La Seconda Guerra Boera

11 Ottobre 1899: inizia la Seconda Guerra Boera.

Scoppiò in quel giorno il conflitto tra la Gran Bretagna e i coloni di origine olandese delle repubbliche sudafricane dell’Orange e del Transavaal. Ai successi iniziali dei Boeri, Londra rispose con una spietata condotta di guerra, alla quale non fu estranea la creazione di campi di concentramento per le popolazioni civili.

Sul finire del XIX secolo, le grandi potenze europee (Inghilterra, Germania e Francia) erano in competizione tra loro per creare immensi domini coloniali. Sotto la guida del ministro delle colonie Joseph Chamberlain, l’Inghilterra si lanciò in una concitata politica d’espansione nell’Africa meridionale, dove Cecil Rhodes esplorò e conquistò il bacino dello Zambesi. Rhodes, diventato Primo Ministro della Colonia del Capo, credeva di essere destinato a realizzare la supremazia britannica su tutta l’Africa. Convinto della superiorità intrinseca della razza bianca, egli aveva inizialmente sperato di associare i Boeri al suo progetto di dominio sul continente nero.

Questa missione inglese indispettì non poco i Boeri, discendenti degli antichi coloni olandesi stabilitisi in Africa meridionale attorno alla metà del 1600. Nel 1836 questi fondarono le due piccole repubbliche del Transvaal e dell’Orange. Essi si sentivano ormai assediati dalle invadenti colonie britanniche e non volevano nel loro Paese capitali e cercatori inglesi, la cui intenzione era di sfruttare anche le risorse minerarie del territorio boero.

Quando gli Inglesi nominarono Sir Alfred Milner, imperialista sfegatato come Rhodes, alla carica di Alto Commissario al Capo (1897), fu evidente l’intenzione britannica di porre fine all’indipendenza delle repubbliche boere. Consapevoli del pericolo imminente, nel 1898 lo Stato Libero d’Orange e la Repubblica Sudafricana pattuirono un’alleanza formale e acquistarono grandi quantitativi di armi dalla Germania e dalla Francia.

Il 9 ottobre 1899 Kruger, presidente della Repubblica del Transvaal e leader della resistenza boera, diede un ultimatum all’Inghilterra, intimandole di ritirare entro le successive 48 ore tutte le truppe dislocate lungo la frontiera del Transvaal. In tutto il territorio della Repubblica Sudafricana venne proclamata la legge marziale, mentre lo Stato Libero d’Orange iniziava la mobilitazione. La Guerra Anglo-Boera era formalmente iniziata.

Dapprima i Boeri, per quanto in inferiorità numerica e scarsamente preparati militarmente, riuscirono a imporre ai loro avversari perdite importanti. Nel febbraio del 1900 i Boeri del Transvaal lanciarono una pesante offensiva lungo tutto il fronte, dal Natal fino al confine con la Rhodesia, ottenendo successi importanti, ma non decisivi. L’incapacità dei comandanti boeri di inseguire le unità britanniche in ritirata e di approfittare del buon esito delle operazioni condotte si rivelarono errori gravissimi, in quanto diedero tempo all’esercito Inglese di riorganizzarsi e reagire.

Londra mandò in Africa del Sud oltre 450000 uomini, arrivati da tutto l’Impero e comandati dai migliori ufficiali. Contro di loro, i Boeri erano in grado di schierare solamente 20000 uomini, oltretutto sfiniti dopo mesi di terribili combattimenti. La nomina di Lord Kitchener, il vincitore di Khartoum, a capo di Stato Maggiore dell’esercito britannico, rappresentò un momento-chiave per l’esito del conflitto.

Ai primi di marzo 1900 lo Stato Libero d’Orange venne invaso dalle “giubbe rosse”, e a fine maggio cessò definitivamente di esistere. Kruger tentò alla disperata di rendere consapevoli i governi europei della causa boera, ma nessuna potenza volle pregiudicare i propri rapporti con la Gran Bretagna per una guerra così lontana e il cui esito era ormai segnato. Il viaggio del Presidente sudafricano per le capitali del Vecchio Continente fu dunque un completo fallimento. Dopo la resa del Transvaal nel 1902, Kruger si esiliò in Svizzera, Paese in cui morì il 14 luglio 1904. Nello stesso anno le sue ceneri furono portate in Sudafrica, nel cimitero di Pretoria.

All’inizio del 1901 l’esercito boero non c’era più, e solo pochi erano in grado di continuare la lotta. Iniziò, dopo la caduta di Pretoria (primavera del 1901), un periodo di spietata guerriglia, di fronte alla quale gli Inglesi furono del tutto impreparati e impotenti.

L’instabilità divenne totale e intere regioni si sottrassero all’autorità britannica. Per opporsi alla resistenza boera, Kitchener cambiò tattica: i soldati inglesi si barricarono nelle città, alzarono fortini e reticolati a difesa delle linee ferroviarie e addestrarono unità mobili miste, composte da cavalleria e fanteria montana, in grado (almeno teoricamente) di lottare sullo stesso terreno degli avversari.

Ma i risultati furono molto scarsi. Kitchener decise allora per la “guerra totale”, reclutando le tribù indigene (Kafir e Zulù) e spingendole a dare la caccia ai guerriglieri sul campo, mentre le truppe britanniche “bianche” si avventarono sulle fattorie boere, bruciandole e deportandone gli abitanti. Famiglie intere furono imprigionate in campi di concentramento e furono molti a morire per epidemie e per fame.

Fu un vero e proprio genocidio: al termine della guerra, la popolazione boera era ridotta a meno della metà. Le cifre di mortalità nei campi eretti da Kitchener furono incredibili. L’opinione pubblica inglese, americana ed europea non nascose sdegno e dissenso per queste crudeltà, ma la guerra proseguì ugualmente.

Al termine dell’inverno 1902, esausti e senza più munizioni, gli ultimi guerriglieri boeri capitolarono. La guerra finì il 31 maggio 1902, e i territori boeri passarono sotto la sovranità di Edoardo VII, figlio della Regina Vittoria. Sarebbe passato un altro interminabile anno prima della chiusura dei campi di concentramento.

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