alla riconfigurazione dei comportamenti individuali – sociali – pubblici, movimenti con importante influenza politica.

Dopo il 1989, l’importanza e l’onnipresenza della religione si è manifestata in molti stati ex comunisti, in quanto la religione ha logicamente riempito quel vuoto lasciato dalla scomparsa dell’appartenenza all’ideologia.
In sostanza, dopo il crollo delle appartenenza ideologiche erano necessarie nuove fonti di identificazione, di appartenenza e comunanza, nuovi corpi di regole morali che dessero senso e scopo alla vita. Ci fu inoltre una reazione al laicismo, con i gruppi religiosi che andarono incontro ai bisogni sociali insoddisfatti dalle istituzioni statali. Il trauma della modernizzazione portò ancora ad una evidente perdita dei valori, cui la religione cercò di ovviare. Il sentimento di rinascita religiosa nacque soprattutto dalla classe sociale media. La religione, autoctona o importata, offre valori di orientamento alle élite emergenti delle società in via di modernizzazione.

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Un commento su “Dominio e declino del potere occidentale

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