Seconda guerra mondiale: la battaglia di Tarawa

20 Novembre 1943, Seconda guerra mondiale: inizia la Battaglia di Tarawa – I Marines Statunitensi sbarcano a Tarawa e Makin, atolli delle Isole Gilbert, sotto il fuoco incessante delle batterie costiere giapponesi.

Parte del teatro di guerra del Pacifico, la Battaglia di Tarawa si combatté tra il 20 e il 23 novembre 1943 sull’isola di Betio, compresa nell’atollo di Tarawa delle isole Gilbert. Vide contrapposte le forze della Marina Imperiale Giapponese a quelle dei Marines Statunitensi. Questi conquistarono l’isola dopo feroci combattimenti, dovuti più che altro all’approssimativa organizzazione degli attacchi anfibi e alla molteplicità delle difese nipponiche.

Dopo la Campagna di Guadalcanal, che segnò la prima grande vittoria strategica degli Alleati sul Giappone e che per questo viene ancora oggi considerata come uno dei punto di svolta della guerra, era arrivato il turno di Tarawa. Tarawa era un piccolo atollo facente parte delle isole Marshall situate nel Pacifico centrale (composta da 24 piccole isolotti); ma, a differenza di Guadalcanal, le isole erano pesantemente fortificate da più di 500 bunker e postazioni di ogni genere.

Si decise per l’invasione di una sola isola dell’atollo, Betio, in quanto era l’unica che disponeva di un aeroporto e controllava l’unico accesso alla laguna interna. I Giapponesi erano guidati dal contrammiraglio Keiji Shibasaki (Kasai, 9 aprile 1894 – Tarawa, 20 novembre 1943) che, constatando il numero e l’eccellenza delle fortificazioni terrestri, si dedicò principalmente alla posa di ostacoli sottomarini e di mine navali, oltre a palificazioni per bloccare e scompaginare le formazioni di mezzi da sbarco, così da poterli distruggere con l’artiglieria. Questo disponeva di 4000 tra soldati e genieri, più all’incirca 1000 schiavi coreani.

Da parte americana, per lo sbarco fu costituito il V Corpo anfibio, forte di circa 20000 uomini, al comando del tenente generale Holland Smith, e comprendente:
– la 27ª Divisione di fanteria, che avrebbe operato gli sbarchi secondari (maggior generale Ralph Smith);
– la 2ª Divisione Marines, articolata su tre reggimenti (2°,6º e 8º) e incaricata dell’attacco a Betio (maggior generale Julian Smith).

La forza di invasione fu tra le più grandi mai utilizzate per una sola operazione nel Pacifico: era composta da 17 portaerei (5 di squadra, 5 leggere, 3 di scorta), 9 corazzate, 8 incrociatori pesanti, 4 leggeri, 66 cacciatorpediniere e 36 mezzi di trasporto. Diversi mezzi da sbarco, una volta partita l’operazione, finirono con l’incagliarsi nella sabbia a causa della bassa marea, rimanendo sotto il tiro delle mitragliatrici e dell’artiglieria. Sull’isola gli Americani dovettero inoltre fare i conti con i violenti attacchi kamikaze. Il 21 novembre, comunque, la parte Sud dell’arcipelago era in mano loro. Due giorni dopo, i superstiti giapponesi sferrarono un violento attacco, ma vennero bloccati efficacemente dall’artiglieria navale statunitense.

La battaglia che venne combattuta su Betio fu molto più ardua e costosa di quanto i comandanti statunitensi avessero previsto. Durante i quattro giorni di sanguinosi combattimenti, la 2ª Divisione Marines subì la perdita di all’incirca 1000 uomini e contò più di 2000 feriti. Il Giappone subì tuttavia perdite ben più gravi: oltre 5000 morti. Il tipo di lotta adottato e la intransigente psicologia bellica e patriottica provocarono il quasi totale annientamento della guarnigione nipponica, e la distruzione di tutti gli armamenti.

Con la conquista di Betio, l’atollo di Tarawa passò sotto il controllo americano.

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