The Battle of Christmas Island

31 marzo 1942 – The Battle of Christmas Island

Christmas Island è una piccola isola appartenente politicamente all’Australia e situata nell’Oceano Indiano, a sud dell’Indonesia.

La battaglia ebbe inizio il 31 marzo 1942, e fu parte del versante dell’Oceano Indiano della Seconda guerra mondiale. L’Oceano Indiano rappresentava, specialmente nel contesto bellico, un’importante rotta commerciale marittima tra le nazioni europee e i rispettivi possedimenti coloniali in Africa orientale, nella Penisola Arabica, nell’India britannica, nell’Indocina, nelle Indie orientali (Indonesia), e in Australia. La presenza navale era dominata dalla flotta orientale della Royal Navy britannica e dalla Royal Australian Navy. Le forze navali dell’asse Roma-Berlino-Tokyo tentarono in tutti i modi di interrompere il commercio Alleato nell’Oceano Indiano. Vennero prese iniziative di guerra sottomarina, effettuati numerosi raid navali, come anche attacchi aerei. Numerose furono poi le incursioni promosse dalla Marina Imperiale Giapponese.

A quel tempo l’isola era un possedimento britannico sotto il controllo amministrativo dello “Straits Settlements”, un gruppo di territori britannici situati nel sud-est asiatico. Il territorio risultava esser importante per due motivi: vista la sua collocazione, era funzionale a un miglior controllo della zona est dell’Oceano Indiano ed era, inoltre, un’incredibile fonte di fosfati, molto utilizzati nelle industrie giapponesi.

Dopo aver occupato Java, un’isola dell’Indonesia, il Comando Generale dell’Impero giapponese decise di avviare la cosiddetta “Operazione X”, ovvero l’invasione della Christmas Island. La flotta giapponese, guidata dal contrammiraglio Shōji Nishimura, vantava come fiore all’occhiello della propria potenza l’incrociatore leggero “Naka”. La flotta comprendeva anche gli incrociatori leggeri “Nagara” e “Natori”, i cacciatorpediniere “Minegumo”, “Natsugumo”, “Amatsukaze”, “Hatsukaze”, “Satsuki”, “Minazuki”, “Fumizuki” e “Nagatsuki”, oltre all’oliatore “Akebono Maru”.

La guarnigione britannica a presidio dell’isola – distaccamento della “Royal Artillery” di Hong Kong e Singapore – contava 32 soldati, guidati da un ufficiale britannico, il capitano L.M.T. Williams. In loro aiuto vi era un cannone montato sull’isola nel 1940. Williams poteva contare su un ufficiale indiano, 27 Punjabi indiani e quattro sottufficiali britannici.

Un gruppo di soldati Punjabi, dando fede alla propaganda giapponese relativa alla tanto desiderata liberazione dell’India dal dominio britannico, e, probabilmente, agendo con il tacito appoggio di alcuni o di tutti i locali agenti di polizia, si ammutinò. L’11 marzo spararono e uccisero il capitano Williams, insieme a quattro sottufficiali inglesi; i loro corpi vennero poi gettati in mare. Rinchiusero poi l’ufficiale distrettuale e i pochi altri abitanti europei dell’isola in attesa di un’esecuzione che, a quanto pare, venne ostacolato dalla occupazione giapponese.

All’alba del 31 marzo 1942, una dozzina di bombardieri giapponesi lanciarono l’attacco, distruggendo immediatamente la stazione radio. Il corpo di spedizione giapponese, anche grazie all’avvenuto ammutinamento contro il contingente britannico, riuscì a sbarcare sull’isola senza grandi impedimenti. Il sottomarino americano “USS Seawolf”, verso le 9 di mattina, scagliò quattro siluri contro l’incrociatore leggero “Naka”: l’attacco non andò a buon fine. L'”USS Seawolf” attaccò il giorno seguente lanciano tre siluri contro l’incrociatore leggero “Natori”, ma anche in quel caso l’esito dell’offensiva non fu positivo.

Quella sera, con i suoi ultimi due siluri, l'”USS Seawolf” riuscì finalmente a colpire l’incrociatore “Naka” sul suo lato di dritta, vicino alla sua caldaia No.1. Il danno fu grave, tanto che l’incrociatore “Naka” dovette esser rimorchiato a Singapore dall’altro incrociatore, il “Natori”, e alla fine tornare in Giappone per un anno di riparazioni. L’incrociatore “Natori” venne poi inviato nuovamente verso l’isola per prelevare la forza di occupazione, fatta eccezione per un contingente che contava all’incirca una ventina di uomini. I giapponesi, una volta vinta la battaglia, poterono caricare finalmente sulle navi da trasporto del fosfato che, come detto, era molto utile alle loro industrie.

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