Il tramonto militare di Napoleone

Il tramonto militare di Napoleone

Quali furono le cause che decretarono il tramonto di Napoleone?

Occorre ricordare in questa sede che quando Napoleone decise l’invasione della Russia, i suoi avversari avevano già cominciato a beneficiare degli elementi che avevano contraddistinto la rivoluzione della guerra, e non si rese conto in quello specifico contesto che la sua assoluta superiorità era oramai vacillante.

Da giovane aveva percepito l’efficacia del colpire al cuore il potere del suo avversario, e questo metodo era diventato il più grande punto di forza; il mezzo più sicuro stava nell’accumulare forze armate numericamente imponenti e concentrarle su obiettivi considerati essenziali. Napoleone escludeva guerre limitate per obiettivi circoscritti, e così non solo limitava le proprie scelte, i propri orizzonti, ma era sovente costretto a lanciarsi in guerre che lo costringevano ad impiegare una quantità di risorse superiore rispetto a quanto l’Impero poteva sopportare, e stimolava i suoi avversari a compiere sforzi straordinari. Inoltre, insistendo sul comando di un uomo solo, non incrementò le capacità dello Stato Maggiore, non più in grado di stendere piani strategici né di sviluppare una capacità istituzionale tale da prendere decisioni importanti e indipendenti. Fino a che l’esercito combatté in aree limitate territorialmente, i danni furono limitati; ma poiché la dimensione degli eserciti e il loro impegno in teatri di guerra lontani aumentarono, il controllo strategico di Napoleone collassò.

Certamente, soprattutto in alcune situazioni, una divisione delle responsabilità avrebbe comportato indubbi benefici. L’invasione della Russia oltrepassò i limiti della ragione, fu un azzardo disperato e assolutamente non necessario, come anche la decisione di avanzare verso Mosca sebbene l’esercito russo non fosse stato ancora distrutto sul campo. Il rifiuto di siglare una pace di compromesso nell’estate 1813 impose ai Francesi una campagna d’autunno dai pronostici assai sfavorevoli. La campagna del 1814, poi, si rivelò un inutile salasso, cadde nel più totale vuoto politico. Furono queste operazioni che mancarono di un razionale scopo politico.

Tuttavia, le sconfitte degli ultimi anni non intaccarono la statura del militare Napoleone. La grande maggioranza degli studiosi guardarono alle campagne napoleoniche come al preludio della guerra moderna; tentarono di carpirne i segreti più nascosti, di analizzarne le tecniche operative. La scuola napoleonica andò ad enfatizzare la forza del numero, la penetrazione strategica in profondità, la rapida concentrazione delle forze sul punto decisivo. L’immagine di Napoleone in quanto esponente della massa e della mobilità assunse una qualità eterna che non fu mai intaccata dallo sviluppo tecnologico; anzi, innovazioni quali le ferrovie, il telegrafo, il fucile a retrocarica avrebbero reso verosimili i progetti più audaci dell’Imperatore.

Un secolo dopo Waterloo Napoleone rimase un perno imprescindibile della strategia militare; lo dimostrano diverse opere apparse alla vigilia della Prima guerra mondiale. Jean Colin lo considerò fonte d’ispirazione. Per Camon, le operazioni di Ludendorff sul fronte orientale furono ispirate da Napoleone. Schlieffen studiò dettagliatamente le campagne napoleoniche. Bisogna comunque dire che ogni età ha la propria strategia, ognuna di esse è frutto del proprio tempo. L’unica certezza è che Napoleone influenzò la strategia militare e la sua evoluzione in maniera decisiva.

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