WWII: L’offensiva di Vienna

13 aprile 1945 – L’offensiva di Vienna

Parte del Fronte Orientale della Seconda guerra mondiale, l’offensiva di Vienna fu un episodio bellico che vide un aspro confronto tra l’Armata rossa e la Wehrmacht. Questa ebbe luogo tra il 2 aprile e il 13 aprile del 1945. Si concluse con la resa dei Tedeschi e la conquista di Vienna da parte dei Sovietici.

Gli accordi intercorsi tra Alleati e Unione Sovietica durante la conferenza di Yalta, la quale si svolse dal 4 all’11 febbraio del 1945, avevano decretato alcuni indirizzi di fondo circa la spartizione territoriale dell’Europa centro-orientale una volta terminato il conflitto. Roosevelt, Churchill e Stalin si incontrarono in Crimea, in uno dei vertici più importanti che la storia ricordi. Le principali decisioni prese in quella sede riguardarono l’impegno volto ad assicurare elezioni democratiche nei paesi liberati, la radicale “denazificazione” della Germania al termine della guerra, la sua suddivisione in quattro zone di occupazione militare (statunitense, inglese, francese e russa), l’imposizione di riparazioni alle nazioni sconfitte e l’impegno dell’Unione Sovietica ad entrare in guerra contro il Giappone una volta concluso il conflitto in Europa. In sintonia con la Carta Atlantica (ispirata ai “Quattordici Punti” di Wilson) e come prefigurato nell’incontro di Teheran, fu convocata una conferenza dell’Onu per istituire un’organizzazione internazionale per il mantenimento della pace e della sicurezza.

In quella sede, tuttavia, la questione del posizionamento dell’Austria negli equilibri del mondo post-bellico non venne affrontata adeguatamente, né tantomeno risolta. Stalin decise così di giocare d’anticipo, avviando un’azione militare finalizzata all’occupazione del suolo austriaco. Ciò gli avrebbe permesso di poter successivamente rivendicare, nelle future trattative politiche con i vincitori della guerra, l’appartenenza dell’Austria stessa alla sfera di influenza sovietica. Da un punto di vista puramente militare, inoltre, la conquista di Vienna avrebbe consentito ai Sovietici di consolidare la propria presenza entro il settore meridionale, evitando così di scoprire eccessivamente il fianco durante la già progettata offensiva finale su Berlino. L’Armata Rossa decise per tutta questa serie di motivi di avviare l’assalto su Vienna, rimandando di qualche giorno appena l’avvio delle operazioni contro la capitale del Terzo Reich.

Le unità predisposte all’attacco dall’Alto comando sovietico furono: la IV Armata della Guardia; la IX Armata della Guardia; la VI Armata corazzata della Guardia; la XLVI Armata. Il 2 aprile le truppe sovietiche iniziarono il loro attacco verso Vienna: in pochi giorni conquistarono Wiener Neustadt, Eisenstadt, Neunkirchen, Gloggnitz, Baden e Bratislava, minacciando di chiudere rapidamente la morsa attorno alla città. A opporsi all’attacco sovietico contro Vienna si trovavano reparti della Wehrmacht in enorme difficoltà. Quando i Sovietici lanciarono la loro offensiva, inoltre, i gruppi organizzati della resistenza austriaca entrarono in azione a supporto degli attaccanti. Questi operarono principalmente nelle retrovie del fronte tedesco, attraverso opere di sabotaggio alle strutture logistiche e di difesa della Wehrmacht. A fronteggiare l’attacco sovietico a Vienna fu il II. SS-Panzer-korps, inquadrato nella VI Armata corazzata SS, sotto il comando del Generale Wilhelm Bittrich. Comandante in capo della difesa della città fu nominato il Generale Rudolf von Bünau.

Vienna fu conquistata il 13 aprile 1945. Il II. SS-Panzer-korps di Bittrich abbandonò la città proprio quella sera, cercando di scappare verso occidente. Il prezzo che Vienna pagò per questi giorni di guerra tra le strade fu molto alto: la città ne uscì devastata, con molti dei suoi più importanti monumenti ridotti in macerie.

Il 13 aprile 1945 avvenne anche un episodio più o meno noto alla storiografia tradizionale, ad opera delle SS e della Luftwaffe: il massacro di Gardelegen. I Tedeschi, per impedire la liberazione di un gruppo di prigionieri da parte degli Americani che avanzavano, evacuarono 1016 prigionieri dal campo di lavoro di Mittelbau-Dora. Dopodiché, questi vennero ammassati in un fienile, a cui venne dato fuoco. I prigionieri bruciarono vivi, almeno per la maggior parte. Chi tentò la fuga, venne fucilato seduta stante.

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