WWII, Battaglia di Stalingrado: l’Operazione Urano

Novembre 1942, Seconda guerra mondiale: prende il via l’Operazione Urano (vicenda interna alla Battaglia di Stalingrado).

Le truppe sovietiche dei generali Aleksandr Vasilevskij (Tula, 30 settembre 1895 – Mosca, 5 dicembre 1977) e Georgij Žukov (Žukov, 1º dicembre 1896 – Mosca, 18 giugno 1974) lanciano l’Operazione Urano, la grande offensiva condotta dall’Armata Rossa per intrappolare le forze della Wehrmacht impegnate nella regione. Il suo esito volse definitivamente le sorti della battaglia in favore dell’Unione Sovietica.

Con l’espressione “Battaglia di Stalingrado” si indicano i combattimenti che ebbero luogo, durante la Seconda guerra mondiale, sul Fronte Orientale. Questi opposero, tra l’estate del 1942 e il febbraio 1943, i soldati dell’Armata Rossa alle forze Tedesche, Italiane, Rumene e Ungheresi, per il controllo della regione strategica tra il Don e il Volga, come anche dell’importante centro politico ed economico di Stalingrado.

Mentre infuriava la battaglia, il generale sovietico Georgy Zhukov diede il via all’Operazione Urano (19 Novembre 1942). L’Armata Rossa diede così vita ad una complessa manovra di accerchiamento della VI Armata Tedesca, guidata dal generale Friedrich Wilhelm Ernst Paulus (Breitenau, 23 settembre 1890 – Dresda, 1º febbraio 1957). L’Operazione consistette in una gigantesca manovra a tenaglia. Le offensive lanciate dall’Armata Rossa furono usualmente denominate con nomi di pianeti, proprio per sottolineare il massiccio numero di forze impiegate.

Fu un’operazione gigantesca, sicuramente al di sopra delle capacità organizzative dimostrate fino a quel momento dall’apparato militare sovietico. L’idea fu presentata a Stalin in una riunione del Quartier Generale delle Forze Armate tenutasi al Cremlino, durante la quale il generale Georgij Zukov e il generale Aleksandre Vasilevskij proposero quella che loro stessi prospettarono come una nuova soluzione, la “Kontrastuplenie”: l’offensiva contemporanea sui due fianchi, sia sul Don che sul Volga.

I preparativi sarebbero dovuti durare al massimo venti giorni, ma le cose si prolungarono e il ritardo pesò sulle spalle di quegli uomini che, sfiniti, continuavano a combattere in condizioni disumane. Tutto questo poteva essere tuttavia prevedibile, in quanto vi erano lampanti carenze organizzative nell’apparato militare russo; in più, la necessità di dover mascherare l’operazione al nemico rallentò il tutto. E ancora, la pessima rete logistica sulla quale l’esercito poteva contare rallentava ogni spostamento, e i bombardamenti della Luftwaffe rendevano le poche vie ferrate inutilizzabili per lunghi periodi. Il materiale da spostare era di notevole ingombro: 9000 cannoni, 1000 lancia razzi Katiusa, 500000 fucili, 80000 armi automatiche, 17000 mitragliatrici. Carichi enormi, che dovevano viaggiare su strade di fortuna.

Al netto di tutte queste problematiche, con l’Operazione Urano, in cinque giorni, i corpi meccanizzati sovietici travolsero le difese Tedesco-Rumene sul Don e si congiunsero a sud di Kalač il 23 novembre, accerchiando completamente la VI Armata, bloccata a Stalingrado. Questa riuscita e rapidissima offensiva ebbe una funzione decisiva nel complesso delle operazioni militari condotte all’interno della Battaglia di Stalingrado; segnò una svolta strategica a favore dell’Unione Sovietica sull’intera battaglia combattuta sul Fronte Orientale e, probabilmente, rivestì un ruolo centrale rispetto all’esito della Seconda guerra mondiale.

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