Seconda guerra mondiale: la “Hull Note”

26 Novembre 1941, Seconda guerra mondiale: gli Stati Uniti inviano un ultimatum all’Impero giapponese: la “Hull Note”.

La Hull Note, che prese tale denominazione dal cognome dell’allora Segretario di Stato degli Stati Uniti d’America, Cordell Hull (Olympus, 2 ottobre 1871 – Bethesda, 23 luglio 1955), fu l’ultimatum, inviato per l’appunto il 26 novembre 1941, dall’America al Giappone, prima dell’inizio delle ostilità militari fra i due Paesi. Essa fu formalmente denominata: “Outline of proposed Basis for Agreement Between The United States and Japan”.

Gli Stati Uniti d’America si erano opposti con forza alla Seconda guerra Sino-Giapponese (1937-1945), come anche all’occupazione parziale della Cina da parte delle truppe giapponesi. L’America aveva così imposto un embargo sul petrolio e sui minerali destinati al Giappone.

L’Impero giapponese tentò di giungere a una soluzione diplomatica della controversia con gli Stati Uniti: l’ambasciatore giapponese a Washington, Nomura Kichisaburo (Wakayama, 16 dicembre 1877 – 8 maggio 1964), presentò due proposte al governo Americano. La “proposta A”, inviata il 6 novembre 1941, offriva agli Stati Uniti un parziale ritiro delle truppe dal territorio cinese in cambio della chiusura della controversia sulla Guerra Sino-Giapponese. Gli americani erano tuttavia venuti al corrente dell’esistenza di una proposta di riserva, nel caso in cui avessero rifiutato la prima. Perciò questa fu respinta dalla Segreteria di Stato americana otto giorni dopo il suo ricevimento.

Il 20 novembre 1941 Nomura presentò così la “proposta B”, che implicava la rinuncia da parte del Giappone a intraprendere ulteriori azioni militari in cambio della fornitura da parte degli Stati Uniti di un milione di galloni di benzina avio. Tuttavia giunse alle autorità americane la notizia relativa alla presenza di navi da trasporto militare giapponesi in viaggio verso l’Indocina; questo non fece altro che accrescere i dubbi sulla buona fede del Giappone. Anche la seconda proposta venne così respinta.

Il 26 novembre 1941 il Segretario di Stato Americano, Cordell Hull, trasmise la Nota all’ambasciatore giapponese, ammiraglio Kichisaburō Nomura. Questa presentava dieci condizioni, tra cui:
il Giappone avrebbe dovuto ritirare tutte le sue truppe dall’Indocina francese e dalla Cina;
il Giappone si sarebbe impegnato a riconoscere come unico Governo cinese legittimo e rappresentativo quello della Repubblica Cinese e a non fornire alcun aiuto economico o militare ad altre forze che pretendessero di rappresentare legittimamente la Cina;
gli Stati Uniti e il Giappone si sarebbero sforzati di concludere un patto di non aggressione con Gran Bretagna, Paesi Bassi, Thailandia, Unione Sovietica e Repubblica Cinese.

Una delle clausole della Nota, inoltre, conteneva l’implicita esigenza della denuncia, da parte del Giappone, del Patto Tripartito. Seguivano altre clausole e impegni relativi al libero commercio e a futuri trattati fra le parti. Quando il Primo Ministro giapponese, generale Hideki Tojo (1884 – 1948), lesse la nota, sembra che disse ai suoi ministri: “Questo è un ultimatum”.

Una flotta di sei portaerei, comandate dal viceammiraglio giapponese Chūichi Nagumo, aveva lasciato la Baia di Hitokappu con destinazione Pearl Harbor, sotto uno stretto silenzio radio, proprio il 26 novembre 1941. Essa avrebbe potuto essere richiamata, se le trattative fra le due potenze del Pacifico fossero andata a buon fine. Ma, vista l’evidenza dei fatti, il 1º dicembre l’Imperatore Hirohito, in una riunione con il suo governo, approvò la guerra contro Stati Uniti, Gran Bretagna e Paesi Bassi, che avrà inizio con l’attacco di sorpresa a Pearl Harbor, alle basi americane di Wake e Guam, alle Filippine e alla Malesia.

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