WWII: l’Operazione Carthage

L’Operazione Carthage consistette in un’incursione aerea operata dai Britannici su Copenaghen, durante la Seconda guerra mondiale. L’obiettivo del raid fu lo ‘Shellhus’, il quartier generale della Gestapo (polizia segreta della Germania nazista) in Danimarca, situato proprio nel centro della città. L’edificio veniva utilizzato dai Tedeschi principalmente per la conservazione di dossier e per torturare i cittadini danesi.

Verso la fine del 1944, il movimento di resistenza danese a Copenaghen rischiava di esser spazzato via proprio dai membri della “Geheime Staatspolizei” (Gestapo) tedesca. Molti dei suoi leader erano stati arrestati, e diverso materiale di rilevanza era stato depositato proprio negli archivi della Gestapo, nella Shell House (‘Shellhus’ in danese). I membri della resistenza, che strenuamente stavano combattendo per cacciare l’invasore, chiesero così al SOE (Special Operations Executive – organizzazione britannica operante durante la Seconda guerra mondiale) di bombardare la sede della Gestapo.

I membri della resistenza danese speravano così di liberare i prigionieri detenuti all’interno della costruzione e, ancor più importante, fare in modo che le operazioni dei Tedeschi subissero un contraccolpo fatale, non disponendo più un quartier generale di riferimento che dirigesse le operazioni in loco. La RAF (aeronautica militare del Regno Unito) inizialmente respinse la richiesta, considerandola troppo rischiosa a causa della posizione della struttura occupata dai Tedeschi. Questa, infatti, si trovava nel pieno centro della città, una zona costantemente affollata; la riuscita dell’operazione necessitava inevitabilmente di bombardamenti mirati, quindi a bassa quota. La richiesta, tuttavia, dopo ripetuti e insistenti solleciti, venne accolta nei primi mesi del 1945. L’Operazione Carthage prese così il via.

La pianificazione dell’Operazione Carthage richiese diverse settimane, vista l’estrema difficoltà che questo avrebbe comportato. Vennero realizzati diversi modelli in scala del palazzo da colpire e delle strutture circostanti, soprattutto per consentire a piloti e artiglieri di ridurre al minimo il margine di errore. L’obiettivo era dunque un grande edificio a forma di U, che contava sei piani di altezza. Delle informazioni provenienti direttamente dalla Danimarca rivelarono che tutto il personale Gestapo, così come diversi membri della polizia giudiziaria, alloggiavano in quella sede.

La mattina del 21 marzo 1945, infine, una forza speciale britannica, composta principalmente da velivoli “de Havilland DH.98 Mosquito” (aereo monoplano e bimotore realizzato dall’azienda britannica de Havilland Aircraft Company sul finire degli anni Trenta), decollò dall’Inghilterra per andare a colpire la sede della Gestapo a Copenaghen. Ma l’imprevisto era dietro l’angolo. Durante il raid di Copenaghen, infatti, un bombardiere Mosquito urtò accidentalmente un’ala contro un lampione della ferrovia collocata nei pressi dello ‘Shellhus’, per poi precipitare su una scuola della zona (The “Institut Jeanne d’Arc”, scuola cattolica di lingua francese), situata a 1,5 km dal bersaglio. Vedendo l’edificio in fiamme, anche altri aerei attaccarono la scuola, pensando fosse quello l’obiettivo. Nell’incidente persero la vita 86 bambini e 18 adulti, tra cui diverse suore.

L’incursione riuscì comunque a distruggere la sede e le registrazioni della Gestapo, le cui operazioni in Danimarca subirono un brusco arresto. Diciotto prigionieri riuscirono a fuggire, mentre cinquantacinque soldati tedeschi, quarantacinque dipendenti danesi della Gestapo e otto prigionieri morirono durante l’incursione. Di quattro bombardieri Mosquito e di due caccia Mustang non si ebbero più notizie; nove piloti morirono nell’incursione.

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