WWII: la Battaglia d’Inghilterra

7 settembre 1940, Seconda guerra mondiale: infuria la Battaglia d’Inghilterra. La Germania nazista inizia a tempestare di bombe Londra. È la prima di 57 notti consecutive di bombardamenti aerei sulla capitale britannica.

Il 7 settembre 1940 la Battaglia d’Inghilterra, in atto già da mesi, si trasformò nella Battaglia di Londra quando una pioggia di bombe colpì la città a seguito dell’attacco condotto dall’aviazione tedesca. I principali obiettivi erano le installazioni portuali, ma nei giorni successivi non furono risparmiati bombardamenti senza obiettivi ben precisi. Quando Hitler iniziò questo scontro diretto contro gli inglesi, era convinto che gli avversari stessero per andare incontro alla disfatta, e proprio per questo cercò l’affondo finale. Ma l’aviazione inglese (RAF – Royal Air Force) rispose a quella tedesca (Luftwaffe), dimostrandosi assolutamente all’altezza e scongiurando la caduta di Londra.

Un numero consistente di bombardieri tedeschi, scortati dai caccia, sganciarono sulla capitale britannica 337 tonnellate di bombe: obiettivo preferito l’arsenale di Woolwich e i moli sul Tamigi. Si scatenarono paurosi incendi, le stazioni della metropolitana londinese si trasformarono in rifugi antiaerei, e un milione di edifici nella sola capitale britannica subirono importanti danneggiamenti. La Luftwaffe avviò una campagna militare di inaudita violenza. I tedeschi avevano già dall’estate dato il via ad una serie di attacchi aerei Oltremanica. La recrudescenza dell’azione militare portò all’attacco sulla capitale, condotto nelle ore diurne e durato per quasi un mese. Le operazioni furono comandate direttamente da Göring, uno dei leader del regime.

I nazisti volevano colpire prima di tutto psicologicamente gli avversari, i quali avevano dimostrato più volte grande capacità di reazione, abbattendo centinaia di caccia della Luftwaffe e continuando imperterriti la produzione industriale a pieno regime. Gli ordigni furono sganciati anche verso Buckingham Palace, sulla cattedrale di Westminster e sul Parlamento. Secondo quanto riportano gli storici, tra il 7 settembre e il 5 ottobre su Londra furono lanciati 50 milioni di libbre di esplosivo. Il bilancio fu drammatico: 7000 morti e oltre 10000 feriti.

La battaglia segnò comunque un momento fondamentale, dando prova della strenua “tenuta” degli Inglesi dinanzi alla furia conquistatrice di Hitler. Il Führer aveva organizzato il blitz con l’intento di danneggiare l’economia della Gran Bretagna e abbattere il morale dei cittadini britannici, inducendoli ad arrendersi più rapidamente. L’operazione non fiaccò tuttavia la capacità produttiva di arsenali bellici da parte del Regno Unito. Davanti al fallimento del blitz nel 1941, la Germania rinunciò all’invasione della Gran Bretagna, concentrandosi a oriente per la gestione dell’Operazione Barbarossa ai danni della Russia sovietica.

Già il 19 settembre Hitler dovette a malincuore accertare l’impossibilità di neutralizzare la Royal Air Force inglese, che in un solo giorno aveva abbattuto ben 60 bombardieri tedeschi, mostrando così le evidenti lacune nella strategia d’attacco posta in essere dai nazisti. Ma la battaglia d’Inghilterra proseguì: dal settembre al dicembre 1940 i tedeschi lanciarono più di 38000 tonnellate di bombe ad alto esplosivo e 3500 tonnellate di bombe incendiarie che uccisero in totale 40000 cittadini britannici. Nel complesso, la battaglia d’Inghilterra fu una significativa vittoria britannica.

Si trattò certamente di una battaglia piccola sia in termini di numero di combattenti impiegati che di perdite subite, ma, se fosse stata vinta dai tedeschi, la storia si sarebbe svolta in maniera profondamente diversa. La vittoria britannica segnò il primo fallimento della macchina da guerra di Hitler e generò un netto cambiamento di orientamento dell’opinione pubblica americana, sino ad allora dubbiosa circa la capacità britannica di resistere ancora a lungo contro la Germania.

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