WWII: lo Sbarco di Anzio

Gennaio 1944, Seconda guerra mondiale: Gli Alleati iniziano l’Operazione Shingle (anche conosciuta come lo “Sbarco di Anzio”).

Lo “Sbarco di Anzio” fu un’operazione militare di sbarco anfibio condotta dagli Alleati sulla costa tirrenica antistante gli abitati di Anzio e Nettuno, parte della Campagna d’Italia durante la Seconda guerra mondiale. L’obiettivo primario di tale manovra era la creazione di una testa di ponte ad Anzio oltre lo schieramento tedesco sulla Linea Gustav (linea fortificata difensiva approntata in Italia con disposizione di Hitler del 4 ottobre 1943), così da aggirarla e costringere gli avversari a distogliere ingenti forze dal fronte di Cassino, permettendo così lo sfondamento della 5ª Armata del generale statunitense Mark Clark lungo il settore tirrenico della Gustav. In contemporanea, le truppe sbarcate ad Anzio avrebbero dovuto occupare i colli Albani, impedendo la ritirata delle divisioni tedesche; la loro distruzione avrebbe consentito di conquistare Roma.

Dopo lo sbarco Alleato nel Golfo di Salerno (8 settembre 1943), le truppe Alleate, composte da contingenti Americani, Inglesi e dei Paesi del Commonwealth, Francia Libera e Polonia, erano state fermate nella loro risalita verso il Nord dalla formidabile linea difensiva tedesca Gustav. Questa, organizzata dal Feldmaresciallo Tedesco Albert Kesserling, andava dal Mar Tirreno al Mar Adriatico, passando per il caposaldo strategico di Cassino. Gli eserciti Alleati, pur potentemente meccanizzati e corazzati, non potevano avanzare lungo la via Casilina a causa del blocco tedesco lungo la Valle del Liri.

Mentre gli Americani ritenevano il Fronte Italiano secondario in attesa di sferrare il colpo definitivo con uno sbarco in Francia (come poi avvenne il 6 giugno 1944 in Normandia), Churchill intendeva invece conquistare rapidamente la nostra penisola per poi dirigersi in Germania attraverso il Brennero, e dall’Austria verso i Paesi Balcanici. Da questa differente visione strategica nacque il famoso dissidio tra gli Alleati, il quale avrebbe poi condizionato tutte le vicende belliche relative alla Campagna d’Italia. Churchill riuscì comunque faticosamente a convincere il Presidente Roosevelt e i comandi americani. Fu quindi progettato lo sbarco Alleato di Anzio e Nettuno, il quale doveva aggirare le forze tedesche a Cassino chiudendole in una tenaglia tra i Colli Albani e il mare.

I Comandi Alleati elaborarono un piano che prevedeva, dopo lo sbarco, il consolidamento della testa di sbarco e la conquista della direttrice Anzio-Albano sino alla via Casilina, così da tagliare la strada alle truppe tedesche. Tutto ciò sarebbe dovuto avvenire mentre sul fronte di Cassino veniva lanciata un’offensiva per attirare le riserve tedesche. Il Comando di tutte le Forze Alleate in Italia (VIII.a Armata e V.a Armata) era stato assegnato al generale inglese Harold Alexander, mentre il Comando della V.a Armata (Fronte Tirrenico) fu del generale americano Mark Clark.

Per lo sbarco di Anzio fu creato il VI Corpo d’Armata, che comprendeva la 3.a divisione di fanteria USA comandata dal generale Lucian Truscott, la 1.a divisione di fanteria inglese comandata dal generale Penney, il 504.o Reggimento paracadutisti americani, la 2.a Brigata speciale inglese composta da Commandos e unità di Rangers americani; le truppe furono affiancate da numerosi reggimenti di carri armati, semoventi, artiglieria da campagna e controcarro. A capo del VI Corpo d’Armata fu posto il generale americano J.P. Lucas. L’imponente flotta alleata, composta da 253 navi di tutti i tipi (dagli incrociatori ai cacciatorpediniere, dalle navi da carico ai mezzi da sbarco pesanti LST al naviglio leggero) lasciò il porto di Napoli nel pomeriggio del 21 gennaio 1944 e giunse al largo di Anzio e Nettuno dopo la mezzanotte. Lo sbarco vero e proprio iniziò alle ore 2 del giorno 22 gennaio in condizioni meteo perfette, mare calmo e assenza di nubi.

Nonostante le discussioni tra gli Alleati, i Tedeschi, all’inizio dello sbarco, si fecero cogliere impreparati. L’idea di una manovra aggirante via mare, Albert Kesselring e lo Stato Maggiore l’avevano ampiamente valutata, ma non avevano certezza alcuna su dove potesse avvenire. Così, le prime ondate di sbarco angloamericane arrivarono a riva quasi indisturbate. A parte le sporadiche incursioni diurne condotte dalla Lutwaffe, il problema più consistente fu la pendenza della spiaggia che spinse il generale Lucas a reindirizzare i pontoni direttamente su Anzio.

Gli alleati, per sfruttare il vantaggio iniziale, avrebbero dovuto buttarsi fuori dalla testa di ponte e osare un rapido attacco nei pressi dei Colli Albani. Ma il generale Lucas non aveva entusiasmo alcuno per l’operazione. Già in fase organizzativa scrisse sul suo diario: “L’intera faccenda ha un forte sapore di Gallipoli, e a quanto pare lo stesso dilettante di allora siede sulla panchina dell’allenatore”. Era un chiaro riferimento allo sbarco in Turchia voluto da Churchill, allora primo lord dell’ammiragliato, durante la Prima guerra mondiale, trasformatosi in un sanguinoso disastro. Per di più anche i suoi superiori, a partire dal generale Clark, gli suggerirono in modo chiaro di andarci cauto.

Così rallentato, tuttavia, il blitz di Churchill si rivelò un boomerang. A questo si sommarono una serie di errori tattici, come per esempio il sottovalutare il ruolo di alcuni incroci fondamentali come quelli di CampoLeone e Cisterna. In un paio di giorni i tedeschi mobilitarono panzer, aerei con bombe telecomandate, cannoni ferroviari di grossissimo calibro e a lunghissima gittata (soprannominati dagli alleati «Anzio Annie» e «Anzio Express»). Nel gioco di stallo che si venne a creare, dunque, i Tedeschi ebbero il tempo di far convergere verso Sud gli uomini della 14esima armata che presidiava il Nord Italia.

Così, in appena una settimana, i 61000 Anglo-Americani sbarcati si ritrovarono di fronte 71500 tedeschi. La testa di ponte finì sotto assedio. A salvarla furono un coraggio disperato e la superiorità aerea. Ma la questione a quel punto divenne la sopravvivenza, non certo lo sfondamento. Gli attacchi alleati si trasformarono in vere mattanze. I 767 uomini che vennero mandati all’attacco di Cisterna con bazooka e armi leggere, percorrendo un tratto asciutto del Canale Mussolini, si trovarono contro i carri della Panzer Division Hermann Goering. Solo 6 di loro riuscirono a tornare oltre le linee.

Il massacro continuò a lungo, prima con dei feroci contrattacchi tedeschi pensati per dividere in due la testa di ponte (Operazioni Fischfang e Seitensprung), poi con uno stillicidio di piccole battaglie inutili e logoranti. Alla fine, solo la caduta di Cassino e della linea Gustav, il 17 maggio del ’44, sbloccò lentamente la situazione. Ma ancora il 26 maggio il tentativo di uscire dalla sacca con l’Operazione Buffalo fallì miseramente. Così, alla fine, lo stesso Churchill ammise: “Avevo sperato di lanciare sulla baia di Anzio un gatto selvatico, invece mi sono ritrovato sulla riva con una balena arenata”.

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